Analisi dei dissesti |
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INTERVENTI SPECIFICI INTERVENTO DI SCUCI-CUCI asportare gli elementi di muratura interessati da lesioni ed alcuni adiacenti fino a formare un vano di dimensioni adatte a ricevere nuovi elementi murari, ponendo cura nel formare un andamento perimetrale del vano atto a realizzare buoni ammorsamenti fra nuova e vecchia muratura. Inserire i nuovi elementi in pietra della stessa dimensione di quelli asportati previa pulizia e lavaggio del vano mediante acqua deionizzata, ponendo cura nella realizzazione di detti ammorsamenti; si useranno malte a ritiro nullo o meglio leggermente espansive confezionate comunque con inerti simili a quelli che costituiscono la malta esistente, ed additive con resina adesivizzante. DEMOLIZIONE DI SOLAI previo puntellamento delle murature trasversali e posa in opera di casseri per la raccolta dei detriti la si effettuerà con mezzi meccanici idonei a non provocare forti vibrazioni alle murature stesse. COSTRUZIONE DI SOLAI IN FERRO realizzati con cordoli in cls collegati alla muratura a putrelle in ferro per ottenere una congruenza formale con quelli già esistenti. REALIZZAZIONE DI SISTEMA MECCANIZZATO DI SOPRAELEVAZIONE previsto con struttura in acciaio e sistema di sollevamento meccanizzato integrato con la cabina ha dimensioni e caratteristiche fornite dalla casa costruttrice. INTRODUZIONE DI TIRANTI METALLICI f 22 IN ACCIAIO INOX CON CAPOCHIAVE A PIASTRA atti a contrastare la spinta della volte a botte dell’ambiente 16. DEMOLIZIONE DI MURATURE Sono previsti puntellamenti nelle zone dove le murature sono portanti. REALIZZAZIONE DI TRAMEZZI IN TUFO realizzati ad una testa di spessore di 10 cm. Saranno successivamente intonacati. REALIZZAZIONE ZONA DI PASSAGGIO E BAGNO da effettuarsi al secondo piano, il primo è con struttura in vetro temperato e montanti in acciaio, il secondo con copertura con telaio in ferro e coppi. APERTURE A STRAPPO
DEMOLIZIONE E RICOSTRUZIONE (SOTTOTETTO ABITABILE) DELLE COPERTURE attraverso la sostituzione del materiale originale con l’impiego del lamellare, secondo gli schemi di progetto, conservando la concezione tecnica e la tipologia strutturale originaria al fine di lasciare inalterata la configurazione del tetto. Con eccezione della “tipologia” di capriata in legno, per motivi di abitabilità, gli interassi, gli appoggi e il manto di copertura sono gli stessi, al fine di conservare l’equilibrio statico precedente. I particolari costruttivi invece saranno propri del legno lamellare:
La presenza dello strato di ventilazione e dello strato coibente protetto da barriera al vapore rende il sottotetto certamente abitabile purché sussistano opportune finiture al perimetro del coperto fra struttura muraria e struttura lignea del tetto. All’estradosso si prevede il reimpiego dei coppi originali o un loro reintegro con altri di uguale fattura. Per realizzare una corrette ventilazione sotto i coppi occorre evitare percorsi preferenziali ai flussi d’aria ed escludere possibili zone morte per questo le prese d’aria in gronda e le uscite d’aria in colmo sono posizionate ad intervalli regolari e sfalsati. Infatti la circolazione dell’aria dalla gronda verso il colmo, abbassa la temperatura della falda migliorando il confort dei locali sottotetto nei mesi caldi. Nei mesi freddi, invece, si eliminano gli effetti prodotti dalla tensione del vapore prodotto dall’ambiente interno, lasciando la falda e l’isolante sempre asciutti. Negli stessi ambienti si prevede il rifacimento dei massetti ed una pavimentazione in cotto. CONSOLIDAMENTO MURO IN FALSO mediante messa in opera di due travi a doppio T HE 240 M in Fe 360 connesse da chiavarde f 18 in opportuni fori di alloggiamento con interasse di 50 cm. Previsto nella muratura dell’ambiente 22 le travi saranno disposte ad una quota di 2.50 m. dal piano di calpestio e connesse a cordoli in cls collegati alle murature trasversali. La continuità muraria sarà garantita da malte cementizie RIPRISTINO DI APERTURE TAMPONATE attuato con la demolizione della muratura corrispondente all’apertura. TAMPONATURE DI APERTURE ESISTENTI mediante conci in tufo opportunamente ammorsati, aventi dimensioni caratteristiche estetiche e meccaniche simili a quelle della muratura contigua. SOSTITUZIONE DELLA PAVIMENTAZIONE al primo piano, negli ambienti corrispondenti a via don Minzoni, con mattoni in graniglia per garantire una unitarietà su tutto il piano con quella esistente. DEMOLIZIONE E RICOSTRUZIONE DEL PACCHETTO DI COPERTURA rimozione dello strato impermeabilizzante e della pavimentazione. Verifica dell’eventuale degrado degli elementi sottostanti dovuto ad eccessiva imbibizione. Posa in opera di masso a pendio con calcestruzzo alleggerito secondo le pendenze di progetto. I requisiti del sistema sono traspirazione ed impermeabilizzazione. L’isolamento della copertura piana verrà eseguito con un (doppio) strato di pannelli di sughero naturale compresso in alta frequenza senza collanti con i bordi smussati a tronco di piramide di colore biondo e del peso di 155/165 Kg/mc circa posati con i giunti smussati ben accostati tra loro (sfalsati e ribaltati) onde evitare la creazione di ponti termici. Sopra il pannello verrà eseguito un massetto in cls con rete elettrosaldata su cui verrà stesa la guaina di impermeabilizzazione a collo d’oca in presenza dei parapetti e successiva pavimentazione in lastre di pietra di cursi. Per un corretto funzionamento del sistema dovranno essere predisposti ogni 25/30 mq di copertura, torrini di sfiato (od evaporatori). COSTRUZIONE DI NUOVE MODANATURE ARCHITETTONICHE Secondo gli schemi di progetto saranno realizzate in pietra leccese. Al secondo piano, in corrispondenza delle aperture su via Lata, saranno inserite delle grate metalliche. INTERVENTI SU MATERIALI ALVEOLIZZATI questa particolare forma di alterazione è piuttosto frequente soprattutto nel caso di pietre ad elevata porosità. Si verifica quando esiste la concomitanza dei seguenti fattori: 1) elevata porosità 2) elevato contenuto di sali molto solubili ed igroscopici 3) forte turbolenza dell’aria in contatto con la superficie lapidea. I sali solubili penetrati entro un materiale lapideo possono essere estratti mediante l’uso di argille speciali come la sepiolite e l’attapulgite. Un metodo, forse di più facile impiego e adatto anche al trattamento di pietre ad elevata porosità, consiste nell’applicazione di uno o più impacchi di polpa di carta (esente da sali solubili ) e acqua deionizzata. Dopo aver mantenuto umido ciascun impacco per un tempo da determinarsi caso per caso ( in genere per alcune ore ), coprendolo con un film sottile di plastica, lo si lascia asciugare completamente. Nella prima fase del trattamento l’acqua penetra nella pietra disciogliendo i sali presenti; nella successiva fase di essiccazione essa viene richiamata verso la superficie esterna dell’impacco, trasportandovi i sali che ha sciolto. Il riempimento degli alveoli avviene tramite una malta che aderisca perfettamente all’originale. Essa sarà un impasto di inerte e legante con rapporti tali da garantire caratteristiche di colore, porosità e resistenza meccanica simili a quello del materiale trattato. L’inerte sarà composto da polvere della calcarenite con aggiunta di pigmenti inorganici chimicamente stabili per raggiungere il tono di colore adatto. Il legante sarà un adesivo organico di resina acrilica miscelata con resina siliconica. E’ importante non realizzare con l’applicazione della malta un effetto intonacatura : il concio deve continuare ad essere e sembrare calcarenite. STUCCATURA DELLE MANCANZE E DELLE DISCONTINUITA’ DELLA PIETRA le stuccature hanno lo scopo di riempire fessure e fratture. E’ importante che il lavoro di stuccatura non si limiti al riempimento delle lacune di maggiore entità, ma venga scrupolosamente esteso anche alle fessure di dimensioni più ridotte, in quanto potrebbero facilitare la penetrazione dell’acqua. La scelta del tipo di stuccatura più adatta ad ogni singolo caso va fatta tenendo presente l’opportunità che l’impasto da impiegare sia abbastanza simile al materiale da stuccare, almeno per quanto riguarda la porosità, la capacità di assorbire l’acqua, la resistenza meccanica, la resistenza alla luce e la dilatazione termica, oltre naturalmente alle caratteristiche ottiche. Nel caso di materiali molto compatti sono adatte stuccature sufficientemente resistenti, nel caso di materiali molto porosi o comunque deboli meccanicamente si devono impiegare stucchi a resistenza non molto elevata. I componenti dell’impasto non devono cedere sostanze nocive al materiale lapideo (ad es.: sali solubili). Per le stuccature si utilizzano normalmente malte il cui legante è costituito da calce aerea o idraulica (purché a basso tenore di alcali) ed il cui aggregato può essere di diversa natura. Il tipo di aggregato e la sua granulometria vanno scelti di volta in volta in funzione delle caratteristiche del materiale lapideo da trattare. Per la finitura esterna si raccomanda di impiegare, quale aggregato, polvere ricavata dallo stesso tipo di pietra che deve essere stuccata. Come leganti si possono utilizzare resine acriliche in soluzione o, per tratti piuttosto spessi, in emulsione acquosa. E’ consentita l’aggiunta di pigmenti inorganici, chimicamente stabili come, ad esempio terre od ossidi metallici. La composizione della stuccatura va sempre descritta con esattezza: tipo di legante, tipo di aggregato, rapporto legante/aggregato in peso o in volume e tipo di additivi. Sono da evitare le stuccature a base di cementi tradizionali, perché questi possono cedere ioni alcalini e solfati che portano alla formazione di sali solubili dannosi per il materiale lapideo. Inoltre, gli impasti a base di cemento sono spesso meno porosi di molti materiali lapidei, cosicchè, se si verifica un movimento d’acqua all’interno di una struttura, la sua evaporazione e la conseguente cristallizzazione di eventuali sali presenti avverrà a carico delle parti più porose e non delle stuccature. Infine, le differenze di dilatazione termica tra pietra e cemento possono provocare fessurazioni o danni di tipo meccanico. Si ricorda che stuccare in sottolivello di qualche millimetro, rispetto alla superficie esterna, come viene normalmente fatto, non presenta generalmente controindicazioni dal punto di vista conservativo. Le stuccature possono essere consolidate assieme al materiale lapideo al quale sono state applicate. DISINFESTAZIONE DA MUSCHI E LICHENI questi crescono su substrati argillosi depositatisi sulle pietre e, come i licheni incrostanti, formano sulle loro superfici escrescenze, masserelle o tappeti uniformi più o meno aderenti, talora dello spessore di qualche centimetro. vasto raggio d’azione. E’ quindi spesso necessario far precedere alla disinfestazione vera e propria una loro rimozione meccanica, a mezzo di spatole e altri strumenti (pennelli a setole rigide, ecc.), di plastica o di legno, onde evitare di grattare le superfici dei manufatti. L’operazione successiva consisterà nell’applicazione del biocida del tipo ipoclorito di litio in soluzione acquosa all’1-2% e applicazioni di detergenti a ph neutro, litio 7, seguite da un trattamento con litio 3, che potrà essere specifico per certe specie, o vasto raggio d’azione. I prodotti scelti saranno saggiati a diverse concentrazioni applicandoli a pennello o ad impacco. L’efficacia dei biocidi viene valutata mediante: osservazioni in situ delle modificazioni subite dai talli lichenici (variazione di colore, accartocciamento, disidratazione, ecc.); controlli in laboratorio. I trattamenti possono essere ripetuti, quando necessario, e vanno sempre conclusi con abbondanti lavaggi con acqua, allo scopo di eliminare ogni residuo di biocida. Nei casi più ostinati e difficili, si possono usare soluzioni più concentrate, eventualmente sospese in fanghi o paste opportune (ottenute con sepiolite, attapulgite, metilcellulosa, ecc.), e lasciate agire per tempi sufficientemente lunghi (1-2 giorni). Tutti i biocidi pur non essendo tossici per l’uomo, vanno usati con molta attenzione, poiché possono talora irritare la pelle, specie in soggetti sensibili, o creare allergie, o essere pericolosi per gli occhi e le mucose. Si devono quindi sempre impiegare nella loro manipolazione guanti ed eventualmente occhiali, ed osservare tutte le norme generali di prevenzione degli infortuni relative all’uso di prodotti chimici velenosi. DISINFESTAZIONE DA VEGETAZIONE l’intervento andrà effettuato durante il periodo di maggiore attività vegetativa della specie da combattere. Nel caso di trattamenti di vegetazione “a terra” si potrà intervenire anche in preemergenza, prima dell’inizio del periodo vegetativo. Si dovranno delimitare esattamente le aree da trattare. Le modalità del trattamento vanno scelte in funzione del tipo di superficie e del tipo di vegetazione (dimensioni, fittezza, ecc.). Il formulato prescelto dovrà comunque presentare le seguenti caratteristiche: a) assenza di qualsiasi azioni fisica o chimica, diretta o indiretta, nei riguardi degli elementi architettonici da trattare; b) il prodotto nella sua formulazione commerciale deve essere incolore e trasparente e deve contenere un “principio attivo” chimicamente stabile e poco solubile in acqua: Esso deve restare nettamente entro i limiti della zona di distribuzione, senza sbavature laterali, che potrebbero estenderne l’azione anche in zone che non sono da trattare; c) non deve lasciare, dopo l’applicazione, residui inerti derivanti da coformulati che siano stabili e che comunque non vengono immediatamente dilavati dalle piogge. Sono da escludere tutti i formulati, oleosi e che possono lasciare tracce permanenti del loro impiego; d) deve essere degradabile nel tempo ad opera della microflora del substrato; e) deve presentare neutralità chimica (non deve quindi essere né acido né alcalino); f) deve presentare uno spettro di azione più ampio possibile; g) non deve essere tossico; h) non deve procurare fenomeni inquinanti per le acque superficiali e profonde della zona interessata all’applicazione. Il prodotto deve essere registrato presso i competenti Organi statali preposti alla tutela dell’igiene pubblica. Gli interventi sono generalmente eseguiti tramite distribuzione di formulati in sospensione acquosa, irrorati sulla vegetazione a mezzo di pompe a bassa pressione; si dovrà operare in assenza di vento ed in ore non particolarmente calde. TRATTAMENTO DELLO STEMMA E CORNICI DELLE FINESTRE previa realizzazione del trattamento per muschi e licheni, verranno eseguiti degli impacchi di acqua deionizzata con materiali assorbenti quali:argille assorgenti, polpa di carta priva di sali solubili, ovatta di cotone. Il metodo ha un duplice vantaggio: prolunga il tempo di contatto fra la superficie da pulire e la soluzione solvente e riduce la penetrazione della soluzione stessa al di sotto dello strato superficiale del materiale lapideo. Per estrarre i sali solubili si impiegherà acqua deionizzata; l’operazione andrà controllata mediante misure di conducibilità dell’estratto. L’impacco va asportato accuratamente evitando di danneggiare la superficie; l’operazione può essere facilitata applicando sulla superficie, prima dell’impacco, una velina. Sono consentite su aree molto limitate e di difficile raggiungimento l’impiego di metodi meccanici quali microsabbiatura di precisione o bisturi. PULITURA DELLA CORNICE DI CORONAMENTO verrà utilizzato il metodo con acqua nebulizzata deionizzata. L’acqua va nebulizzata, a temperatura ambiente, mediante ugelli atomizzatori idraulici con dispersione a cono vuoto: diametro consigliato dell’orifizio da 0.41 a 0.76 micro mm., in grado di fornire una pioggia nebbiosa le cui goccioline hanno diametri rispettivamente da 80 a 120 micro mm.. Le dimensioni e la distribuzione delle goccioline possono essere controllate utilizzando opportune carte idrosensibili (per esempio, le carte idrosensibili distribuite dalla spraying system Co.). Il getto nebulizzato non deve colpire direttamente la superficie da pulire, ma deve raggiungerla in fase di ricaduta. Per tale ragione va attentamente valutata la distanza fra ugello e superficie da pulire in modo da evitare effetti meccanici da parte delle gocce d’acqua, la cui azione deve solo estrinsecarsi attraverso una solubilizzazione. Se le condizioni della superficie lo permettono, l’azione dell’acqua può essere coadiuvata dall’impiego di un mezzo meccanico blando quale, ad esempio, spazzole morbide di nylon. Va ricordato che questo sistema è sconsigliato nel caso di materiali molto porosi o quando vi sia pericolo di migrazioni di sali solubili o di formazioni di macchie. Per cui è indispensabile impedire che la calcarenite del paramento adeschi l’acqua mediante la creazione di sistema di allontanamento a gronda che consentirà fra l’altro di impostare un ricircolo continuo dell’acqua deionizzata. RIPROPOSIZIONE CONCI A FACCIA A VISTA previa la rimozione dell’intonaco o delle pitture plastiche per una maggiore omogeneità del prospetto su via Lata. |
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