La
"Soprintendenza per i beni ambientali,
architettonici, artistici e storici della Puglia"
di Bari, in data 10/06/1981 ha dichiarato Palazzo
Tafuri bene di interesse storico artistico ai
sensi della Legge n° 1089 del 01/06/1939 (Art. 4)
e come tale soggetto a tutela da parte dello
Stato.
Descrizione
Per una migliore comprensione di quanto si dirà successivamente, nella sezione Disegni è stata inserita un'immagine che mette in evidenza l'evoluzione storica subita dall'edificio attraverso i diversi interventi realizzati nel tempo (aggiunte e demolizioni).
Sempre nella sezione Disegni, un'altra immagine è diretta a garantire un'immediata identificazione dei diversi ambienti durante la lettura della seguente sintesi grazie alla numerazione dei vani.
La forma originaria di Palazzo Tafuri è a croce greca, costituita da una sala ottagonale sui cui 4 lati lunghi si sviluppano 4 elementi rettangolari identici costituiti ciascuno da una sala principale e da due vani più piccoli posteriori ad essa.
La sala centrale emerge di 1,50 m. rispetto alle altre.
Tale croce greca (o stella a quattro punte) è chiusa sul prospetto da un elemento esagonale che si inserisce con due piccoli vani secondari laterali, a formare così nel complesso un tassello trapezoidale; di questi due piccoli vani secondari, quello a sinistra dell'ingresso era destinato a cappella.
L'ingresso è sovrastato all'esterno da una balconata e al di sopra del portone è visibile lo stemma dei Tafuri raffigurante un albero di quercia in campo celeste con due fulmini che non lo colpiscono, a simboleggiare le sventure capitate a Galassio Tafuri, perdonato dalla regina Giovanna II.
Al livello superiore troviamo due vani (rappresentati nello stralcio della pianta primo piano ed indicati come vani 29-30) che furono realizzati per un migliore completamento della facciata dal punto di vista architettonico.
La superficie complessiva è di 610 mq e la struttura è in muratura locale (tufo).
Di particolare interesse sono le volte:
la sala centrale ottagonale (vano 18) ha una volta a schifo interrotta da 4 lunette che partono dai lati stretti del vano e si interrompono a 2 m. circa dal centro della volta;
i quattro vani che si appoggiano sui 4 lati lunghi della sala centrale (vani 6-13-19-26), sono coperti da volte a padiglione interrotte da una serie di archi lunette ad unghia che si intersecano tra loro formando una stella centrale a 4 punte;
gli altri vani della pianta originale hanno volte a botte (vani 4-5-11-12) e volte a squadro con cappucci allungati, tipiche leccesi (vani 20-21-27-28);
i vani aggiunti in epoche successive hanno volte del tipo a botte (vani 2-15 e 22-24 demoliti), a padiglione con specchio centrale (vani 3-14-17 e 23 demolito), alla "matrotta" (vani 1-16);
il vano esagonale di ingresso (vano 8) ha una volta a stella formata da 22 archi ad unghia che dal perimetro vanno verso il centro formando una croce di Malta.
Stato di conservazione:
Dopo l'acquisto dell'immobile da parte del Comune di Alezio nel 1937, Palazzo Tafuri ha subito numerose modifiche che ne hanno stravolto in gran parte la forma e le qualità architettoniche originali.
Con la destinazione a sede della caserma dei carabinieri, dal 1938 al 1966, sono stati effettuati ampliamenti consistenti in:
inserimento di tre vani sulla facciata nord con formazione di pozzo di luce (vani 14-15-16-17), da destinare a celle per la sicurezza;
inserimento di un vano ed un bagno sulla facciata sud (vani 1-2-3) allo scopo di permettere un'abitazione più decorosa al comandante dei carabinieri;
inserimento di due vani, una cucina ed un bagno sempre sulla facciata nord (vani 22-23-24) demoliti in seguito dei lavori di ristrutturazione approvati nel 1983, che saranno illustrati tra breve.
Tali interventi hanno mutato la geometria originale dell'edificio con la caratteristica pianta a croce greca, ma ancor più danni hanno provocato le mutilazioni ed i lavori eseguiti nel palazzo in seguito alla concessione dello stesso alla SIP nel 1966 che vi installò i propri impianti: furono chiusi dei vani, delle porte e delle finestre, ne furono aperti altri, vennero rifatti i pavimenti e distrutti gli infissi.
Con la dichiarazione della Soprintendenza che ha sottoposto l'immobile a vincolo ai sensi della L. 1089 del 1939, approvando tra l'altro l'intenzione del Comune di Alezio di destinare l'immobile a sede del "Museo della civiltà messapica", vennero proposti una serie di interventi (in gran parte non realizzati) diretti a ripristinare le caratteristiche originarie del palazzo ed a conciliarle con la sua nuova destinazione.
Uso attuale:
Il Comune di Alezio con delibera n° 42 del 07/04/1981 ha destinato l'immobile a sede del "Museo della civiltà messapica" al fine di custodire in loco numerose testimonianze archeologiche rinvenute (o ancora da riportare alla luce) nella necropoli messapica sulla quale sorge Palazzo Tafuri e che tuttavia, ancora oggi, sono custoditi nel Museo di Taranto, senza la giusta valorizzazione, in attesa di un concreto progetto comunale di restauro dell'immobile che riporti lo stesso alla forma e alle qualità architettoniche originali.
Già nel 1969 il comune di Alezio destinò il giardino antistante il palazzo a "Parco archeologico" visti i ritrovamenti in loco di alcune tombe messapiche e di altri reperti che facevano prevedere la necessità di operare nuovi scavi nella zona, messi peraltro già a rischio dall'assetto urbanistico della zona che vede la presenza di un complesso di case di proprietà comunale e di un'abitazione privata.
Con delibera n° 182 del 1983, dopo l'elaborazione di un progetto di massima per la ristrutturazione del Palazzo Tafuri (approvato dalla Soprintendenza ai Monumenti ed alle Gallerie di Bari con nota n° 7188 del 28/08/1981), il comune di Alezio approvò il progetto esecutivo, secondo il quale il museo avrebbe occupato i locali segnati in pianta con i numeri 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 26, 27, 28.
Venne realizzata inoltre una struttura prefabbricata esterna ed in corrispondenza di essa furono posizionate delle pedane per il superamento delle barriere architettoniche al fine di disporre di un collegamento coperto tra i vani 6 e 26. Ciò in attesa che la SIP garantisse la disponibilità della sala ottagonale centrale (vano 18) che poi sarebbe stata messa in collegamento con i vani 6, 8, 26 attraverso la riapertura a breccia di opportuni varchi murati.
Successivamente i principali interventi realizzati (limitatamente ai locali individuati sopra ed interessati dalla destinazione a museo) furono i seguenti:
demolizione del corpo aggiunto segnato in pianta attraverso la numerazione dei vani 22, 23, 24 per riportare l'edificio alla parziale forma di croce greca; parziale perché fu ritenuto utile, vista la destinazione a museo, conservare gli altri corpi aggiunti (vani 1, 2, 3 - 14, 15, 16, 17);
pavimentazione di tutti gli ambienti con pietra calcarea, tipo Trani 45 x 45 cm, semplicemente levigata in modo da garantire uniformità in tutti gli ambienti, con la sola variante che nei vani esposizione la parte su cui poggiano le vetrine fu sollevata di 3 cm a mo' di pedana, allo scopo di creare un tragitto quasi obbligato per il visitatore;
trasformazione di tutti gli ingressi-porte in finestre allo scopo di limitare a due soltanto gli ingressi al locale museo e cioè l'ingresso principale e quello del vano 2 che dà sullo spazio libero retrostante dove si sarebbero potuti disporre vari reperti archeologici;
stonacatura di tutte le pareti interne e relativa rintonacatura con malta di calce e tufina a due mani, previo rinzaffo, fatta eccezione per le volte, allo scopo di dare uniformità alle pareti e di garantire la realizzazione di impianti sottotraccia;
sostituzione di tutti gli infissi esterni con infissi nuovi in legno di abete;
applicazione di inferriate fisse;
impianto elettrico sottotraccia con applicazione di tre faretti per ogni vano;
ampliamento del dispositivo di allarme;
imbianchimento con latte di calce a due mani di pennello ed una di spruzzo di tutte le pareti interne ed esterne.
realizzazione di servizi igienici ed ampliamento della rete fognante.
Ad oggi tuttavia lo stato di conservazione del Palazzo è assai precario, specie all'interno, se non tanto da un punto di vista strutturale (il problema principale è costituito dall'umidità, dal degrado dell'intonaco e dalle pavimentazioni) quanto dal punto di vista del recupero delle singole sale (specie quella centrale ottagonale, vano 18 ed i vani 19-20-21 liberati dalla SIP solo pochi anni fa) e del loro ripristino, tanto che appare difficile, allo stato attuale, definire la distribuzione degli ambienti e dei percorsi, anche alla luce del fatto che alcune stanze (vani 14-15-16-17) sono ancora destinati ad abitazione ed altri lo erano sino a poco tempo fa (vani 9-10-11-12-13).
Bibliografia:
BIBLIOTECA COMUNALE di ALEZIO
Palazzo Tafuri: cenni storici - Alezio (Le) 1989
COMUNE di ALEZIO
Progetto per la ristrutturazione del Palazzo Tafuri - Alezio (Le) 1981
COMUNE di ALEZIO
Progetto esecutivo per il restauro del Palazzo Tafuri (Del. n°182/1983)