La scoperta e i primi scavi:
Fu scoperto il 6 agosto 1909 da Mosso e
Samarelli. La scoperta ebbe risonanza sulla stampa nazionale. I primi
scavi furono condotti dagli scopritori al momento del rinvenimento. I materiali qui sommariamente descritti non furono pubblicati
per la scomparsa del Mosso. I reperti furono acquisiti dal Museo Archeologico di
Bari, ove sono tuttora esposti.
Lo scavo nella cella:
Dell’intera struttura, il primo settore ad essere indagato e scavato fu la cella. Qui Mosso e Samarelli, sotto uno
strato di humus o terreno spesso cm 20, rinvennero il cosiddetto
deposito archeologico dello spessore di cm 50. In particolare, furono
rinvenuti i resti di tre sepolture, probabilmente sconvolte, di cui una
pertinente ad un individuo anziano e una ad un ragazzo di circa dodici
anni. Gli oggetti di corredo
descritti dagli scopritori comprendevano un frammento di "tazza nera", un
vago di collana in terracotta, una pietra di forma
piramidale forata alla sommità, interpretata come pendaglio, e frammenti
di lama d’ossidiana e di selce. In un altro
settore della cella, nei pressi della lastra c , furono rinvenuti
altri due scheletri: una deposizione femminile e sopra di essa un
individuo rannicchiato sul fianco destro; vicino ad essi furono rinvenuti
sette pezzi di "tazze nere".
Lo scavo nel corridoio (dromos):
Infine, all’estremità orientale del dromos, considerata l’unica parte non compromessa dai lavori
agricoli, furono rinvenuti i resti di tre scheletri ad una profondità di
cm 80, con un corredo di materiali ceramici: "due vasi piccoli ed una piccola scodella
", una brocca. Le ossa degli inumati, anche in
questo caso, erano friabili e mal conservate.