La primitiva Chiesa di San Sebastiano a Bari fu fatta costruire da Sebastiano Arcivescovo di Bari e di Canosa negli anni 823-827. Il 25 novembre 1144, Papa Lucio II conferma la"Ecclesiam Sancti Sebastiani cum omnibus eius partinentiis" (Chiesa di San Sebastiano con tutte le sue pertinenze) a Nicola Abate del Convento d'0gnissanti dl Cuti; il 23 marzo 1192 si trova citato Marino sacerdote "Ecclasiae Sancti Sebastiani Barensis"; ed il 12 dicembre1225, Papa Onorio III conferma la stessa "Ecclesiam Sancti Sebastiani" ad un altro Nicola Abate del Convento di Ognissanti di Cuti. La chiesa alla fine del secolo XVI è Beneficio "iuspatronatus laicorum" dell'antica nobile famiglia Gargano di Bari (Pasquarella figlia di Giovanni Gargano e di Faustina Angone, sposa a Bari il 24 luglio 1611 Giulio di Francesco Gambacorta nobile napoletano e di lsabella Della Marra di Capurso. Archivio Curia, Arcivescovile, Bari). Dalla famiglia Gargano il beneficio "iuspatronatus laicorum" di San Sebastiano passa all'antica famiglia Gizzinosi: si ha che l'abate Orazio, figlio di Raffaele Gizzinosi e di Lucrezia Venturi è rettore del beneficio verso la fine del secolo XVI; e nel l6lO è rettore don Alfonso Gizzinosi. In quest'epoca la Chiesa di San Sebastiano ha l'Altare maggiore ornato di una immagine scolpita raffigurante"San Sebastiano"con un altarino portatile e paramenti sacri, l'obbligo di due messe settimanali e di fare la festa il giorno di San Sebastiano; il suo reddito intanto è di ducati 350. Diolando Gizzinosi in seguito dona il beneficio di San Sebastiano al cugino don Alfonso, figlio di Gabriele Ramirez e di lppolita Gizzinosi Gargano, arcidiacono della Cattedrale di Bari. Ora nella Chiesa di San Sebastiano c'è anche l'obbligo pomeridiano di insegnare la dottrina cristiana ai ragazzi e don AIfonso Ramirez provvede a far porre una piccola campana sulla chiesa. Poi il beneficio passa al nipote Giovanni Camillo, figlio di Pietro Ramirez e di Costanza Bottuni, con la condizione di assumere il cognome Ramirez Gizzinosi; e da Giovanni Camillo al figlio, sacerdote Alfonso, ultimo della famiglia Ramirez Gizzinosi (cfr. C.D.B. voI. l, V; Gambacorta "Bari sacra", 1610; G. A. Regna, "Protocollo notarile", Bari 10 maggio 1650). Il 14 novembre 1650 don PaoIo De Dominicis prende possesso del beneficio "ius patronatus" delle famiglie Gargano-Gizzinosi-Ramirez nella chiesa di San Sebastiano con il peso di due messe settimanali e l'obbligo di fare la festa il giorno di San Sebastiano. Nel 1656, anno della terribile peste, la cura della chiesa è della famiglia Gambacorta, che ha avuto sempre una particolare devozione per questo santo: il primogenito Sebastiano, figlio di Vito di Giulio Gambacorta e di Anna Pizzi, nasce a Bari il 20 Febbralo 1656 (cfr. G. De Bellis,"Protocollo notarile" Arch. Curia Arcivescovile dI Bari; F. Veniero, "Le disavventure di Bari", 1658). Il ricordo di quella peste è ancora vivo nelle tradizioni popolari baresi, che ripetono: "a San Vastiane amiche de Gesù, de la peste sàlvece tu". Infine una iscrizione sepolcrale ci fa sapere che nel 1860 la chiesa dI San Sebastiano apparteneva a Luigi Volpicella di Molfetta; e l'ultimo proprietario è stato Vincenzo Volpicella fino al 1910. L'attuale chiesa, certamente adattata nel secolo XIV sulle originarie strutture interrate (sotto l'attuale Bari vecchia c'è una Bari ancora più antica: San Martino sotto San Martino; San Gregorio piccolo sotto Santa Teresa dei Maschi; San Benedetto attualmente sempre allagata sotto San Michele,ecc.) , ha una semplice facciata con portale ogivale, finestra sormontata dalIo stemma scolpito dai Gizzinosi Ramirez, e termina con un campanile a vela munito di campana. L'interno a forma rettangolare, coperto da volta a botte ogivale retta da mensoloni piramidali, è diviso da un arco ribassato, sotto il quale è un altare barocco. Sono nella chiesa due dipinti inediti: un "San Sebastiano" e un "San Gerolamo". San Sebastiano, nato a Narbonne, fu educato a Milano presso Sant'Ambrogio. "Giovane di bell'aspetto", assai caro agli lmperatori Diocleziano e Massimiliano, fu centurione della prima coorte. Scoperto per aver esortato i suoi giovani amici Marco a restare fermi nella fede cristiana, fu, per ordine dell'imperatore Diocleziano, legato ad un'albero nel campo Marzio e frecciato. All'imbrunire le matrone lrene e Lucina vanno per slegarlo e Io sentono ancora respirare; allora gli estraggono le frecce, Io medicano e se Io portano di nascosto. Poiché nell'antichità si credeva che fosse un dio irato a mandare con le sue frecce la peste sulla terra ,fin dal secolo Vll San Sebastiano è venerato come protettore contro la peste e gli altri mali. Ed è stato poi il Rinascimento Italiano a prediligere la raffigurazione del Santo come un Apollo cristiano (Sodoma). Nella chiesa di Santa Chiara in Bari c'è un interessante "San Sebastiano medicato da lrene e Lucina al chiar di luna", dipinto su tela (cm. 200 per 215), di un pittore barese del secolo XVll, che qui pubblichiamo per la prima volta. La falce di luna al tramonto illumina San Sebastiano, che poggia per terra ancora con il braccio destro legato all'albero; la matrona lrene è pronta con amorevolezza e delicatezza ad estrargli l'ultima freccia dal costato destro e prega quindi l'amica Lucina di appressarsi con l'unguentario. L'atmosfera creata dal dipinto è suggestiva; ma il bravo pittore barese (Nicolanardo Ferdinandi?,nato a Bari il 15 novembre 1572; cfr. "Tempi nostri" n. 37, 1967) avrebbe voluto darci qualcosa di più,se le sue capacità di esprimersi fossero state pari a quelle del maestro che ha voluto emulare. Infatti chi ha ammirato anche per una sola volta il bel"San Sebastiano"(1631) di Jusepe De Ribera nella galleria a Capodimonte, subito si accorge del buon intento dell'autore di questo "San Sebastiano" a Bari: e non soltanto negli elementi esterni, quali: il braccio ancora legato all'albero con due giri di corda al polso lasciando la mano nella penombra, il tipo delle frecce e del panneggio; ma anche in quella ricerca del luminismo caravaggesco, s'intende, reso con esperienze e sensibilità diverse. E' da tener presente intanto che nell'ultlmo restauro del dipinto, non sappiamo perché la luna è stata spostata di alcuni centimetri a sinistra (cfr. G. Petroni, 1858; F. Colavecchio 1910; M. D'Orsi. 1935: M. Luceri. ms.). Allo stesso pittore barese si potrebbero attribuire altri due dipinti inediti: "il Gesù legato". dipinto su tela (cm. 246 per 153) nella chiesa di Santa Chiara a Bari e la "Madonna che allatta Gesù Bambino" dipinto su tela (cm. 135 per 95) nella chiesa della Santissima Trinità a Bari.


Antonio Gambacorta