IL SEGNO DEL POTERE: IL CASTELLO, LE MURA, LE TORRI
Stando a quanto tramandano le cronache antiche, dell'arrivo dei
Normanni e delle reliquie di san Nicola Bari era una città
ricca, probabilmente la più grande e prospera della Puglia.
Era stata sede di gastaldi longobardi ed emiri musulmani, quindi
capitale del thema di Longobardia (cioè dell'Italia
meridionale) con i Bizantini, che la avevano fortemente rilanciata,
ampliata, fortificata ed abbellita. Le sue mura urbane - aperte
in corrispondenza della Porta Vecchia (ad occidente, nei pressi
del castello) e della Porta Nuova (nella zona sud, poi spostata
ad oriente in età angioina e aragonese, nei pressi dell'attuale
piazza del Ferrarese) - si imponevano come un severo monito. Tra
ambiguità e dissimulazione, ecco dunque lo spazio del castello
e delle mura, il tempo della difesa e del potere, che siamo abituati
a chiamare "castello svevo" ma che in realtà
è "un castello nel castello" , un gioco di scatole
cinesi in cui si integrano le torri della difesa medievale e le
mura della reggia rinascimentale, a loro volta incastrate e parte
integrante di una città murata essa stessa denominata castrum.
Il castello di Bari era al tempo stesso il castello e la città.
Bari era un castello perch`e nel Medioevo solo le mura conferivano
la dignità di città a quello che altrimenti sarebbe
stato un villaggio, un casale, un semplice insieme di abitazioni.
E il castello, simbolo oscuro di un potere arroccato e avulso
dalla vita quotidiana, non fu mai il castello dei baresi che da
esso - più che difesi - si sentivano minacciati. Da quasi
mille anni Bari vive all'ombra del suo massiccio castello tra
la terra ed il mare, chiuso da svettanti ed inaccessibili torrioni
quadrangolari. Il segno forte del potere, non potendo dominare
dall'alto di una collina, si collocò al margine estremo
della città antica, per difenderla, ma soprattutto per
controllarla. Questa fu l' idea dei Normanni, ai quali la ribelle
Bari diede non poco filo da torcere. Poì arrivò
Federico II, che temperò parzialmente l' austerità
della fortezza conferendole requisiti più prossimi ad una
residenza. Sull'archivolto del portale fece scolpire l'aquila
imperiale che stringe trionfante la preda tra gli artigli, nell'androne
e nel cortile realizzò capitelli a fogliami ed innalzò
un portico, nelle torri troppo severe aggiunse qua e là
oculi e finestre , quasi a tentare un dialogo con la città
che - al di là del fossato - del castello avvertiva soltanto
la presenza opprimente e minacciosa.
A mitigare le asprezze di
questi luoghi non bastò evidentemente neanche il leggendario
passaggio di san Francesco d' Assisi, che qui - secondo la tradizione
- avrebbe respinto con fermezza le maliziose proposte carnali
di una fanciulla attraverso la quale Federico II avrebbe voluto
mettere alla prova la sua santità. Accantonati archi e
balestre, gli Spagnoli dotarono il castello di una cinta bastionata
sui tre lati verso terra, mentre Isabella d' Aragona e Bona Sforza
lo trasformarono in dimora principesca degna di una corte, meta
di letterati, artisti e uomini potenti. Nonostante ciò,
le sue torri possenti erano una quotidiana sfida all'orgoglio
dei baresi e al ricordo delle tante torri cittadine rase al suolo
da Guglielmo il Malo, e mai più ricostruite.
Bari non
amò mai il suo castello, simbolo del potere feudale costruito
non per la città, ma contro la città. Una città
a sua volta murata, per necessità o virtù. Il mare,
da sempre confine naturale e labile limes tra il "dentro"
e l"oltre'', non bastava certo a garantire la sicurezza ad
una città esposta e vulnerabile per tre quarti del suo
perimetro. Dellemura di Bari si conoscono le tracce rinvenute
nell' area settentrionale e più elevata della penisoletta
, databili al IV secolo a.C.; di mure urbiche parla già
Orazio nella celebre Satira V ("Bari moenia piscosi"),
e Tacito nei suoi Annali - quando ci racconta di due illustri
prigionieri spediti a Bari a scontare la loro pena - allude forse
all'esistenza di una consona fortificazione; il monaco Bernardo,
proveniente dal monte Gargano ed in viaggio verso la Terra Santa,
giunse a metà del IX secolo nella «Bari dei Saraceni
(...) sita sulla costa, difesa a mezzogiorno da due larghissimi
muri, mentre a settentrione sporge alta sul mare». , sulla
solidità delle mura non c'è dubbio, se i Saraceni
- dopo averle attentamente studiate - dovettero prendere la città
con l'inganno scovando passaggi nascosti.E se delle mura più
antiche non restano che labili tracce, di quelle medievali e rinascimentali
- conservate lungo il versante orientale del borgo - possiamo
ancora percepire l'abbraccio stringente, anche se il moderno nastro
d'asfalto ha interrotto per sempre il dialogo tra la città
e il mare, sulle cui acque la muraglia si ergeva senza intermediari.
Le mura vennero restaurate e rifatte tra XV e XVI secolo, e dovettero
essere il vero e proprio fiore all' occhiello della città
se, all'arrivo di Bona Sforza nel 1556, si ritenne di dover ostentare
la munificenza della universitas cittadina facendole percorrere
il tragitto fino al castello costeggiando il tratto meridionale
della cinta.
Il perimetro fortificato risultava scandito dalla presenza di
quattro torrioni, detti di San Domenico, del Vento, di Sant' Antonio
e di Santa Scolastica.
Il fortino S. Antonio Abate è uno
dei due sopravvissuti baluardi di difesa: doveva esistere sin
dal Trecento, almeno come torre, anche se le notizie più
fondate lo collocano in pieno secolo seguente identificandolo
nelle forme di un piccolo castello - detto "torre di S. Antonio"
per la presenza di una preesistente chiesetta dedicata a quel
Santo - con tanto di castellano e di presidio armato. Ebbe vita
breve, a causa della tradizionale insofferenza dei Baresi per
questi segni "forti" del potere, ma venne prontamente
ricostruito nel Cinquecento all' interno della massiccia campagna
di lavori di ammodernamento delle fortificazioni promossa dalla
duchessa Isabella.
Il fortino di Santa Scolastica invece, «chè
il più grande, e più necessario di quanti n'ha la
Città», è situato all' estrema punta settentrionale
della città antica e prese il nome dal complesso conventuale
femminile adiacente fondato intorno al X secolo. Dal punto di
vista simbolico, è questo il luogo dove la storia di Bari
è maggiormente stratificata e ci riporta fino ai tempi
antichissimi del primo nucleo abitato. Qui, al di sotto dell'
area della chiesa e del monastero, le pietre parlano della città
greca e di quella romana e medievale, cui si uniscono le testimonianze
del villaggio preistorico rinvenute nella vicina area di S. Pietro.
Su questo lembo di terra, proteso sul mare, al quale la necessità
impose una barriera fatta di pietre, la vita di Bari era cominciata
già quattromila anni fa.