SAN NICOLA : LA BASILICA.
Edificio simbolo e compendio della storia della città, costruito in uno dei luoghi più carichi di memorie del borgo medievale, è il muto testimone dell' attiva partecipazione di Bari non solo ai fermenti culturali e alle esperienze architettoniche del Romanico occidentale, ma anche agli avvenimenti del tempo, straordinari ed irripetibili, che ne esaltano il protagonismo. Capitale bizantina nell'Italia meridionale, Bari aveva nel Pretorio il centro del potere e della sua vita politica e sociale. Continui i rapporti con Costantinopoli e gli scambi commerciali e culturali. Numerosi i protagonisti locali implicati nelle complesse vicende del tempo: vescovi, funzionari, uomini politici come Melo ed Argiro, fra le figure più eminenti della storia medievale euromediterranea. Nel 1071 il governo bizantino, stretto anche ad Oriente dall'incalzare dei Selgiukidi,cedeva nello stesso anno a Turchi e Normanni. Ma nel 1087 Bari fu in grado di agire in piena autonomia, decidendo per la traslazione delle reliquie di san Nicola, conservate nell'omonimo monastero di Mira (in Licia), occupata dai Selgiukidi, in competizione con Genova e Venezia. La grande basilica domina ancora oggi gli spazi circostanti, pur scomposti nel loro contesto originario, elevandosi bianca e maestosa sulle case del borgo e in prossimità del mare, su cui forse affacciava direttamente, come la cattedrale di Trani, al momento della costruzione. L'uso degli spazi del pretorio bizantino, ottenutidai nuovi dominatori normanni, tornava ad esaltare la preminenza, nel segno della continuità del potere bizantino, questa volta sacro e religioso, polo di aggregazione devozionale e immediatamente riconosciuto santuario di pellegrinaggio. L'edificio, imponente ma severo e sobrio, è costruito con pietre delle cave tranesi, a metà tra poderosa fortezza e luogo di culto. La finestra absidale, strutturata come un portale, con elefanti e grifi sottomessi a reggere colonne ed archivolto, trasforma la parte postica in una seconda facciata sul mare. Lo schema planimetrico della nuova basilica era quello delle chiese di pellegrinaggio, che si venivano costruendo nello stesso tempo in Francia e Spagna sotto l' influenza dell' abbazia di Cluny a forma di croce latina, con tre ampie navate concluse da altrettante absidi (ma qualcuna con cupola o torre all' innesto dei bracci del transetto), atta ad accogliere il flusso dei pellegrini che accedevano alla basilica attraverso i portali, ai quali erano assegnate funzioni simboliche o celebrative: la porta "dei leoni", con la rappresentazione delle imprese guerresche dei nuovi dominatori normanni; la porta "delle sfingi" e "delle aquile", con l'invito ad abbandonare il mondo esterno e i suoi elementi demoniaci; la porta principale, con la descrizione delle fatiche dell'uomo che trova la sua pace nella comunione dei Santi (effigiati, in genere, nell' archivolto o nella lunetta che purtroppo a S. Nicola è perduta). Lungo i fianchi, la galleria degli arconi invitava alla sosta intorno alla "pietra bianca" e il portale d' accesso, imponente nei segni del potere (come animali di guardia - caso unico - i grandi buoi in sostituzione dei consueti leoni, e poi colonne e marmi romani, battenti bronzei, storie scolpite e simboli riconoscibili della memoria collettiva) ammoniva il pellegrino che stava per varcare la soglia di un luogo tanto superiore alla sua dimensione umana.
La facciata del tempio, articolata soltanto nella parte inferiore da sporgenze e motivi decorativi, lascia quasi incompiuto l' ordito del paramento superiore, racchiuso soltanto dalle cornici del tetto e degli spioventi. Essa rivela già dall'esterno la struttura dello spazio interno, a tre navate, separate da colonne, le volte e gli archi, i matronei e le coperture. Tutto l' edificio non è che la prospezione in orizzontale del disegno della facciata. All'interno i segni del potere si infittiscono con sapiente distribuzione: colonne immense (di provenienza orientale), archi arditi, aperture misteriose, recessi, ambulacri e poi improvvisi spazi illuminati, troni e cibori degni del palazzo di un re, affreschi, mosaici, sculture. Nella cripta il percorso a labirinto, reso incerto dalla selva delle colonne, costituisce l'ultimo diaframma, pieno di insidie (capitelli "pagani" , allegorici, affollati da animali malefici), prima di giungere all'altare della salvezza di cui le reliquie di san Nicola costituiscono il pegno e la promessa , al termine del lungo itinerario di pellegrinaggio.