I
COMPONENTI COSTRUTTIVI: LE PARTIZIONI INTERNE
(2° PARTE)
Nei prossimi anni verrà attuata la legge quadro n°447 del 26/10/95 sull’Inquinamento acustico, che modificherà profondamente i criteri di progettazione edilizia. Questa legge quadro è particolarmente importante perché intende descrivere , tutte quelle azioni che possono essere utili a creare degli ambienti di vita che abbiano delle accettabili condizioni di comfort acustico. Metterà dunque in moto tutta una seri e di azioni, appunto, che riguarderanno le Regioni, le Province , i Comuni, ma anche gli uffici tecnici di progettazione. In tema di inquinamento acustico, possiamo fare riferimento anche ad un'altra legge che riguarda in particolare la legge della sicurezza in cantiere. Questa legge descrive che per gli addetti al lavoro, sia fatta una valutazione dell’esposizione al rumore. Da indagini fatte, si è giunti alla conclusione che dopo un periodo di 15-20 anni di lavoro passati in cantiere, oltre il 40%-45% delle persone esposte, hanno subito danni irreversibili all’apparato uditivo. Finalmente con il decreto legislativo del 14/8/96 n°494 in attuazione della direttiva 9257 della CEE, vengono fissati le norme di sicurezza acustica, per i cantieri temporanei e mobili. L’articolo 16 in particolare, definisce le modalità di attuazione della valutazione del rumore, e quindi definisce le modalità con le quali va valutata l’esposizione al rumore.
Partiamo dunque dalla valutazione dei rumori, dal cantiere. Il rumore prodotto, non produce rumore solo a chi ci lavora, ma la presenza di un cantiere, molto spesso è causa di un inquinamento acustico dell’area nella quale il cantiere è installato. Ebbene esiste una legge che prescrive i provvedimenti possibili per ridurre l’inquinamento acustico verso l’esterno del cantiere stesso. Questo particolare aspetto viene definito da un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1991 che definisce i “Limiti massimi di esposizione al rumore degli ambienti abitativi” che, indicava in particolare, l’articolo sulla rumorosità prodotta dalle attività temporanee, come per appunto i cantieri. L’inquinamento acustico, non è prodotto solo in cantiere, e richiede particolare attenzione tutte le volte che si iniziano particolari opere di una certa rilevanza. Le opere in questione, che richiedono una valutazione di impatto ambientale, molte volte richiedono una valutazione di impatto acustico. E’ bene ricordare il DPCM del 27/10/88 che riguardano le “Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale per le grandi opere infrastrutturali”, quali grandi strade, aeroporti, porti, e così via, che prescriveva tutta una serie di procedure da attivare per arrivare ad una valutazione di impatto ambientale, fra le quali c’era anche l’inquinamento derivante dal rumore. Successivamente il problema acustico è stato meglio recepito dalla legislazione italiana con il DPCM del 1991. Finalmente con la legge quadro del 1995 sull’inquinamento acustico, sono state riordinate tutte le normative sull’inquinamento acustico. Vediamo ora di capire quali sono i suoi punti fondamentali. E’ una legge particolarmente articolata ed estremamente pretenziosa, che arriva in Italia con un ritarda di circa 15-20 anni, rispetto alle legislazioni di altri Paesi europei. Innanzitutto definisce dei limiti di rumore che devono essere rispettati sul territorio, quindi nel momento in cui si andrà a predisporre un piano regolatore e quindi di destinare un’area del territorio per costruire una infrastruttura di qualunque natura essa sia, ebbene, occorrerà rispettare dei limiti di rumorosità. Questi limiti sono divisi in sei classi ed è compito dei Comuni classificare il proprio territorio in base a queste classi.
Nella successiva tabella sono elencate le sei classi e le relative aree di appartenenza, specificandone la rumorosità massima consentita, diurna e notturna.
Tabella c – Valori limiti assoluti di immissione –
Classe |
Rumorosità diurna [dB] |
Rumorosità notturna [dB] |
1-Aree
particolarmente protette |
50 |
40 |
2-Aree prevalentemente residenziali |
55 |
45 |
3-Aree di tipo misto |
60 |
50 |
4-Aree di intensa attività umana |
65 |
55 |
5-Aree prevalentemente industriali |
70 |
60 |
6-Aree esclusivamente industriali |
70 |
70 |
Che cos’è il decibel ?
Il decibel [dB] è una scala con la quale si misura
il rumore, non ha un’unità di misura, è dunque un numero puro, che
corrisponde a dieci volte il logaritmo di una grandezza A1 diviso una
grandezza di riferimento A2:
dB
= (10*log A1)/A2
La pressione si misura in Newton su metro quadro; è
una forza che dunque misureremo in Newton nel S.I. e la superficie in metro
quadro. Possiamo dunque esprime la pressione sonora che produce una sorgente,
che investe una parete, in decibel, prendendo come pressione di riferimento un
valore pari a 20*10-6 Pascal, quindi una pressione piccolissima. Si tenga conto che
le pressioni sonore messe in gioco da un fenomeno sonoro, che può essere la
voce o il passaggio dell’automobile sono estremamente piccole, tuttavia
vedremo come queste pressioni agendo sulle superficie di confine di un ambiente,
sono in grado di mettere in vibrazione le stesse. Questa parete vibrando
trasmette le vibrazioni al dì là dell’ambiente. Si capisce quindi che le
pareti di confine di un ambiente devono offrire un certo isolamento acustico,
oltre quello termico. Le basse frequenze sono quelle che maggiormente si sentono
al dì là di una parete divisoria di due ambienti. La voce umana, produce un
livello di pressione sonora di 60-65 dB. Il disturbo che il rumore può produrre
nelle nostre case, specialmente oggi che viviamo in condomini non sempre
realizzati con criteri costruttivi adeguati, i problemi dell’inquinamento
acustico tra vicini, è una delle cause più frequenti di litigiosità, tant’è
vero che i tribunali vi sono migliaia di cause legate ai problemi
dell’inquinamento del rumore. Molte volte erano irrisolte, perché mancava una
legge di riferimento che potesse verificare se c’era disturbo o meno, essendo
un fatto estremamente soggettivo, che non dipende solo dal livello, ma anche
dalla situazione psicologica in cui si trova la persona esposta al rumore e
quindi come si capisce, da una infinità di rumori. La legge quadro supera
questi aspetti, e viene incontro ad un criterio oggettivo in base al quale poter
decidere se una situazione è di disturbo o meno, definendo un criterio differenziato. In base a tale criterio, diciamo che c’è
disturbo, prodotto da una tipica sorgente all’interno di un ambiente, quando
la differenza di valori della rumorosità, in presenza e in assenza di rumore,
ha un incremento di 5 dB di giorno, e di 3 dB di notte. Abbiamo quindi visto
qual è l’altro limite definito dalla legge quadro appunto il limite
differenziale, in base al quale si può stabilire se una sorgente produce o no
disturbo.
La legge quadro stabilisce comunque, che vengano
stabilite delle procedure in base alle quali sarà possibile attivare nuove
imprese o nuove attività di tipo industriale o commerciale, richiedendo oltre
alla norma documentazione anche una relazione sull’impatto acustico, bisognerà
cioè fare una valutazione del rumore che questa nuova attività immette nel
territorio in cui vi è inserito.Ciò significa che i Comuni dovranno
predisporre di tutta la documentazione che il progettista dovrà completare per
poter avere l’autorizzazione a iniziare una nuova attività.
Su cosa si base questa relazione sull’impatto
acustico ?
Si basa sulla conoscenza dei dati acustici delle
sorgenti che noi andiamo ad introdurre nel territorio, che dev’essere chiesto
ai produttori. Quindi la caratteristica acustica di questa sorgente è
possibile, con dei modelli di previsione, costruire quello che sarà il livello
mano a mano che noi ci allontaniamo da questa sorgente, che dipenderanno dalle
condizioni al contorno che noi creiamo.
L’abbattimento dei rumori può avvenire con
metodologie differenti, con barriere acustiche che messe a fianco della sorgente
riduce in maniera significativa il livello di rumore al dì là della barriera,
in quanto agiscono sulla linea di propagazione del suono. Sono interventi
purtroppo estremamente costose; si pensi che barriere acustiche alte 3-4 metri
costano circa un milione al metro lineare.
Il suono che proviene dall’esterno di un edificio,
incontra un primo ostacolo, prima di entrarvi. L’ostacolo che incontra ha un
suo punto debole che fondamentalmente è da riscontrare nelle finestre. Bisogna
porre quindi estrema cura nella scelta delle finestre. In zone soggette a forte
inquinamento acustico, si devono scegliere finestre che abbiano dei vetri di
spessore elevato, perché è la massa dell’elemento che consente di ottenere
dei buoni isolamenti acustici. Si ottengono degli ulteriori isolamenti acustici
se realizziamo una doppia finestra, intesa come finestra con doppio infisso uno
interno e l’altro più esterno, e tanta è più l’aria cioè lo spazio che
c’è fra le due finestre, tanto migliore è l’isolamento acustico che
otteniamo. E’ possibile ottenere buoni isolamenti con finestre monotelaio, ma
devono essere costruite in modo tale da ridurre le trasmissioni dei ponti
acustici.
Le modalità di propagazione del suono all’interno
di un ambiente sono tre. Certamente esse dipendono dal coefficiente di
assorbimento delle superfici che sono all’interno di un ambiente. Supponiamo
di porre una sorgente di rumore e un ascoltatore all’interno dello stesso
ambiente. Il rumore si propaga dalla sorgente all’ascoltatore il linea
diretta, ma anche attraverso le riflessioni che subisce dalle pareti al
contorno. Le riflessioni possono essere limitate rivestendo le superfici con dei
materiali in grado di assorbire l’energia acustica che il suono trasmette.
L’energia meccanica che raggiunge le pareti può essere dissipata, per
esempio, sotto forma di calore. Ebbene i materiali porosi, come lo possono
essere la lana di vetro o il poliuretano, hanno la capacità di dissipare
l’energia meccanica dell’aria che è intrappolata all’interno di questo
materiale, sotto forma di calore. I materiale che riducono le riflessioni sono i
materiali cosiddetti fonoassorbenti
che hanno la caratteristica di essere materiali leggeri, porosi e quindi
permeabili all’aria e devono essere a cellula aperta. Supponiamo ora che la
sorgente rumorosa e l’ascoltatore siano posti in due ambienti contigui,
separati da una struttura che fisicamente li divide. Parliamo in questo caso di
isolamento acustico di questo elemento di separazione. Si capisce quindi la
differenza fra isolamento acustico e assorbimento acustico. Per ottenere un buon
isolamento acustico fra due ambienti, occorre in genere ricorrere a dei
materiali pesanti, cosiddetti fonoisolanti.
In realtà si può ottenere lo stesso risultato anche realizzando pareti
leggere, ma con particolari costruttivi, cioè ponendo due pareti sottili
disconnesse l’una dall’altra, senza creare i ponti acustici. Si parla dunque
di isolamento acustico, di assorbimento acustico e, non ultimo, di isolamento
alle vibrazioni. Una delle cause più frequenti di disturbi all’interno delle
abitazioni è il rumore cosiddetto di calpestio, legato al rumore che si produce
camminando sul pavimento dell’appartamento posto al piano superiore il nostro.
In realtà molte sono le cause che producono vibrazioni, in particolare macchine
che non sono collegate in modo elastico al pavimento, per esempio una lavatrice,
una caldaia o ancora il motore di un ascensore. Questi quindi i tre requisiti
che vengono presi in esame nel momento in cui si esamina il progetto acustico di
un edificio. Il valore dell’isolamento acustico è definito da una semplice
relazione:
R=
10*log 1/t
dove R è il poter fonoisolante di una struttura, e t
è il coefficiente di trasmissione uguale al rapporto fra l’energia che viene
trasmessa dall’altra parte rispetto all’energia che va ad incidere sulla
parete.
Quindi le caratteristiche isolanti di una parete,
potrebbero essere definite molto
semplicemente da questo coefficiente di trasmissione t. Il potere fonoisolante
di una parete varia con la frequenza. La frequenza dei suoni che interessano
l’acustica variano tra i 100 Hz fino ai 5000 Hz, la voce umana oscilla fra i
200 Hz e i 3000 Hz .