I COMPONENTI COSTRUTTIVI: LE COPERTURE

(1°PARTE)

Prof.re F.Laner

            La copertura si configura come un sistema edilizio complesso, finalizzato a fornire determinate prestazioni, con un proprio funzionamento dal punto di vista termoigrometrico, statico, ecc… Per copertura discontinua si intende una copertura in cui l’elemento di tenuta assicura la tenuta all’acqua solo per valori della pendenza della superficie di copertura maggiori di un minimo, funzione del tipo di prodotto impiegato (UNI 8089). Una copertura inclinata possiede per sua natura, innumerevoli caratteristiche e, la scelta, la collocazione e le modalità di impiego di alcuni fra i più importanti elementi e strati funzionali di una copertura discontinua è diretta conseguenza di due scelte iniziali di base:

·       Il tipo di utilizzo e di destinazione d’uso dello spazio sottotetto;

·       Le scelte funzionali sul comportamento termoigrometrico dell’intera copertura;

Lo spazio sottotetto che rimane fra l’ultimo solaio orizzontale e il solaio inclinato di falda può avere destinazioni d’uso molto differenti ed in funzione di questo impiego possono essere presenti, o meno, particolari materiali o soluzioni costruttive con la funzione di contribuire al controllo bio-climatico di questo ambiente.

Il sottotetto può essere:

-        non praticabile, quando il piano di impalcato del solaio del sottotetto può risultare non portante, ma semplicemente controsoffittato

-        praticabile, in questo caso è consentito l’accesso e la pedonabilità di questo ambiente anche se non è previsto lo svolgimento di alcuna funzione abitativa in quanto l’accessibilità viene consentita solo per interventi di tipo ispettivo e manutentivo

-        non abitabile, lascia supporre un livello di finitura migliore ed una maggiore portata del solaio della semplice “non praticabilità”, e può quindi significare che è comunque prevista una particolare destinazione d’uso di questo ambiente, sia pure non a fini abitativi

-        abitabile, tale destinazione d’uso, dal punto di vista del pacchetto copertura, pone alcuni problemi. Prima di tutto non risulta opportuno il collocamento di alcun elemento o strato sull’estradosso del solaio portante orizzontale della mansarda dato che in questo caso tali strati andrebbero protetti e comunque l’ambiente sottotetto non usufruirebbe delle relative prestazioni. Di conseguenza, il collocamento di tutti gli strati e degli elementi funzionali devono essere posizionati al di sopra dell’ambiente mansardato e cioè all’interno del pacchetto copertura inteso come lo spessore compreso fra l’estradosso del manto di tegole e l’intradosso del controsoffitto della struttura portante inclinata di falda.

 

Da quanto visto fino ad ora, durante la fase di progettazione è necessario analizzare in maniera dettagliata la termoigrometria della copertura discontinua. In particolare la norma UNI 8627 definisce e classifica quattro schemi funzionali dei sistemi di copertura (continui e discontinui), ossia quattro ipotesi di base di funzionamento del tetto basati sulla presenza o meno di due basilari strati funzionali: la ventilazione e la coibentazione.

Tale classificazione individua:

Ø     copertura senza elemento termoisolante, senza strato di ventilazione;

Ø     copertura senza elemento termoisolante, con strato di ventilazione;

Ø     copertura con elemento termoisolante, senza strato di ventilazione;

Ø     coperture con elemento termoisolante, con strato di ventilazione;

 

Inizialmente la ventilazione era creata dal semplice fatto che il manto di copertura era posato su strutture lignee sovrapposte. L’aria poteva quindi liberamente filtrare fra gli elementi del manto e della struttura ed invadere il sottotetto. Con la ristrutturazione ed il recupero dei volumi sottotetto a fini abitativi si sono notevolmente modificate le caratteristiche tecniche e funzionali di questi spazi. In questo ambiente a diretto contatto con il tetto si creano quelle condizioni di calore e di umidità che influiscono notevolmente sul funzionamento del manto impermeabile, in quanto la struttura portante di falda, generalmente di tipo discontinuo, è ora una struttura continua in latero-cemento. E’ necessario dunque ristabilire la ventilazione nel sottotetto. La circolazione dell’aria nel sottotetto può essere individuata a seconda del livello in cui essa avviene; possiamo avere:

1-     la microventilazione sottotegola;

2-   la ventilazione sottomanto;

3-   la ventilazione sottotetto;

 

-1-       Il primo tipo di circolazione d’aria che deve esistere al di sotto delle tegole, fra il manto e il suo elemento di supporto, è la microventilazione sottotegola, che risulta indispensabile per il corretto funzionamento in quanto:

·       smaltisce il vapore acque

·       d’estate collabora a mantenere ventilato il solaio

·       d’inverno elimina il calore

·       espelle e asciuga eventuali infiltrazioni

Tale microventilazione si attiva, prima di tutto, posando in opera le tegole su appositi elementi di supporto, listellature in legno, nel caso di piano di falda continuo, o cordoli di malta precostituiti. Questi elementi andranno interrotti di alcuni centimetri ogni quattro metri per permettere la circolazione dell’aria. E’ errato l’allettamento delle tegole o dei coppi su cordoli di malta fresca, che impedirebbe ogni circolazione d’aria nel sottotetto. Inoltre la stessa malta potrebbe diventare il vettore dell’umidità assorbita dalla porosità degli elementi che, nell’impossibilità di essere asciugata, potrebbe trasmigrare attraverso le porosità della malta ed arrivare a macchiare il soffitto del sottotetto. La microventilazione sottotegola, può essere incrementata, oltre che attraverso una corretta posa in opera delle tegole, mediante l’impiego di appositi elementi speciali noti come tegole di ventilazione o  tegole di aerazione.

 

-2-       Il secondo tipo di circolazione d’aria che può esistere in una copertura d è collocabile in diversi punti del pacchetto complessivo di strati è la ventilazione sottomanto, che può essere previsto o meno a seconda delle scelte progettuali, delle condizioni climatiche, della presenza di altri strati, ecc..

Questo strato possiede le seguenti funzioni:

·       smaltisce il vapore acqueo che sale d’alloggio

·       asciuga eventuali infiltrazioni

·       d’estate consente la ventilazione del solaio

·       d’inverno elimina il calore che sale d’alloggio, evitando irregolari scioglimenti e scivolamenti del manto nevoso

·       d’inverno favorisce il contenimento dei consumi energetici

 

Il naturale punto di ingresso dell’aria di ventilazione per la microventilazione sottotegola e per la  ventilazione sottomanto, è lungo la linea di gronda. Basta in questo punto agganciare la prima fila di tegole agganciadola ad un listello di legno per innescare un naturale moto convettivo, in quanto è la conformazione stessa della tegola che ne favorisce il processo. La prima fila di tegole dovrebbe essere protetta con delle reti antipassero per evitare che questi possano nidificare all’interno. Nella parte alta della falda deve comunque esistere uno sfogo, lungo la linea di colmo. Ne consegue che anche gli elementi che vengono collocati lungo la linea di colmo non devono essere allettati con malta cementizia.

 

-3-       Il terzo tipo di circolazione d’aria che può esistere in un tetto, non è propriamente definibile come uno strato o una la ma d’aria in quanto investe un intero ambiente – lo spazio sottotetto – cioè quel volume d’aria che si crea fra l’estradosso del solaio orizzontale dell’ultimo piano e l’intradosso della copertura. E’ più corretto parlare di solaio aerato. Questa scelta ha le medesime caratteristiche e prestazioni della ventilazione sottomanto ma presuppone il non utilizzo dell’ambiente sottotetto a fini abitativi e il posizionamento dell’elemento termoisolante sull’estradosso del solaio dell’ultimo piano. Inoltre devono essere previste delle aperture in corrispondenza fra il muro di tamponamento e la falda inclinata.

 

            L’elemento termoisolante ha il compito di contribuire alla resistenza termica globale della copertura, in modo che non ci siano dispersioni di calore fra gli spazi separati dal pacchetto di copertura. La sua collocazione è variabile nel tetto, ma è sempre meglio, posizionarlo al di sotto dello strato di ventilazione. Dovrà inoltre essere costituito da materiali non sensibili agli agenti atmosferici e protetto dal vapore mediante uno strato  impermeabile (barriera al vapore) posto sempre in corrispondenza del lato caldo. Il suo spessore è sempre contenuto fra i 3 e i 5 cm.

 

               Il manto impermeabile costituisce uno dei principali aspetti. Il corretto funzionamento e la durata di un tetto a falde dipende in larga misura dal corretto funzionamento del manto di protezione, che a sua volta fornisce prestazioni adeguate soprattutto se posato in maniera corretta. La rapidità di allontanamento dell’acqua del manto di copertura dipende dall’inclinazione della falda e dalla sovrapposizione degli elementi.