SVILUPPO URBANO DEL CENTRO STORICO DAL XIX AI PRIMI DECENNI DEL XX sec.
E' risaputo che nella provincia di Bari il XIX secolo fu caratterizzato
da un intenso processo di crescita e di sviluppo urbanistico con la costruzione
dei cosiddetti "borghi", costituenti le prime espansioni degli
originari abitanti, accentrati fino ad allora, nelle cinta murarie medievali
e rinascimentali. Tra l'altro ebbe inizio una grande attività delle
opere pubbliche (strade, piazze, ville comunali) può quindi giustamente
affermarsi che le città ottocentesche sono il prodotto della iterazione
tra la cultura amministrativa e la cultura tecnica, vale a dire di una nuova
concentrazione urbano-edilizia, la cui determinante va ricercata nella rivoluzione
industriale che iniziata nel '700, sovvertì progressivamente l'ordine
delle città, rimasto statico per secoli, dando luogo alla riorganizzazione
urbana secondo principi e sistemi del tutto innovativi.
Alla luce di queste premesse, considerato che nella provincia di Bari e
nella nostra stessa regione all'inizio del secolo scorso non si sono verificati
consistenti e macroscopici sconvolgimenti urbani, così come avvenuto
in altri Paesi europei ed anche nel Nord d'Italia, sorge spontaneo domandarci:
quali sono state le vere ragioni del consistente sviluppo urbano ottocentesco
a Molfetta.
La risposta a questo interrogativo la si può sintetizzare nelle seguenti
circostanze:
1) Gli "imput" impressi all'economia della città dai processi
di sviluppo produttivo che investirono la "terra di Bari" all'inizio
del XIX secolo a riguardo delle attività agricola, artigianale, manufatturiera,
e commerciale, nonché il potenziamento della rete viaria, allorquando
venne realizzata per volere del potere borbonico l'importante strada di
collegamento fra Napoli e Bari.
2) L'ampliamento ed il potenziamento del porto, al servizio delle vicine
città di Terlizzi Ruvo e Corato per il trasporto via mare delle merci
di queste stesse città;
3) La circostanza che, a differenza di molte città limitrofe, Molfetta
sin dai primi anni dell'ottocento, presentava una sensibile espansione "extra
moenia" con la realizzazione dei quartieri Catecombe e S. Angelo, limitrofi
al Centro antico.
Per cui la città aveva una consistente dimensione topografica, più
imponente di quella di Barletta e di Trani che le conferiva il carattere
di centro abitato in progressivo sviluppo con in atto un sensibile processo
di inurbamento, seguito dal radicale mutamento della struttura socio economica
della popolazione nel quarantennio post-unitario.
Nella seconda metà dell'ottocento fra le circostanze che hanno favorito
lo sviluppo della nostra città vanno annoverate i seguenti: l'arrivo
della ferrovia statale, il notevole sviluppo delle industrie locali, e la
nascita di molti stabilimenti dediti alla produzione dell'olio, stabilimenti
per la produzione della pasta e numerose cave di pietra. Si ebbe la riforma
degli apparati amministrativi ed una efficienza, mai conosciuta prima, della
amministrazione pubblica nonché la redazione del primo Piano Regolatore
della Città, approvata dal ministero dei Lavori Pubblici il 2 maggio
1870.
Negli ultimi decenni del settecento il limite topografico della città
era costituito dall'attuali vie S.Rocco, Sergio Pansini e Largo Ponticella,
seguivano il tracciato della seconda cerchia muraria cinquecentesca. L'espansione
fu lenta e l'attività edilizia si estrinsecò nel rifacimento
di alcune strade importanti nonché dalla costruzione di nuove cisterne
di acqua piovana, per far fronte alla carenza di acqua dovuta alle continue
siccità estive.
Proprio all'inizio del secolo gli amministratori locali rivolsero maggiore
attenzione all'ampliamento del porto in quanto la pesca era divenuta la
risorsa principale della popolazione molfettese.
Nel terzo decennio del secolo scorso l'attività urbanistica si riavviò
stimolata dalla necessità di affrontare il problema igienico della
città per la scarsezza di acque che aveva investito l'intera Regione
causando l'insorgere di malattie infettive.
Mentre la città si espande nel centro antico non accadevano avvenimenti
edilizi significativi, così come era avvenuto nei secoli passati.
La sua struttura urbana non subì mutamenti sostanziali, ad eccezione
della demolizione dei tre antichi bastioni lungo la cinta muraria, verificatasi
nel 1812 (bastione dell'Arcella (B) e della Rondella (C)) e nel 1823 (bastione
della Galera (A)).
Per il centro antico ebbe, invece, inizio l'epoca dei guasti e del degrado
edilizio e demo-economico: il primo causato dalle sopraelevazioni che si
attuarono nell'ambito del tessuto urbano, l'altro determinato dalla notevole
espansione della città su zone sempre più lontane dal Borgo,
che finirono con l'emarginarlo e col farlo divenire un quartiere di povera
gente, abitato in prevalenza da marinai, operai e contadini.
Le sopraelevazioni, costruite il più delle volte senza alcun accorgimento
statico, danneggiarono e indebolirono le sottostanti murature più
antiche, le quali non hanno potuto resistere troppo a lungo all'abbandono,
quasi totale, della popolazione in questi ultimi decenni.
Le su esposte circostanze rappresentano le cause prime della rovinosa situazione
statica in cui attualmente versano le strutture portanti di circa il 50%
delle case del Borgo, il cui processo degenerativo non è soltanto
dei nostri giorni ma ha avuto inizio sin dal secolo scorso.
Le condizioni socio economiche della popolazione in quell'epoca non erano
tali da permettere agli abitanti proprietari di provvedere alla continua
manutenzione degli immobili, i quali venivano restaurati male. Si legge
nella relazione dell'ing. Giancaspro progettista del Piano di risanamento
predisposto dal Comune nel 1934, che "i proprietari in alcuni casi
provvedevano a costruire sui vecchi immobili sopraelevazioni, così
maldestramente eseguite, da provocare danni ai sottostanti muri, mentre
sotto il profilo funzionale creavano quel tipo di case promiscue in cui
alle anguste rampe delle ripide scale di legno non si accedeva per mezzo
di pianerottoli, ma attraverso le stanze abitate da altri inquilini. Lo
scorso secolo vide cadere in abbandono la città vecchia; le catapecchie
vennero cedute a prezzi vili a piccoli speculatori, oppure furono tenute
da famiglie impoverite che non potettero restaurarle, o che preferirono
abbandonare del tutto le fabbriche cadenti".