MEDIO EVO / PERIODO ANGIOINO (XI-XIIIsec.)
Una profonda modificazione Molfetta la subì nel Medio Evo. Per
trovare segni indiscussi e sicuri dobbiamo riportarci ai secoli XI e XII
epoca nella quale fiorisce in Puglia una vera e propria civiltà pugliese.
Tali segni sono dati dalla presenza del tracciato della cinta muraria costruita sulla penisola nei secoli XII e XIII, nonché delle
"emergenze edilizie" rappresentate dalle antiche chiese di :
Sant'Andrea del 1126 (ricostruita nel 1546)
dal Vecchio Duomo di San Corrado del 1236
dal Castello Angioino,ubicato sull' area di piazza municipio e distrutto nel 1416.
Nel 1300 la presenza di strutture "extra moenia", a carattere
rurale e residenziale, fa presumere l'esistenza di un suburbio vitale che
é segno di uno sviluppo demografico in atto.In quel tempo il suburbio di Molfetta era più consistente di quelle
delle città limitrofe, quasi prive di vere e proprie espansioni extraurbane
stabilmente abitate. Sulle funzioni del suburbio su come sia sorto e sui
legami col centro antico, non ci sono dubbi; si tratta della prima forma
di sviluppo viario ed insediativo fuori le mura, da considerarsi come continuazione
della pricipale arteria cittadina "extra moenia " (attuale via
Domenico Picca compresa nel successivo ampliamento cincequecentesco).
Nell'arco del XIV sec., nel documento catastale, si menziona un'area sub
comunale, in cui erano situate strutture di edilizia rurale e non, che accoglievano
le sedi di attività lavorative quali i magazzini per il deposito
dei prodotti agricoli e trappeti per la lavorazione delle olive (nel numero
di sei unità) oltre ai numerosi serbatoi interrati per la racolta
dell'acqua piovana quasi tutti in condominio come quello della "Piscina
Comune"posta lungo il tracciato dell'attuale via Domenico Picca
nell'antica via che conduceva a Ruvo.
Nelle fonti storiche è riportato che nel suburbio esistevano la bottega
di un fabbro e le case di alcuni nobili; si sa ancora che proprio dirimpetto
alla "
porta della terra" (fig 4)(I), attraverso cui si accede
in Molfetta Vecchia, esistevano numerosi siti assistenziali con annesse
chiese e cappelle.
A levante della chiesa di S. Stefano, di cui si hanno notizie fin dal
1286, era ubicata la chiesa di S. Marco, probabilmente costruita da
una colonia di mercanti veneziani, e nel 1417 la chiesa della Trinità
(attuala chiesa di Sant'Anna) presisente come piccolo convento dei benedettini.
A ponente della chiesa di S. Stefano sorgevano la chiesa di S. Maria Maddalena, aperta al pubblico alla fine del 1300.
Risulta, pure, che nel 1148 esisteva la chiesa dell' SS. Annunziata con
annesso ospedale degli appestati; sulla via Ospedale (attuale via Cifariello)
era situata, intorno al 1220, la chiesa di S. Francesco con convento,
demolito nel 1888 per far posto all'attuale mercato al minuto del pesce.
Cosicché, nel tardo Medio Evo (XIII - XV sec.), preesistevano in
uno spazio urbano limitato due ospedali con annessi siti assistenziali e
due conventi, dando luogo ad un consistente nucleo di strutture collettive,
in cui si svolgevano attività religiose e sociali, oltre ad un buon
numero di abitazioni. Per cui il suburbio fino a quel tempo, aveva la forma
di un esteso agglomerato, cioé di un vero e proprio "Borgo"
residenziale, costituito da un tessuto edilizio denso e compatto nella zona
prospicente la "porta" di accesso alla città vecchia e
più rado lungo il curvilineo tracciato viario che collegava l'antico
borgo all'entroterra, in direzione di Ruvo, delineando l'area su cui, nei
secoli successivi si è sviluppato il quartiere "Catecombe",
formatosi tra la fine del cinquecento ed il sei- settecento. Si può
così dire che, anche a Molfetta, come in altre città medievali,
si sono avuti diffusi ampliamenti fuori le mura, con l'inserimento nella
periferia urbana dei primi conventi e delle prime chiese dei Francescani
e dei Benedettini.
Circa le ragioni del locale fenomeno espansionistico c'è da interrogarsi
sulle sue cause, se cioé questo avvenimento sia attribuibile alla
mancanza di aree edificabili nel Centro Antico, oppure a circostanze di
altra natura.La prima ipotesi non appare attendibile perché, tra la fine del 1400
e gli inizi del 1500, il Borgo Antico non era completamente saturo di costruzioni,
come testimoniano i documenti che fanno cenno ad una piazza interna ("pletea") ubicata a ridosso della "Porta Della Terra" (I), quasi in
corrispondenza dell'attuale via Piazza, nel bel mezzo del quale sorgeva
il mercato. Inoltre fanno menzione di costruzioni ubicate a ridosso della
cinta muraria di Mezzogiorno (attuale muraglia) ove, più anticamente
preesistevano i "pagliari" rappresentati da costruzioni precarie
con strutture lignee ricoperte con teli di paglia. Allora è da pensare
che le ragioni dello sviluppo espansionistico e, soprattutto, della presenza
dei numerosi siti conventuali e assistenziali, siano ascrivibili ad altri
fattori: ad esempio al grande spirito religioso che, ad iniziare dal 1100,
pervase le popolazioni dell'Italia centrale. Altra motivazione potrebbe
ricercarsi nella circostanza che l'accentuarsi delle calamità, malattie
di vario genere, epidemie di peste, la mancanza di igiene personale degli
abitanti, unito all'aumento della popolazione, determinarono il fenomeno
della beneficenza, tant'è che, grazie al trasferimento di ricchezze
da famiglie nobili e benestanti a istituzioni assistenziali e religiose,
sotto forma di carità, in quel tempo sorsero quasi ovunque, case
di cura per malati infetti, ospedali ed opere simili.
Tali strutture per non subire le condizioni di insalubrità che pervadevano
l'antica città furono appunto costruite fuori le mura. In relazione
a quest'ultima ipotesi si spiegherebbero le presenze dell'Ospedale dei Crociati
(1095) e dell'Ospedale di S. Filippo e Giacomo (1143), in località
"Cala S. Giacomo" , a circa 2 Km a ponente dalla città.
All'interno del Centro Antico, che all'epoca era perimetrato da una cinta
muraria comprendente tre bastioni (della Galera (A) , della Rondella (C)
e dell'Arcera (B)), di cui allo stato attuale non si conservano più
tracce, si segnalava la presenza di 18 case date a censo variamente distribuite
nella penisola. Queste erano localizzate in via S. Orsola (complesso edilizio
del Mar de Passaro già esistinte nel 1200 ), in via Scibinico, via
S. Maria de Principe (attuale via Morte), in via Forno, ed in via S.Pietro
(solo in questa via si contavano nove abitazioni), in via Macina e, infine,
intorno al Duomo Vecchio.
Al centro di queste zone sorgeva come già detto la vasta piazza
destinata a luogo di mercato. Dal lato opposto alla "porta della Terra",
verso settentrione, era situata l'antica chiesa di S.Andrea (attuale
Chiesa di S. Antonio) costruita nel 1126, distrutta durante il
"Sacco" 1529 e ricostruita nel 1546.Ipotizzando all'epoca la forma del borgo antico, può configurarsi
una ellisse con asse longitudinale in direzione Est-Ovest, condizionata
a Settentrione dall'andamento naturalmente curvilineo della costa. Di quel
tessuto edilizio le strade principali erano la Via S. Orsola e la Via S.
Maria De Principe (Via Morte), denominate vie "Maiori", che rappresentavano
gli assi connettivi dell'aglomerato abitativo modellatosi nelle aree di
influenza degli organismi più rappresentativi costituiti, a levante,
dal castello Angioino , al centro, dalla Chiesa di S. Andrea , a Ponente
dall'antico Duomo. Vale a dire da quelle "Emergenze" che,
simboleggiando i centri dei più importanti interessi politici, amministrativi
e religiosi della città, orientarono lo sviluppo del tessuto urbano
strutturandone la trama viaria.
Una prima considerazione, alla luce di questa congettura morfologica della
città antica, riguarda il suo impianto urbanistico costituito da
una strada principale in direzione Nord-Sud (cardo) e da alcune vie trasversali
che sboccano su di essa, che non può essere di origine romano, così
come si é più volte sostenuto. In realtà di una strada
principale, identificabile con l'attuale Via Piazza, non é fatta
menzione in nessuno dei documenti del tempo. Questa strada si é formata
per effetto della successiva saturazione edilizia del preesistente spiazzo
già esistente nel 1500.Invero, gran parte degli edifici prospicienti Via Piazza sono stati costruiti
in epoca più recente, tra il '600 e il '700, come vedremo in seguito.
Ciò risulta sia dalle date riportate sugli
spigoli di alcuni manufatti
(vedi ad esempio quello compreso fra le Vie S. Andrea e Piazza, e quello
compreso tra Via Piazza e Via Morte, sia dal carattere distributivo
delle loro murature portanti, diverso da quello seriale delle unità
edilizie costituenti la struttura centrale del nucleo antico.
E' noto che nel medioevo gli schemi stradali (anche quelli classici a scacchiera
o radiocentrici) non furono mai applicati come regola fissa o secondo un
criterio unitario, ma in base alla natura del terreno e alle necessità
di vita. Quindi si formarono organismi urbani lontani da ogni astrazione
e perfettamente rispondenti ai bisogni locali per i quali, fermo restando
il senso di estetica e di praticità degli abitanti, si determinò
una sensibile differenziazione dei tipi formali.
Nell'andamento irregolare e contorto delle strade seguenti le curve di livello,
nel caso di insediamenti collinari, ovvero il profilo della costa, nel caso
di insediamenti sulle rive del mare, come Molfetta, si riconosce una delle
principali caratteristiche dell'urbanistica medievale.
Proprio lungo la costa Adriatica esiste il maggior numero di insediamenti
a schema urbano del tipo "orientato" o a "spina di pesce",
la cui forma é legata a specifiche funzioni che, come la pesca, si
svolgevano negli spazi antistanti o laterali agli insediamenti e richiedeva
una particolare integrazione di penetrazione tra il nucleo urbano e lo spazio
produttivo. Esempio di tipologie a "lisca di pesce" sono riconoscibili
nelle forme di diversi abitati costieri e lagunari che si affacciano nell'Adriatico,
a partire dalla laguna veneta fino alla Puglia.
A tal proposito si ricordino le cittadine di Chioggia, di Curzola sulla
costa Dalmata, di Francavilla a Mare e, più vicinde a noi, di Barletta,
Trani e Mola di Bari. Gli schemi medievali di tutte queste città,
di formazione spontanea, in quanto derivati da specifiche condizioni ambientali,
sono simili a quello del nostro borgo, sia per la tipologia del tracciato
viario sia per la conformazione stretta, allungata e curvilinea degli isolati
edilizi, in cui le unità abitative -che si affacciano sulle vie pubbliche-
sono disposte a doppio pettine e sono strutturalmente divise da setti murari
longitudinali.
Altra caratteristica morfologica ricorrente negli schemi urbani di queste
città, oltre che di Molfetta Vecchia, è rappresentata dalla
diversificazione funzionale degli slarghi (o delle piazzette), dalle varici
e dagli incroci viari a baionetta, nonché dalla presenza nel tessuto
edificato, di edifici emergenti costituenti poli di orientamento del tessuto
urbano tanté che se il vecchio Duomo ed il distrutto castello
Angioino rappresentarono per il nostro borgo strutture architettoniche
connesse ad esigenze sociali (religiose e politiche) che, al cospetto della
circostante edilizia minore, costituirono vere e proprie "emergenze".
Nondimeno è stato per Barletta il Castello Svevo, per Trani il Duomo
e il Castello Federiciano, per Curzola il Duomo di San Marco. Come pure,
la antiche fortificazioni del nostro borgo, successivamente inglobati dagli
edifici ubicate sulle frange periferiche della penisola, hanno avuto i medesimi
caratteri costruttivi (spessori murari, materiali impiegati, strombature
verso l'esterno, dimensioni in altezza) e le stessse dimensioni difensive
e di perimetrazione urbana di quelle realizzate, per esempio, a Curzola
quando, nel Medioevo, l'abitato fu diviso dal corpo dell'isola con lo scavo
di un fossato recinto dai veneziani con poderose mura.
Per quanto riguarda la difesa questa è affidata, secondo il classico
esempio di Venezia (come in Bari Vecchia) all' andamento labirintesco delle
vie. In Molfetta l'andamento delle strade decumane o parallele è
curvilineo, con
bruschi cambiamenti di sezione ; dall'unica via
meridiana (via Piazza) le decumane si dipartono a "spina di pesce"
innestandosi a due a due "a baionetta" e non in proseguo sulla
stessa direzione. L'invasore doveva essere indotto continuamente dai frequenti
inganni panoramici in vie obbligate entro pericolose strozzature, dove la
difesa da parte degli invasi era più facile: questa difesa era praticata
al di sopra dei tetti per mezzo dei frequentissimi
cavalcavia
che univano le case, permettendo un passaggio quasi continuo da un fabbricato
all'altro al di sopra dei tetti. Al di fuori di queste necessità
belliche, la pianta della città provvedeva alla difesa dal vento
dominante (il Greco) e dai venti impetuosi (Tramontana) con diversi accorgimenti:
orientamento di massima parallelo da Sud-Est a Nord-Ovest; gli imbocchi
e sbocchi agli estremi erano talora difesi da bruschi risvolti della strada
e quasi sempre bloccati da fabbricati a schiera disposti a ridosso delle
mura e pressoché inaccessibi dall'esterno; l'unica via meridiana
era parimente bloccata a Settentrione, nel senso meridiano vi erano pochi
attraversamenti.
Da queste considerazioni può ritenersi quindi accettabile il principio
che lo sviluppo dell'agglomerato antico di Molfetta non sia avvenuto attraverso
un disegno precostituito, ma si è attuato spontaneamente, in conseguenza
di determinanti di ordine orografico ed ambientale, oltre che di avvenimenti
sociali, religiosi politici ed economici, tutti quanti relazionati ai principi
di praticità e di estetica insiti negli abitanti dell'epoca, tanto
da far sembrare la morfologia del borgo medievale frutto di un unica composizione
urbana.
Da segnalare, infine, nel contesto in esame, la presenza di altri edifici
di rilievo quali:
- la chiesa di S. Salvatore (1083) all'angolo di via Salvatore e Piazza;
- la chiesa di S. Antonio (1235) nei pressi della porta della terra;
- la prima chiesa di S. Pietro
(1174)sulla stessa area di sedime di quella attuale che fu ricostruita nel 1660;
- la chisa di S. Nicolò (non più esistente) e la casa dei
templari del 1148, retrostante l'attuale palazzo del municipio ;
- ed il Palazzo De Agno del 1300 in via Mammone.