CENNI STORICI DI MOLFETTA

Sull' origine di questa città ci sono molte opinioni. Secondo Antonio Lupis pare essere stata fondata da Enea; secondo Cristoforo da Forlì, da Mauro compagno di Ulisse. Secondo il Lombardi é stata fondata dopo l' eccidio di Troia 500 anni prima di Roma, tesi avvallata dal ritrovamento di templi pagani in stile dorico. Divenuta poi importante ed appetibile come tutte le colonie greche della zona, con l'ingrandimento dell'Impero fu assoggettata dai romani. Sotto l' egemonia romana prese il nome di "Res-pa" ossia "Res Publica" .
Resta da definire come ci sia stata la trasformazione da "Respa" a "Molfetta". Il Rubensi afferma che, quando l' imperatore Costantino trasferì la sede del suo impero in Oriente, due navi della sua flotta, naufraghe, approdarono sugli scogli della Dalmazia; e non volendo lì stanziarsi, per l' asprezza di quei luoghi, decisero di fare rotta verso l' Italia e capitare nella nostra terra, apparsa cosi "bella, ridente e cara" che la denominarono Mel-fatta, (ossia dolce come il miele). A questo il Giovene aggiunge che molti di Ragusa e Scebenico, essendosi uniti alla colonia romana approdata in Dalmazia, la seguirono nel suo viaggio a Respa, alla quale vollero, per cambiare, ettribuire il nome di Melfia o Melfatta dalla città di Malfa presso Ragusa nella Schiavonia loro antica patria; e quelli di Scebenico, per conservare una memoria della loro antica patria, denominarono una strada "Scebenico". La dominazione romana si evince anche dall' arme che è identico a quello di Roma e dal nome autentico di Via Piazza detta "dei Romani".
Dopo la caduta dell' impero romano nel 432 Molfetta subì varie invasioni barbariche per quasi quattrocento anni: verso la fine dell' VIII sec. ci fu una guerra tra Longobardi e Bizantini, con esito positivo per quest' ultimi i quali, nei seguenti duecento anni, si incorporarono alle popolazioni locali, con conseguenti scambi di idee e cultura. La dominazione bizantina durò sino al XI sec., fino a quando anche i Saraceni, Greci e Longobardi lottarono per il controllo della città. Intorno al 1050 giunsero a Molfetta i Normanni guidati da Guglielmo d' Altavilla che sopraffecero le altre tribù. Conseguenza di tale guerra fu la parziale o totale distruzione delle numerose torri presenti in Molfetta, solo poche delle quali ancor oggi ben identificabili. Durante il dominio Normanno fu costruito l'ospedale dei crociati.
Nel 1137 Ruggero il Guiscardo divenne re delle due Sicilie, e Molfetta fece parte del reame e rimase in tale situzione per due secoli circa. Alla dinastia normanna successe la casa Sveva e nel 1195 avvenne l' annessione del Regno di Napoli al Sacro Romano Impero. Molfetta nel 1198 divenne città Regia ed appartenne al dominio di Federico II il Barbarossa. Quando l'ultimo erede al trono, Corradino, fu ucciso, e la casa sveva fu estinta per sempre a favore del governo Angioino più esoso e tirannico, il sistema feudale tornò con grande forza.
Quindi a metà del XIV sec. Molfetta aveva tre ceti: l' aristocrazia, la borghesia, che aveva il controllo della città, e la classe operaia. Classi che erano sempre in contrasto fra loro e che sovente davano vita a vere e proprie guerre cittadine. Nel 1381 alla dominazione angioina successe Carlo di Durazzo il quale conferì la signoria della città ai Del Balzo che razziavano continuamente la città. Alla morte di Carlo successe Ladislao che voleva ristabilire ordine nella città, attenuando gli attriti tra l'aristocrazia la borghesia e la classe operaia; il 25 Aprile del 1399 concesse a Molfetta il privilegio della fiera: otto giorni consecutivi in occassione della festa patronale della Madonna Dei Martiri. Nel 1414 Ladislao morì dopo aver conseguito la pace, incrementato il commercio ed il numero delle navi cittadine. A questi successe sul trono del regno di Napoli sua sorella Giovanna II, che ebbe come consigliere il molfettese Lodivico Gadaleta; il potere cittadino andò al conte Giacomo della Marca. Attraverso il Gadaleta, Molfetta riottenne il privilegio di città regia, ma la regnante volle che una guarnigione di soldati si stabilisse nel castello della città. Ma appena arrivate, le truppe dettero segni di insubordinazione tanto da provocare la rivolta dei cittadini che attaccarono il castello e lo ridussero a pietre e polvere. Attraverso la mediazione del Gadaleta, nell'ottobre del 1416, Giovanna II emise un editto di indulgenza generale e accordò all' Università di Molfetta la conferma della sua demanialità e come altre città del reame Molfetta dovette pagare il dazio a Napoli. A tale scopo fu redatto il "Liber Appretii" che accatastò le attività socio economiche del paese. Dalla "pergamena" si evince un economia principalmente agraria, basata sulle vigne, mandorle e soprattutto olio, la cui produzione superava il fabbisogno della cittadinanza stimolando lo scambio con le navi provenienti da altri centri europei ed asiatici. A questo si aggiunge una forte attività marittima, che fece di Molfetta la seconda flottiglia da pesca in Italia dopo Genova.
Per la successione al trono del regno delle Due Sicilie si ebbero grandi contrasti fra gli angioini ed aragonesi, fino al 1516 quando Carlo V divenne re di Spagna e delle Due Sicilie. I nobili molfettesi, volendo rendere omaggio al nuovo re nel 1519 mandarono Enrico lo Passeri a Madrid. In Molfetta sorse, a tal proposito, una lotta fra nobili e popolari: il Passeri fu il prescelto degli aristocratici ed i plebei si opposero per il fatto di non aver partecipato alla scelta. Nonostante questa lite, il Passeri andò in Spagna a visitare Carlo V, ma giunto a Molfetta fu subito ucciso da un popolano: si riaccese così l'antagonismo fra i due gruppi e l'episodio fu uno degli incentivi per il "sacco" del 1529.
Il combattimento fra Spagna e Francia scoppiò nel 1521 per la conquista della Lombardia e per il Regno delle due Sicilie. Molfetta interessata agli eventi della guerra pattegiò ora per la Francia ora per la Spagna. Fu Antonio Bove ad insinuare tra i plebei il sospetto che gli aristocratici volessero affidare la città ai francesi; i popolani assalirono i nobili nella dogana, i quali riuscirono a scampare al pericolo grazie all'intervento di alcuni popolani. A causa della discordia dei due gruppi, il ministro di guerra di Carlo V inviò un rinforzo di soldati per sedare gli animi. Per sfuggire all'ira del re, molti nobili chiesero protezione al principe di Melfi, Sergianni Caracciolo alleato dei francesi a Barletta. Il Caracciolo volle occupare la città e il 18 Luglio del 1529 s'imbarcò con i nobili fuorusciti e l'esercito, mentre, per via terra, i soldati francesi si avviarono sotto Carafa. Colta impreparata, Molfetta, fu sottomessa dai francesi, nonostante la perdita dei due generali invasori. Questa fu la causa per cui Molfetta venne messa "a sacco" per tre giorni. I danni furono così ingenti da essere superiori a quelli riportati nelle invasioni dei barbari, registrando circa mille morti; case ed edifici vennero arsi ed il Caracciolo fece distruggere il convento e la chiesa di S. Francesco nonché il convento di S. Bernardino.
Dopo dieci anni, venendo meno le promesse francesi, il Caracciolo fuggì e si instaurarono i Gonzaga. Durante il regno di Cesare Gonzaga fu iniziato il difficile progetto di ristabilire ordine alla città: furono costruiti nuovi casamenti e per la difesa della città fu eretto un nuovo recinto di mura. Il lavoro di risanamento fu interrotto nel 1560 quando un terremoto molto severo colpì la penisola, a cui si aggiunse la peste.
Seguì poi un periodo buio per Molfetta, dettato dal malgoverno spagnolo che imponeva tasse e razziava gli abbondanti raccolti. Nel 1714 il trattato di Utrecht assegnò al duca d'Austria Milano, la Sardegna e Napoli e quindi Molfetta passò sotto il dominio austriaco e nel 1738, dopo il trattato di Vienna, Carlo di Borbone fu coronato Re delle Due Sicilie . Con la rivoluzione francese si diffusero in Italia i sentimenti di libertà, spinti dal generale Napoleone Bonaparte che aveva assunto in Francia i pieni poteri. Nepoleone fu accolto come il liberatore ma egli spogliò l'Italia delle sue ricchezze. In quest'opera fu appoggiato da Gioacchino Murat che spogliò le chiese di Molfetta di tutte le argenterie, campane e fece distruggere le quattro porte cittadine. La sconfitta di Waterloo segnò la fine del regno napoleonico: con il Congresso di Vienna nel 1815 Molfetta tornò sotto il dominio dei borboni. Nel 1860, con l'unificazione d'Italia, il regno delle Due Sicilia passò sotto l'egemonia del re Vittorio Emanuele I. Molti furono i problemi che seguirono all'unificazione: nonostante ciò, Molfetta nel 1900 aveva 40000 ab. ed un discreto complesso industriale nonché un'ottima flottiglia da pesca.
La storia di Molfetta segue ovviamente le vicende storiche dell'Italia senza nessun avvenimento di particolare evidenza, vivendo i problemi che interessarono tutto il Sud d'Italia. Oggi Molfetta è una città lunga circa 4 km e larga 4 la sua popolazione è di circa 70000 ab. con un economia fondata sulla pesca, sull'artigianato e sulla coltura dell'olivo.