San Vito

sottofondo musicale
La Passio leggendaria del VII secolo narra che Vito era nato in una ricca famiglia di Mazara del Vallo. Rimasto orfano della madre, fu affidato alla nutrice Crescenzia e poi al pedagogo Modesto, che lo convertirono al cristianesimo.

Quando nel 303 d.C. scoppia la persecuzione di Diocleziano, Vito è già celebre a Mazara per i tanti miracoli compiuti. Il padre, non riuscendo farlo abiurare, lo denunzia al preside Valeriano che ordina di arrestarlo e torturarlo. Siccome le torture non ottengono alcun risultato, lo rinvia a casa dove il padre tenta di farlo sedurre da alcune belle donnine compiacenti; ma Vito è incorruttibile. Quando ormai Valeriano sta per arrestarlo nuovamente, un angelo appare a Modesto ordinandogli di partire su una barca con il fanciullo e la nutrice.

Durante il viaggio sino alla foce del Sele, nella Campania meridionale, un'aquila porta loro acqua e cibo. Inoltrandosi dal Cilento nella Lucania, Vito opera nuovi miracoli finché, rintracciato dai soldati di Diocleziano, viene condotto a Roma dove libera dal demonio un figlio dell'imperatore. Ma come ricompensa Diocleziano ordina di torturarlo perché si rifiuta di sacrificare agli dei. Lo immergono nella pece ardente da dove esce illeso; liberano un leone feroce che diventa improvvisamente mansueto. Infine lo sospendono insieme con Crescenzia e Modesto a un cavalletto. Mentre le loro ossa vengono straziate, la terra comincia a tremare, gli idoli cadono a terra. E’ il finimondo: Diocleziano fugge spaventato mentre gli angeli trasportano i tre martiri presso il fiume Sele dove essi finalmente muoiono, sfiniti dalle torture, il 15 giugno 303. Vito aveva, secondo la tradizione, dodici anni, ma qualche agiografo gliene attribuisce diciassette.

Il martirio in Lucania è l'unica notizia attendibile perché nel Martirologio Gerominiano alla data del 15 giugno si legge "In Lucania Viti". Tutto il resto è frutto di leggende non controllabili storicamente, compresa la nascita in Sicilia.

Nel medioevo fu annoverato tra i santi ausiliatori e invocato per parecchie malattie, come la corea o ballo di San Vito, l’epilessia, l’isteria, le ossessioni e l’idrofobia, forse perché aveva guarito il figlio indemoniato dell’imperatore. Vito, il cui nome latino Vitus, forse un derivato da vita, aveva negli ambienti cristiani del IV secolo un valore augurale di salvezza spirituale, giungeva alla straordinaria cifra di 34 patronati: proteggeva, fra gli altri, farmacisti, birrai, albergatori, bottai e calderai, muti e sordi, vignaioli, attori e ballerini. Lo si invocava persino contro fulmini e saette.
Generalmente lo si rappresentava nelle sembianze di un fanciullo con vesti monacali oppure in vesti rinascimentali con ampio mantello e mazzocchio sul capo. Nell’area germanica è invece veniva rappresentato spesso come un fanciullo che emerge da una caldaia posata sul fuoco ardente oppure con la palma del martirio.



Approfondimento       Indietro