La fine

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Spentasi a poco a poco l’originaria ispirazione religiosa, l’ordine si trasformò in così in una potenza economico-politica, attivamente inserita nelle lotte feudali e talvolta in conflitto con i sovrani. Nel 1291 si ritirarono nell'isola di Cipro, poi si sparpagliarono nei loro immensi possedimenti europei, e il Gran Maestro, con ciò che rimaneva del tesoro comune, tornò a stabilirsi a Parigi.

L’abitudine alla vita militare, il lungo soggiorno in Oriente, le ricchezze avevano già da lungo tempo alterato i loro costumi, così come la purezza della dottrina; attorno ad essi si creò pertanto un largo movimento di ostilità, sostenuto da accuse, tradimenti e prevaricazioni.

Un loro conflitto con gli Ospitalieri decise Clemente V a sopprimere l’ordine. Filippo il Bello si impadronì della maggior parte delle loro ricchezze che dovevano passare, per ordine del Papa, agli Ospitalieri; venne istituito un processo, stigmatizzato da Dante in versi famosi; il Gran Maestro

Giacomo de Molay e 138 cavalieri che si trovavano a Parigi reclamavano contro l’ingiusta spoliazione; arrestati e costretti a confessare con la tortura, furono condannati come eretici e molti bruciati su un’isoletta della Senna (13 ottobre 1307). In Inghilterra, Spagna e Portogallo, i Templari furono espropriati dei loro possessi .

Nel 1309, quando gli interrogatori ripresero, i templari si dimostrarono assai più reticenti: 36 di essi morirono sotto la tortura.

Nel Concilio di Vienna (Ottobre 1311), la colpevolezza dei Templari non fu riconosciuta, ma il Papa decise ugualmente la soppressione dell’Ordine ( Bolla Vox in excelso, 3 aprile 1312).



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