Epigrafe che si trovava, alla fine del secolo scorso, in una parete della cripta, dove non è stata ancora ricollocata, a conclusione degli ultimi lavori di restauro. Vi si legge:

+AN(NO) MILLESIMO) DUECENTESIMO) VIGESIMO) MENSE) OCTUBR(IS) DIE XVIIII

P(RE)SUL BISA(N)T(US) IACET HIC VIR NOMINE QUA(N)T(US)

CA(N)TET(UR) S(AN)C(TU)S CLERI SIT GLORIA CA(N)T(US)

UT D(EU)S O(MN)I POTE(N)S LOCET IP(S)U(M) SEDE SUP(ER)NA

NEC SI(BI) P(RO) VETITO NOCEA(N)T PECCATA PAT(ER)NA

Q(UI)SQ(UI)S ADES CHR(IST)U(M) ROGITES UT PARCAT EIDE(M)

Traduzione:
«Nell'anno 1220, nel giorno 18 del mese di ottobre.Qui giace il Vescovo Bisanzio, quanto sia esaltato per fama l'uomo come santo, sia la gloria del canto del clero, affinché Dio onnipotente lo collochi nella sede suprema, né a lui siano di ostacolo i peccati paterni. Chiunque tu sia, prega Cristo affinché lo perdoni».

 

I rapporti con contemporanee iscrizioni provenienti da S. Margherita in Bisceglie confermano l'autenticità della lapide in questione, supposta un rifacimento del secolo XIV. È utile sottolineare che nel 1220, una data che precorre di oltre un settantennio quella della Consacrazione del 1295, un Vescovo, Bisanzio, venisse già tumulto in Cattedrale.