Epigrafe posta sulla facciata della chiesa, a sinistra di chi entra, a più di tre metri da terra. È difficilmente decifrabile:

+BRANE UT PULCHRU(M) TEGIT OS ET MEMBRA

SEPULCHRU(M)

FASANI PROLES QUA(M) MORTIS MAXIMA MOLES

LESIT ET ANTE DIEM) VITE DEDIT ULTIMA FINEM

CUI PRECIBUS PETRI DET CHR(ISTU)S GAUDIA CELI

Traduzione:
«Così un bel sepolcro racchiude il volto e le membra di Brane, prole di Fasano, che la forza della morte distrusse del tutto e, prima del tempo, l'estrema vita recò al termine; a lui, per le preghiere di Pietro, Cristo conceda i gaudi del cielo»

 

Avanzare una ipotesi di datazione pienamente attendibile non è semplice, tuttavia, l'esame paleografico condotto ha indotto alla conclusione che questa fosse la lapide più antica rinvenuta in Cattedrale; inoltre la tipica grafia di alcune lettere suggeriva allo studioso il confronto con una iscrizione del Castello di Trani, ove si fa menzione del nome di Federico 11 (1194‑1250), probabile indizio di datazione.