IL PRESBITERIO

Si eleva dal piano della navata con scalinata di tre gradini; sull'ultimo è collocata la balaustra mistilinea, formata da intarsiate lastre marmoree a traforo di svariato disegno con interposti pilastrini. Dinanzi al presbiterio s'innalza il maestoso arco trionfale a tre ordini rientranti impostato su una struttura architettonica articolata a due semipilastri e da una semicolonna, ornati da capitelli compositi e posati su largo e alto stibolate. Un altro arcone a doppio profilo è impostato sui pilastri angolari dell'abside. Detto arco e l'arcone trionfale hanno in chiave un angioletto. Gli arconi laterali comprendono ciascuno due archi acuti, sorretti da pilastri polistili con doppio toro. Sui quattro arconi, mediante interposti pennacchi, è poggiato il tamburo ottagonale in tufo della cupola, aperto in ogni lato da finestre rettangolari e concluso da calotta emisferica. Al centro del presbiterio è eretto l'altare maggiore a forma lievemente convessa, di pregiato marmo verde egiziano e in marmo giallo di Siena. L'Altare Maggiore di stile barocco fu costruito nel 1666 e consacrato nel 1888, come si rileva dall'epigrafe posta nel braccio destro del transetto. Nell'abside, fino ad alcuni decenni fa, era collocato il pregevole quadro dell'Annunziata(foto di archivio) di Bartolomeo Vivarini (foto di archivio). L'arciprete Francesco Bux permise che venisse trasferito nella pinacoteca provinciale, lasciando nell'Inventario Parrocchiale una nota attestante che "qualora detto quadro bisognasse alla Chiesa potrà ritirarsi". Tutti i tentativi fatti in seguito per riottenerlo sono riusciti vani perché l'Amministrazione Provinciale ha sempre risposto che la Chiesa di Modugno ne rimane proprietaria, ma che é conveniente che il quadro sia conservato e ammirato nella Pinacoteca. E' riportata la seguente descrizione del dipinto del Vivarini fatta da Mario Salmi: "Un tempo la tavola era sull'altare maggiore (della chiesa di Modugno) come parte mediana di un polittico che nella predella aveva i 12 apostoli, secondo risulta da una tradizione. E conviene immaginare la pala sul tipo di quella della galleria di Venezia proveniente dalla cattedrale di Conversano. Sotto il quadro si legge in un cartellino : Opus Factum Venetiis per Bartholomeum Vivarinum de Muriano -1472. Sebbene la scritta attribuisca l'opera alla scuola e non al maestro, se vogliamo seguire la distinzione morelliana, un esame delle forme ci persuaderà che essa appartiene invece veramente a Bartolomeo. Il dipinto é eminentemente realistico. L'angelo araldo di Dio é un giovane ricciuto dai tratti vigorosi non piacenti e quasi volgari; la Madonna ripete l'atteggiamento consueto a quello che assume quando il pittore la dipinge con gli occhi socchiusi e la testa inclinata come per assentire. Perfino la mano sinistra con le tre dita medie unite e le estreme divaricate, ha il solito movimento di altre Madonne di Bartolomeo. I contorni sono neri e taglienti; il disegno sentito e tormentato nelle vesti increspate di pieghe, netto e sicuro nel volto e nei capelli, sapienti le ombre livide sfumate in viola per ottenere un efficace risalto plastico. All'aspra metallicità del segno si uniscono note coloristiche brillanti e festose nel degradante colore delle ali dell'angelo, nella tunica rosso-marrone, che gli effetti del velluto e nel rosso chiaro del manto con riflessi sulfurei, ripresi in contrapposto nelle vesti della Vergine. Nel 1472 l'artista si era distaccato dall'arte goticizzante del fratello; più ampio nelle forme, aveva sviluppato con l'influsso squarcionesco il suo crudo realismo, era quasi "all'apice della sua forza rude" ( L. Venturi). E nessuno dei deboli aiuti della sua bottega avrebbe saputo esprimersi come nel quadro di Modugno, sia nei riguardi dell'esecuzione che del sentimento, sacrificato nelle opere pi tarde del Vivarini ad una ricerca di tecnica. La scena é raccolta nell'intimità della casa: le figure sono così vicine quasi da toccarsi. Sul fondo, da una finestra aperta, si scorge una campagna verde finita con una chiarità lagunare. Sul davanzale é un vaso bianco a ornati turchini; sopra un lucernaio a vetri, a sinistra una porta riprodotta con infinita cura nell'imposta di legno; a destra appare, attraverso una tenda rossa, il lettuccio grigio lameggiato di oro. Quell'indugiarsi nel ritrarre con fedeltà l'ambiente prelude alla " Nascita della Vergine " del trittico di S. Maria Formosa, e l'aggruppamento piacevole é solo superato dall'Epifania Morgan. Se qualcosa nuoce al nostro pannello ed appare condotto con trascuratezza é l'Eterno in alto fra quattro rossi Serafini e la colomba raggiosa che s'avvia alla Madonna ; ma si tratta di un particolare secondario che non vieta di attribuire l'intero dipinto al maestro. Il volto della Madonna é danneggiato da ridipinture ad olio, il manto é annerito". Michele Gervasio aggiunge: " Ai danni lamentati dal Salmi oggi si é riaperto con un sapiente amoroso restauro che fa onore al pittore Mameli. Così possiamo meglio ammirare la minuziosa precisione di tutti i particolari: dal vaso con la pianticina, sul davanzale della finestra tutto cesellato di arabeschi, agli alberetti, in lontananza, del mite paesaggio; dalla fisionomia ingenuamente sorniona dell'Eterno, al giglio dell'angelo che sembra effondere delicato profumo nell'intimo ambiente. I colori brillanti e puri sono ritornati alla loro primitiva freschezza in questo quadro così dolce come un mattino di primavera; tutto palpita in un inno di luce e nell'armonia della dorata atmosfera". Circa l'esecuzione del dipinto risulta che il polittico fu ordinato nel 1470 dal canonico Lodovico Canco di Venezia. I bracci del transetto hanno la volta a pi crociere. La parte terminale del braccio destro costituisce la sezione inferiore del campanile. A sinistra dell'abside vi é la cappella di San Nicola da Tolentino, il cui altare ha fregi di pesante barocco. Su stibolati laterali si innalzano due colonne tortili con rilievo di fogliame portanti una trabeazione dentellata, con fregio ornato da decorazioni varie; ai lati due alti acroteri a forma di pigne. Sovrasta la nicchia un piccolo dipinto su tela raffigurante la Madonna di Costantinopoli. Nell'attico vi é una tela, in una cornice sagomata, raffigurante la Madonna della Cintura, di ignoto autore.

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