PERIODO STORICO E CONDIZIONI SOCIALI
Alle soglie del XVIII sec., quando Bari era ancora sotto
il dominio borbonico, in essa si contava una popolazione di circa 18.000
abitanti addensata entro le mura della Citta' Vecchia, il cui tracciato
meridionale corrispondeva a quello degli attuali fabbricati di P.zza Massari
e di quello settentrionale del Corso Vittorio Emanuele. La citta'
stretta fra il castello, le mura ed il mare, occupava interamente la penisoletta
triangolare all'estremita' settentrionale sulla quale era sorta circa
duemila anni prima. Essa si sviluppava in un tessuto edilizio molto compatto,
in una condizione urbana di forte degrado e difficilmente risanabile.
L'indiscriminata crescita demografica porta' ad una
presa di coscienza, da parte delle autorita', in merito ad una ormai
sempre pi organizzata ed ordinata espansione della citta' oltre il
perimetro urbano. Infatti, al contrario di quanto era accaduto per altre
citta' pugliesi, Bari non aveva mai avuto espansione fuori dalle mura
che ormai non adempivano piu' al loro ruolo di difesa della comunita'.
Inizialmente non furono presi dei veri e propri provvedimenti
a riguardo, lasciando invece mano libera ad interventi parziali, di sopraelevazione
o di riempimento di spazi vuoti, come corti e piazze, che deturparono ulteriormente
il tessuto urbano. Fu soltanto il 27/11/1789, che i sindaci Carlo Tanzi,
eletto dalla nobilta' cittadina, e Michelangelo Signorile, rappresentante
del popolo, fecero ufficialmente richiesta al Re affinche' concedesse
il permesso di edificare un Borgo oltre le mura.
Finalmente un dispaccio reale, emanato da Ferdinando IV
nel 26/2/1790, accordava " agli amministratori del pubblico Governo
della citta' " l'implorato " permesso di fabbricare
il Borgo fuori dal di lei recinto attuale, per la estensione e comodo della
medesima popolazione. "
Nonostante l'approvazione ufficiale in merito alla concessa
espansione della citta', non poche furono le obiezioni mosse dalla
potente nobilta' feudale che si era opposta anche in altri contesti
alle spinte riformatrici, attuate nel Regno di Napoli da parte dei sovrani
" illuminati ".
In aggiunta, lungo tutto l'arco delle trasformazioni politiche
portate dal periodo napoleonico, tra la fine del regno del Borbone illuminista
e l'avvento di quello restauratore, intercorre il varo, assai laborioso,
della realizzazione del Borgo di Bari. Esso, fu reso possibile, dalla piu'
importante riforma che i regni di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat
attuarono, la cosiddetta eversione della feudalita'. Con la legge
del 2 agosto del 1806 si dichiaro' abolito il diritto feudale, attribuendo
allo Stato tutte le giurisdizioni Baronali con i relativi proventi. Con
la successiva legge del 1 settembre dello stesso anno, si stabili' che
i demani baronali ed ecclesiastici fossero suddivisi tra i Comuni e i baroni.
Tra i provvedimenti, senz'altro benefici, si deve aggiungere il gran fervore
che mirava alla costruzione di opere pubbliche, fatte all'epoca di Murat,
e la divulgazione dell'istruzione pubblica, secondo i piani elaborati dal
Cuoco e dal Galdi.
Il borgo vide la luce nel 1813, quando venne posta la prima pietra da Gioacchino
Murat. La prima concessione di suolo fu data nel febbraio del 1815, anno
in cui terminava il regno di Murat. La prima casa costruita si ebbe nel
luglio del 1816, con i Borboni gia' tornati sul trono di Napoli.