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LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (BASILICATA)
martedì 30 giugno 1987

MATERA-Cosa può spingere un gruppo di insegnanti della scuola dell'obbligo (elementari e media inferiore) a seguire un corso di fotogrammetria? La domanda non è retorica se si tien conto che la fotogrammetria è un particolare metodo di rilevamento di manufatti attraverso l'uso di strumenti ottici che consente la lettura dell'immagine in tre dimensioni ed in qualsiasi scala. Quindi una materia altamente tecnica di sicuro interesse per un ingegnere o un architetto, non certo per un professore.
Eppure la risposta c'e ed è «elementare». L'esigenza di approfondire una tecnica che rientra nel più complesso linguaggio fotografico, la cui attualità e indiscutibile se solo si faccia mente locale al fatto che l'immagine (televisiva, fotografica) rappresenta una delle prime forme di impatto del bambino con la realtà che lo circonda, da trasmettere, successivamente, ai propri allievi non solo per farne apprezzare appieno il valore scientifico e culturale, ma anche e soprattutto per mettere i giovani studenti nelle condizioni di meglio conoscere il proprio habitat.
Per queste motivazioni le sei insegnanti (Maria Carmela Altieri, Tonia Latela, Lucia Linzalone, Pierina Potenza, Maristella Saponaro) coordinate dalla prof. Maria Rosaria Romaniello hanno seguito per intero il corso di «primi elementi di fotogrammetria», tenuto da Pietro Grimaldi, presidente della Fondazione italiana fotogrammetria architettonica, e ne sono state complessivamente soddisfatte.
L'iniziativa partita dalla Romaniello coordinatrice del circolo di cultura dell'immagine «Leeds 1852» è stata messa a punto di concerto con la cattedra di fotogrammetria architettonica della facoltà di ingegneria di Bari, diretta dal prof. Antonio Daddabbo e con la Regione Basilicata che ha erogato il finanziamento e posto a disposizione la sede del centro servizi culturali di Matera.
In prospettiva, l'intento che si vuole conseguire è di porre gli allievi, già dalle elementari, dinanzi ai problemi della realtà che li circondano, seppure in debita proporzione con le capacità di apprendimento proprie della infanzia, e che condizionano le vivibilità dell'ambiente urbano. Il progetto, che rientra in un quadro di attività universitarie peraltro già sperimentate, con risultati più che interessanti, in alcune scuole del capoluogo pugliese, ipotizza la realizzazione di una città in miniatura, ottenuta con il ricorso ad elementi modulari, ideata dai bambini con l'impiego della tecnica fotogrammetrica e con l'uso del computer. L'obiettivo è che attraverso la «gestione» di questa città si inneschi nel giovane allievo un processo di analisi critica della realtà circostante che lo abitui ad osservarla e studiarla con il metodo induttivo-sperimentale. Le docenti sono del parere che i risultati ottenuti dal corso rafforzano l'esigenza di avviare, già nelle scuole primarie la formazione di nuove figure professionali destinate a utilizzare le «nuove tecnologie».
Ermanno Pennacchio