MATERA-Cosa può spingere un gruppo di insegnanti della scuola
dell'obbligo (elementari e media inferiore) a seguire un corso di fotogrammetria?
La domanda non è retorica se si tien conto che la fotogrammetria
è un particolare metodo di rilevamento di manufatti attraverso l'uso
di strumenti ottici che consente la lettura dell'immagine in tre dimensioni
ed in qualsiasi scala. Quindi una materia altamente tecnica di sicuro interesse
per un ingegnere o un architetto, non certo per un professore.
Eppure la risposta c'e ed è «elementare». L'esigenza di
approfondire una tecnica che rientra nel più complesso linguaggio
fotografico, la cui attualità e indiscutibile se solo si faccia mente
locale al fatto che l'immagine (televisiva, fotografica) rappresenta una
delle prime forme di impatto del bambino con la realtà che lo circonda,
da trasmettere, successivamente, ai propri allievi non solo per farne apprezzare
appieno il valore scientifico e culturale, ma anche e soprattutto per mettere
i giovani studenti nelle condizioni di meglio conoscere il proprio habitat.
Per queste motivazioni le sei insegnanti (Maria Carmela Altieri, Tonia Latela,
Lucia Linzalone, Pierina Potenza, Maristella Saponaro) coordinate dalla
prof. Maria Rosaria Romaniello hanno seguito per intero il corso di «primi
elementi di fotogrammetria», tenuto da Pietro Grimaldi, presidente
della Fondazione italiana fotogrammetria architettonica, e ne sono state
complessivamente soddisfatte.
L'iniziativa partita dalla Romaniello coordinatrice del circolo di cultura
dell'immagine «Leeds 1852» è stata messa a punto di concerto
con la cattedra di fotogrammetria architettonica della facoltà di
ingegneria di Bari, diretta dal prof. Antonio Daddabbo e con la Regione
Basilicata che ha erogato il finanziamento e posto a disposizione la sede
del centro servizi culturali di Matera.
In prospettiva, l'intento che si vuole conseguire è di porre gli
allievi, già dalle elementari, dinanzi ai problemi della realtà
che li circondano, seppure in debita proporzione con le capacità
di apprendimento proprie della infanzia, e che condizionano le vivibilità
dell'ambiente urbano. Il progetto, che rientra in un quadro di attività
universitarie peraltro già sperimentate, con risultati più
che interessanti, in alcune scuole del capoluogo pugliese, ipotizza la realizzazione
di una città in miniatura, ottenuta con il ricorso ad elementi modulari,
ideata dai bambini con l'impiego della tecnica fotogrammetrica e con l'uso
del computer. L'obiettivo è che attraverso la «gestione»
di questa città si inneschi nel giovane allievo un processo di analisi
critica della realtà circostante che lo abitui ad osservarla e studiarla
con il metodo induttivo-sperimentale. Le docenti sono del parere che i risultati
ottenuti dal corso rafforzano l'esigenza di avviare, già nelle scuole
primarie la formazione di nuove figure professionali destinate a utilizzare
le «nuove tecnologie».
Ermanno Pennacchio