BARI - Il colpevole torna sempre sul luogo del delitto. E i ladri che
hanno preso di mira il laboratorio di Fotogrammetria architettonica di Santa
Scolastica, mercoledì notte, sono tornati a fare visita, per l'ennesima
volta, alla struttura. E questa volta hanno colpito per due notti di seguito.
Ma non hanno portato via niente, solo l'apparecchio di segreteria telefonica.
"La tecnica è sempre la stessa: vengono sfondate le porte in
legno, ma resta miracolosamente intatta la porta in cristallo che dà
l'accesso al laboratorio di fotogrammetria" si legge nella ennesima
denuncia del professor Antonio Daddabbo, responsabile del laboratorio e
docente di Fotogrammetria applicata. E prosegue: "L'alieno continua
ad accanirsi contro ]la segreteria telefonica (staccata nel corso della
prima visita e trafugata durante la seconda). Il materiale fotografico viene
esposto alla luce provocando la distruzione della documentazione fotogrammetrica
dei monumenti danneggiati dal terremoto".
La nuova denuncia è stata inviata per conoscenza questa mattina dal
professor Daddabbo al Rettore del Politecnico di Bari, e ai direttori amministrativo
e del Dipartimento di Disegno tecnico industriale e della rappresentazione.
La storia dei furti al laboratorio di Fotogrammetria inizia nell'agosto
1993, quando furono ritrovati tutti i computer sul terrazzo. Nel gennaio
1994, poi, è la volta dello scanner, ritrovato dai carabinieri per
la strada. E a novembre dello stesso anno scompaiono invece tutti i computer
esistenti in laboratorio: rubati. A dicembre del 1995 risale un misterioso
allagamento del laboratorio e, esattamente dopo un anno, nel dicembre 1996,
l'ultimo computer esistente viene ritrovato al piano terra. Poco prima,
nel settembre del 1996, vengono rubati gli strumenti per la manutenzione
ordinaria dell'autografo. "Il valore delle apparecchiature (oggetto
di un accordo con la Regione Puglia) supera il valore di duecento milioni,
ma nessun provvedimento è mai stato preso per la loro tutela",
aggiunge Daddabbo che più volte ha chiesto al Politecnico di migliorare
i sistemi di sicurezza. L'ultima lettera di sollecito risale al dicembre
del '95.
Una struttura di cui il professor Daddabbo è fiero: "Sto riversando
su Internet i risultati ventennali della mia attività didattica e
di ricerca per cui ho avuto modo di fare un ottimo esame di coscienza che
mi consente di essere orgoglioso e rimettermi al giudizio dei posteri".
E parlando della .sua attività didattica e di ricerca il professor
Daddabbo si illumina: "L'università per me è come una
bottega: il professore è il maestro, lo studente è l'apprendista.
Il professore deve spiegare, approfondire gli argomenti e non limitarsi
a sterili lezioni dinanzi a trecento persone. L'università deve essere
produttiva e gli studenti devono poter verificare concretamente quello che
imparano: se sono stimolati rendono al meglio e vengono motivati. E nel
mio laboratorio è così".
Una posizione forse scomoda che - adombra lo stesso Daddabbo - gli ha creato
qualche nemico.
''Dulcis in fundo, sul nuovo elenco telefonico, il numero del laboratorio
non solo è stato eliminato dalla pagina del Politecnico, ma figura
tra i laboratori privati con la semplice dicitura "laboratorio di fotogrammetria
architettonica"
Tra i suoi nemici il professor Daddabbo individua persone all'interno della
stessa struttura universitaria. Un sospetto "già segnalato nella
denuncia ai carabinieri dopo gli ultimi atti vandalici del 1996" afferma.
Daddabbo nella sue denuncia fa nomi e cognomi parlando di "attività
tesa ad ostacolare l'attività didattica nel settore della fotogrammetria".
E conclude: "Al momento oltre che effettuare la denuncia burocratica
del furto della segreteria telefonica (acquistata per il 60 per cento con
i fondi di ricerca) non chiedo altro che l'attivazione di una segreteria
direttamente presso la Telecom, indispensabile per supplire alla mancanza
assoluta di personale .
Mina Sinibaldi