Fino al secondo dopo guerra, più o meno fino agli anni '60, il "tessuto sociale" di Selva di Cadore era molto omogeneo, ma non per questo povero, se paragonato alla vita di allora comune a tutte le popolazioni, particolarmente di montagna. Tutti esercitavano l'agricoltura e la zootecnia e tutti avevano una discreta esperienza di attività artigianali; alcuni inoltre esercitavano qualche attività complementare (mugnaio, fabbro, sarto, calzolaio, ecc.).
  Rarissimi erano coloro che non erano inseriti in questo contesto sociale: il medico, i due parroci, il segretario comunale, la levatrice, i maestri; quando però questi erano originari di Selva (cosa rara, ma che talora fortunatamente avveniva, in particolare per i maestri) allora anch'essi, pur distinguendosi per il loro ruolo, partecipavano alla vita e alle abitudini. della comunità.
  Per tutti la vita era scandita dal ritmo dei lavori e delle stagioni, dalle ricorrenze religiose (il Natale, le Rogazioni, la Settimana Santa, le sagre dei Carmini, di San Lorenzo e della Madonna Assunta, la festa dei Santi) e dalle fondamentali tappe della vita di ogni uomo in ogni tempo: la nascita, il matrimonio, la morte.
  Alcuni momenti tuttavia ebbero, specialmente in questi ultimi secoli, sempre maggiore rilevanza come tappe e situazioni caratterizzanti della vita: il periodo scolastico, la coscrizione, il servizio militare e, per una parte sempre più consistente della popolazione, l'emigrazione.
  La scuola ha avuto a Selva sempre grande importanza: in un primo tempo furono i curati di Santa Fosca e di San Lorenzo che, assieme ai loro compiti religiosi e di assistenza spirituale, svolsero quello di maestro, insegnando a "leggere, scrivere e far di conto". Quando poi furono istituite scuole regolari con l'obbligo della frequenza non vi fu praticamente nessuno che non le frequentasse e tutti lo facevano con grande profitto. Le statistiche sull'analfabetismo in provincia hanno sempre visto Selva agli ultimi posti.
  Il maestro, come del resto sempre avviene nonostante il mutare dei tempi, non era soltanto un "insegnante" ma anche un "educatore": per questo tutti conservavano con amore la foto scattata con i propri compagni di scuola e ricordavano i detti dei loro maestri: "Il maestro De Mattia diceva...", "la maestra Monico ci insegnava...".