Primo elemento: le strade. Al tempo del cacciatore del Mesolitico e poi per parecchi millenni la nostra vallata è stata certamente collegata con le vallate vicine da sentieri. Vito Pallabazzer ha scritto nel giornale "L'Amico del Popolo" di "sentieri della Preistoria" che congiungevano la Val Fiorentina con le vallate vicine, uno dei quali doveva passare per Forada. In effetti Forcella Forada dal 1000 d.C. fino agli ultimi decenni del secolo scorso fu il principale collegamento tra Selva e "il resto del mondo". Di là sono venuti i nostri antenati; attraverso Forada sono stati mantenuti con il Cadore i collegamenti civili, giuridici, ecclesiastici e le amicizie, le conoscenze, le parentele; attraverso Forada passavano i commerci e i traffici. Naturalmente c'erano collegamenti anche con le altre vallate vicine. Ma, nonostante la "mobilità" dei nostri vecchi, di fatto la Val Fiorentina era del tutto isolata.
    Un grande elemento di "progresso" fu perciò la costruzione delle strade. Prima quella che attraverso Marzeluch collegò Selva con Caprile; poi la strada della Staulanza che realizzò il collegamento con Zoldo e Longarone; più tardi la strada che, attraverso Colle S. Lucia, portò verso Livinallongo e la strada delle Dolomiti; ultima la strada del Passo Giau che congiunse Selva a Cortina. Altro fattore di progresso, legato allo sviluppo delle strade e appena abbozzato nei primi decenni di questo secolo: il turismo. Con le strade si sviluppò una piccola ricettività alberghiera, cominciarono i primi campeggi, si costruirono le prime "seconde case".
    Con le strade arrivarono anche le prime automobili, i primi camion, i primi collegamenti con autocorriere.
    Un "progresso" lento, che migliorava la qualità della vita senza tuttavia arrecare danni notevoli all'ambiente e al territorio.
    Egualmente poco danno all' ambiente, ma grande miglioramento della vita della gente, portò l'utilizzazione dell'acqua del Cordon per la modesta ma preziosissima centrale elettrica che già dai primi anni di questo secolo permise di sostituire nelle case e nelle stalle le candele e le lampade a petrolio.
    Poi nel secondo dopoguerra, a partire dagli anni '60 , il "progresso" si è fatto vorticoso. La qualità della vita è migliorata enormemente: non più le grandi fatiche di una volta per avere appena di che sopravvivere, ma benessere generalizzato, buona o discreta disponibilità di mezzi finanziari, possibilità di tempo libero e in ogni famiglia tutti i comfort della vita moderna, dall'automobile alla televisione, dalla lavatrice al telefono.
    Un "progresso" enorme, in uno spazio brevissimo di tempo, dovuto all'esplosione del "terziario", cioè del turismo e al contemporaneo abbandono del "primario", cioè dell'agricoltura e di tutte le attività ad essa collegate.
    Un "progresso" che ha avuto un notevole impatto con il territorio e l'ambiente: l'abbandono dell'agricoltura e della pastorizia sta portando il degrado di pascoli, prati, campi fienili, stalle e di quant'altro legato al "primario", come ad esempio molini e fucine. Il bosco, che nei secoli scorsi per avere spazio vitale era stato tenuto lontano come una minaccia alla vivibilità dell'ambiente, sta ora rapidamente riconquistando vasti terreni accerchiando ogni anno più tutti i villaggi.
    Non solo. La "domanda turistica" ha portato ad una forte attività edificatoria su tutto il territorio con costruzioni, in prevalenza "seconde case", sparse ovunque con una grande lievitazione del prezzo sia dei terreni edificabili che delle case.
    Dal cacciatore del Mesolitico fino ad oggi, tre, dunque, possono essere i principali periodi di "progresso" individuabili, ciascuno con risvolti positivi sulla qualità della vita dell'uomo (cosa che è comunque sempre fondamentale) e con diverso impatto negativo sull'ambiente:
    - primo periodo: dall'uomo del Mesolitico al primo millennio d.C., caratterizzato da caccia e pastorizia, con modesti vantaggi per l'uomo e piccole e non significative ripercussioni sul territorio;
    - secondo periodo: secondo millennio, dal 1000 circa d.C. fino al secondo dopoguerra negli anni '50-'60, con notevole sviluppo dell'agricoltura e delle attività artigianali (e per un certo periodo anche di quelle industriali), con grande miglioramento delle condizioni di vita, a cui fa riscontro un progressivo e con intenso sfruttamento del territorio con modifiche anche profonde dell'ambiente;
    - terzo periodo: ultimo trentennio, dagli anni '60 ad oggi, contraddistinto da rapidissimo miglioramento della qualità della vita con una parallela e altrettanto rapida modificazione dell'assetto del territorio, sotto gli occhi di tutti ma non ancora completamente percepita per gravità dei suoi esiti.
    L'uomo per il suo "progresso" (vale a dire per migliorare le condizioni di vita) ha sempre dovuto rapportarsi con il territorio e con l'ambiente e agire su di essi modificandoli per trarne vantaggio. E' una legge della vita valida ieri e valida anche oggi. Ma tra ieri e oggi c'e una differenza: le modifiche di ieri erano relativamente modeste e, comunque, giustificate dalla dura necessità della lotta per la sopravvivenza; le modifiche di oggi, facilitate da ingenti capitali e da eccezionali mezzi tecnici, sono invece molto grandi e non sono legate a impellenti necessità di sopravvivenza, ma soltanto all' "avere di più" (come in tutti i frequentissimi casi di "speculazione").
    Ecco dunque una domanda: quello di oggi è davvero "progresso" o non rischia invece di ritorcersi negativamente, come un boomerang, finendo per peggiorare, anziché migliorare, la "qualità della vita" di Selva?