Dapprima gli insediamenti, per lo più legati alla pastorizia, erano con tutta probabilità del tipo "malga con abitazione" ed erano posti in zone climaticamente protette e provviste di acqua. In questi luoghi (ad esempio Pescul, Toffol, Marin) si cominciò a tagliare il bosco, si fecero delle radure, si costruirono stalle per gli animali e abitazioni per l'uomo. I primi luoghi ad essere abitati furono quelli più vicini alle zone di provenienza dal Cadore: prima Pescul, poi via via le altre località fino a raggiungere Zardin, Villa, Solator e Fiorentina.
   All'inizio gli insediamenti stabili erano piccoli nuclei, i cui componenti, per il privilegio di rimanere tutto l'anno sul territorio, pagavano una concessione alle regole di Mondeval e di Festornigo di San Vito di Cadore, proprietarie del territorio della Val Fiorentina. Questi nuclei si svilupparono in aggregati di varie famiglie e costituirono la "vila", formata da un numero sempre più alto di famiglie.
   A questo punto l'aspetto del territorio, già modificato dagli insediamenti stagionali e poi da quelli stabili, cominciò a mutare rapidamente: il crescere delle famiglie portò ad allargare gli spazi occupati dalle case della "vila"; si formarono via via nuove "vile", con ulteriore occupazione del territorio; ma soprattutto fu necessario sviluppare l'attività agricola per la sopravvivenza della popolazione.
   Poiché il territorio utilizzabile per l'agricoltura era poco, si fu costretti a concentrare l'attività edificatoria, con la caratteristica formazione di numerosi centri abitati, appunto le "vile", a forte densità abitativa, per non sottrarre prezioso territorio all'agricoltura.
   La ricerca di terreni coltivabili portò ad un disboscamento generale di tutto il territorio attorno alle "vile" per ricavarne campi per la coltivazione dei cereali e della fava e per farne prati che fornissero il fieno per il bestiame durante il lunghissimo periodo invernale.
   Gli insediamenti, i disboscamenti e le attività agricole si svilupparono lungo tutto il versante sulla destra orografica del torrente Fiorentina per un motivo molto semplice: l'orientamento e il suo sviluppo da Est a Ovest, nonostante l'altitudine (dai 1300 metri di Solator agli oltre 1500 di Toffol) permetteva una esposizione costante al sole in tutte le stagioni sia d'estate che d'inverno (ad eccezione di Pescul, dove il sole d'inverno "passava basso") e in tutte le ore del giorno.
   Per il motivo opposto della mancanza di sole, nessun insediamento si ebbe sul versante del Fertazza, salvo Fiorentina e i prati di Crignola.
    A partire soprattutto dal secolo XIV alle attività agro-silvo-pastorali si aggiunsero anche le attività artigianali e "industriali". Era iniziato infatti lo sfruttamento intensivo delle miniere di ferro del Fursil, nel territorio di Colle S. Lucia, proprio ai confini con Selva e delle miniere di Gruoipa in territorio di Selva (nella zona dell'attuale cimitero di S. Lorenzo). Questo comportò una notevole immigrazione e l'avvio di nuove attività, come quella dei carbonai che producevano e trasportavano il carbone dolce, o dei fabbri per la lavorazione del ferro, per il quale funzionava addirittura una fonderia.
   Questa nuova situazione portò a una ulteriore profonda modificazione del territorio della Val Fiorentina: l'aumento della popolazione stabile costrinse a estendere le terre coltivabili. Gli abitanti di Toffol e di L'Andria coltivarono campi fino a 1600 metri di altitudine, raggiungendo con i loro seminati le località di Somasief e Pien de Colò; per la produzione del fieno furono reperiti prati ad alta quota, in Fertazza, in Possedera e nelle zone alte soprastanti il paese (le Frene). Ci si spinse fino a falciare i ripidi pendii, o "pale", sottostanti le rocce del Piz del Corvo (Rivigè, Saulon, Palemoze) e sotto il Monte Cernera (Pale de Matia, Palota), fino a raggiungere le disagiate e pericolosissime cengie (o "viéi"), a duemila metri di altitudine.
   L'estendersi dei prati riservati allo sfalcio portò come naturale conseguenza un generale disboscamento e la creazione di una fitta rete di sentieri, di strade, di ponti e di "pedãn" su tutto il territorio.
   Negli ultimi secoli vi furono nuovi mutamenti: cessarono le attività legate allo sfruttamento delle miniere e vi fu un impoverimento generale, che portò ad una forte emigrazione.
   Ma sostanzialmente l'aspetto del paese rimase immutato fino a tutta la prima metà di questo secolo, vale a dire fino a dopo il secondo dopo guerra. Le "vile" rimasero nelle stesse dimensioni dei secoli precedenti, campi e prati continuarono ad essere lavorati intensamente per la sopravvivenza; i pascoli fornirono alimento prezioso per le centinaia di mucche del paese.
   Poi, a partire dagli anni '60, in questi ultimi tre decenni, tutto cambiò. Prima lentamente, poi vorticosamente. Fino al punto che non solo oggi il "cacciatore di Mondeval de Sora" non riconoscerebbe più la vallata, ma la troverebbe molto (o totalmente!) diversa perfino chi l'avesse vista per l'ultima volta soltanto quaranta o cinquant'anni fa.
   Per rispondere alla domanda "come era il nostro paese?", abbiamo dunque individuato quattro periodi:
   - primo periodo, a partire dall'epoca del Cacciatore di Mondeval (7.000 anni fa circa) fino alla fine del I millennio a.C.;
   - secondo periodo, caratterizzato da caccia e pastorizia, per tutto il primo millennio d.C.;
   - terzo periodo, terminato appena una trentina di anni fa, negli anni '60, coincidente sostanzialmente con il secondo millennio d.C., durante il quale per l'intensa, continua, intelligente e talora disperata attività dell'uomo vi fu una forte e caratterizzante trasformazione del territorio;
   - quarto periodo, l'attuale, in corso da due o tre decenni, di forte e radicale trasformazione di tutte le componenti precedenti del territorio.
   Le fotografie che seguono in questa sezione, ci mostrano come era Selva nella fase finale del terzo periodo, che aveva visto la grande lotta dell'uomo per la sua sopravvivenza nella nostra valle.
   Sono fotografie che vanno dalla fine del secolo scorso fino a una quarantina d'anni fa. Alcune sono molto belle; altre, anche se rovinate o sbiadite dal tempo,sono assai interessanti; tutte, per chi ha mente attenta e cuore aperto, sono molto istruttive.