Com'era una volta il nostro paese? Ma "una volta", quando?
Se il "cacciatore de Mondeval de Sora" , che ora riposa nel nostro museo, si alzasse e riprendesse il suo arco per tornare a caccia, non riconoscerebbe più la vallata. Allora, infatti, circa 7.000 anni fa, la Val Fiorentina era tutta coperta da bosco. Un bosco fitto, che si era sviluppato dopo l'ultima glaciazione, raggiungeva una quota al quanto superiore all'attuale limite . Non c'erano le radure dove sorgono gli attuali centri abitati con attorno i terreni a seminato, il prato e il pascolo. I torrenti, dal Fiorentina al Codalonga, dal Cordon al Loschiesuoi, avevano una quantità molto maggiore di acqua, proveniente dai numerosi nevai e ghiacciai a bassa quota.
Il paesaggio rimase così per millenni, col ghiacciaio del Pelmo che di secolo in secolo diventava sempre più piccolo e la vegetazione che, di anno in anno, avanzava lungo i detriti morenici e i ghiaioni dolomitici.
Questo ambiente, sostanzialmente sempre identico nonostante l'alternarsi di epoche fredde ed epoche più calde, per millenni fu animato solo da cacciatori. La loro presenza non era però significativa: non dovevano essere in molti e comunque erano sempre "di passaggio".
Verso la fine del primo millennio avanti Cristo la valle cominciò ad animarsi: non più soltanto cacciatori, ma anche pastori. Greggi sempre più numerosi cominciarono a percorrere le zone alte, oltre il limite del bosco, dove c'erano abbondanti pascoli, dalle zone del Passo Giau a Mondeval de Sora, da Possedera e Fertazza alle zone di Staulanza, Forada, Forcella Roan.
Da dove venivano questi pastori? Probabilmente dalle zone del Cadore, già abitato da alcuni secoli. Questa provenienza trova un riscontro nell'appartenenza, dalla fine del primo secolo avanti Cristo, del territorio di Selva al Municipium romano di Julium Carnicum, e ha una prova storica inequivocabile nelle iscrizioni rupestri del monte Civetta, del Coldai e del Col Davagnin, proprio sul monte Fertazza.
Queste iscrizioni, dei primi secoli della nostra era, sono costituite dalle parole "FIN BEL IVL"; "fin" significa "fines", cioè "confini"; "bel" è l'abbreviazione di "bellunati" cioè degli appartenenti al Municipium romano di Bellunum e "ivl" è l'abbreviazione di "iulienses" cioè degli appartenenti al Municipium romano di Julium Carnicum. Tutta la Val Fiorentina, quindi, comprendendo anche il territorio verso il Civetta, a partire dall'attuale Col dei Baldi, dalla Val Possedera e dal Monte Fertazza, era assegnato, codificando evidentemente una situazione precedente, allo sfruttamento dei pascoli da parte degli "iulienses", vale a dire dei pastori cadorini.
La situazione durò così, con cacciatori e pastori che animavano la vallata, per tutto il primo millennio dopo Cristo, fino all'epoca alto-medioevale, quando avvennero alcuni fatti nuovi.
Verso il 1000 dopo Cristo, infatti, nella Val Fiorentina, come del resto in tutte le altre "vallate alte" delle Dolomiti si è intensificata la presenza dell'uomo: non più soltanto cacciatori e pastori, ma anche boscaioli e ricercatori di minerali (ferro, ad esempio, e piombo). Tutta questa gente, proveniente dalla Val del Boite, portò nella Val Fiorentina alcuni consistenti insediamenti stagionali, che col tempo, probabilmente verso il XII secolo dopo Cristo, si trasformarono in insediamenti stabili.
Da allora il paesaggio, che era rimasto sostanzialmente immutato per millenni, cominciò a cambiare per l'attività dell'uomo.