Sul vocabolario della lingua italiana si legge che l'ergonomia è "la disciplina che studia le condizioni e l'ambiente di lavoro per adattarli alle esigenze psico-fisiche del lavoratore".
Oggetto di questa ricerca è "Il rilievo scientifico come strumento di conoscenza dell'architettura e della città", quindi anche il rilievo, come tutti gli strumenti di lavoro, non può non tener conto delle leggi dell'ergonomia.
1 - La lettura del rilievo.
Quali sono le condizioni di lavoro dell'utente del rilievo? Allo stato attuale, nella quasi totalità dei casi, il rilievo viene fornito su supporto cartaceo, con fogli di grande formato, che, per la lettura, richiedono un grande piano di appoggio ed una continua mobilità dell'utente. La logica ergonomica, invece, prevede per l'utente una comoda sedia, una determinata inclinazione della testa, il posizionamento di uno schermo ad una distanza di osservazione ottimale, entro un ben preciso cono visivo. La rappresentazione digitale consente il rispetto di tutte queste condizioni, facendo scorrere sullo schermo tutte le informazioni esistenti (testi, fotografie e disegni interattivi) e asicurando, grazie a Internet, la fruibilità delle stesse da più stazioni di lavoro, poste anche a grande distanza l'una dall'altra.
2 - Gli strumenti per il rilievo.
L'impiego delle nuove tecnologie, indubbiamente, ha aperto nuovi orizzonti al rilevatore, ma questi, spesso per scarsa professionalità, perde di vista l'obiettivo finale del rilievo stesso. Esaminiamo alcuni strumenti:
2.1 - la fotografia. L'esistenza sul mercato di una vasta gamma di ottiche ed il loro uso improprio, ha dato scarsa credibilità alla documentazione fotografica: basti pensare all'uso indiscriminato di ottiche grandangolari, che, oltre ad alterare la rappresentazione della realtà, spesso vengono utilizzate per la redazione di fotomosaici.
2.2 - la stereoscopia.Il rapporto base/distanza, nella ripresa fotogrammetrica, non dovrebbe andare oltre 1/5 (già abbastanza scomodo), che corrisponde al rapporto medio tra la nostra distanza interpupillare (6-7 cm.) e la distanza minima di osservazione (25 cm.). L'avvento della fotogrammetria digitale, sia pure allo scopo di migliorare la precisione, ha spinto questo rapporto fino a 1/2, il che farebbe presupporre che l'uomo possa osservare stereoscopicamente un oggetto posto a 6 cm. dagli occhi (occorre solo provarci!).
2.3 - la ripresa fotogrammetrica. Il ricorso al caso normale, in fotogrammetria, ha le stesse motivazioni dell'impiego dell'obiettivo normale in fotografia. Si tratta semplicemente di consentire, all'utente, l'osservazione del modello fotografico in condizioni simili a quelle con cui egli è abituato ad osservare la realtà in cui vive. Oggi, invece, si fa ricorso sempre più spesso alla ripresa ad assi convergenti, conseguenza immediata dell'uso di un rapporto base/distanza non ergonomico o dell'errata similitudina della macchina fotografica all'occhio umano. In ogni caso, questa condizione di ripresa, variando, sui due fotogrammi, lo sfondo esistente alle spalle dell'oggetto fotografato, impedisce di fatto l'osservazione stereoscopica.
2.4 - Il teodolite elettronico. L'eliminazione del "libretto di campagna" nel rilievo è una grande conquista e questo il teodolite elettronico lo consente, ma illudersi di ridurre il rilievo dell'architettura al rilievo di un insieme di punti, comunque grande, rappresenta un gravissimo equivoco. Oggi, grazie alle camere metriche digitali, con l'ausilio di un computer portatile ed un buon lavoro di programmazione, il teodolite elettronico consente già in campagna il collaudo della ripresa e, pertanto, risulta impensabile continuare ad effettuare la ripresa fotogrammetrica ed il rilievo dei punti di appoggio indipendentemente l'una dall'altro.
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