Per la sperimentazione erano disponibili otto computers Macintosh, tutti con monitors a colori e 4/10 Mb di memoria RAM. Il linguaggio di programmazione, previsto per tutta la sperimentazione, era HyperCard, del tipo "object oriented", la cui semplicità avrebbe dovuto consentire all’insegnante un facile aggiornamento dei programmi adottati. L’insegnamento dell’uso del computer avveniva tramite programmi autodidattici e l’opera di tutoraggio era svolta da studenti appartenenti alla "Fondazione Italiana Fotogrammetria Architettonica". L’approccio al computer era affidato al programma "Benvenuto in Macintosh", che trasformava l’insegnamento in un videogioco: non esistevano i voti né la simpatia o antipatia dell’insegnante. Il computer non perdonava, o si capiva ciò che chiedeva e si operava nella maniera giusta, oppure il programma non andava avanti. Considerato che era possibile scegliere tra diversi mestieri e professioni, per essere cittadini di Barilandia non era obbligatorio conoscere l’uso del computer, anche se ciò significava perdere la sfida con una macchina! Tutti gli uffici comunali di Barilandia erano gestiti da un unico impiegato ed una stazione di lavoro. La scelta dell’ufficio comunale desiderato avveniva o leggendo il titolo di uno dei volumi rappresentati sul monitor, oppure selezionandolo da menu. Era possibile, così, conoscere tutti i cittadini, attraverso il libro anagrafico o l’album fotografico o, infine, tramite il registro delle carte d’identità, le quali differivano da quelle dei grandi perché, in più, avevano immagazzinato la voce del titolare. Per la ricerca di un qualsiasi documento era valida la funzione "cerca" e "cerca il prossimo" di Macintosh: per conoscere i fotografi di Barilandia, era sufficiente richiamare da menu la voce "Cerca" e, sulla finestra di dialogo, scrivere la parola "fotografo". In tempo reale, compariva sul video la carta d’identità di chi alla voce "professione" riportava la scritta "fotografo". Con la funzione "cerca il prossimo" era possibile esaminare le carte d’identità di tutti i fotografi. Utilizzando la funzione "riordina" era possibile riordinare tutte le carte d’identità secondo il nome, il cognome, la strada di residenza o la professione. Inutile parlare dell’ordine e della chiarezza del carattere di scrittura presente in ogni documento: era insuperabile!. Di fronte alla meraviglia dell’insegnante per i progressi fatti nella scrittura, il bambino cercava quasi di... scusarsi: "è il computer che sceglie il carattere e lo centra sul rigo", oppure "è il computer che corregge gli errori!". Il commento dell’insegnante a questo tipo di risposta era "Ah, comodo così!", eppure poteva essere l’occasione per entrare nello spirito della ricerca. Sarebbe stato sufficiente chiedere all’alunno: "come può, una macchina, correggere ciò che un uomo scrive?". Sarebbe stata l’occasione per chiarire che il computer non capisce proprio niente, ma è solo capace di eseguire rapidamente dei comandi, programmati precedentemente da una persona. Quando verifica l’ortografia, il computer non fa altro che confrontare ogni parola dello scritto con tutte quelle che contiene in memoria, anzi, siccome non sa leggere, per confrontare due parole, è costretto a confrontare tutti i caratteri e la loro posizione. Dunque non è giusto parlare di correzione ortografica, ma di verifica ortografica: infatti il computer, quando incontra un termine diverso da quelli memorizzati, non fa altro che avvertire della presenza di un termine sconosciuto e, attraverso una finestra di dialogo, proporne la sostituzioni con altre parole aventi gli stessi caratteri. In sostanza il computer fa molto più che segnare un errore in rosso o blu. Ma era impossibile spiegare tutto ciò a chi non si era mai seduto davanti ad un computer e quando Enrico, il bambino che vediamo in fotografia (sopra), si è trovato a spiegare al Direttore didattico della propria scuola il funzionamento del computer, si è trovato in grosse difficoltà. Era stato molto più semplice spiegarlo ai propri compagni: il direttore non sapeva nemmeno cos’erano il "mouse", la "finestra", il "menu", lo "stack". Come avrebbe potuto Enrico, con tutto il suo entusiasmo, convincere il Direttore didattico a introdurre il computer nella propria scuola elementare?