Il sogno di avviare la costruzione di Balillandia è stato sempre il filo conduttore della ricerca ed è stato sempre utilizzato quale stimolo per affrontare qualsiasi problema. Il primo contatto con le costruzioni LEGO ha messo subito in chiaro che il sogno non era facilmente realizzabile: per rappresentare una qualsiasi cosa, bisogna conoscerla bene. Una conferma di questo principio era data dalla facilità con cui molti bambini riuscivano a rappresentare, con i mattoncini, alcuni personaggi dei cartoni animati, quali i Puffi. Per la costruzione delle case, invece, c'era tanto da imparare, a cominciare dall'uso dei colori. Ancora una volta si poneva il problema di una didattica corretta: bisognava guidare il bambino nella costruzione, senza impedirgli di utilizzare la propria fantasia. Il principio adottato è vecchio quanto il mondo: osservare ciò che hanno fatto gli altri, capirne il funzionamento, scoprire eventuali difetti, correggerli e procedere nella nuova costruzione, secondo le esigenze. In una delle classi esisteva un modello di un piccolo centro urbano realizzato con i mattoncini Lego: non restava che studiarlo, correggere eventuali difetti e ricostruirlo. Per la documentazione immediata si è fatto ricorso alla telecamera, che è stata utilizzata quale autentico strumento di lettura e scrittura, mentre il monitor, posto sulla cattedra, sostituiva la lavagna e consentiva a tutti la partecipazione alle operazioni di ripresa. Il successo di questo strumento non poteva non essere scontato: dalle riprese del plastico si è passati alle riprese dei compagni, alle interviste, all'utilizzo dell'immagine quale ausilio nella descrizione degli oggetti. Una conferma del superamento di ogni inibizione, nei confronti del microfono e dell'obiettivo fotografico, si è avuta in occasione delle riprese televisive per la realizzazione del documentario: con grande meraviglia delle stesse insegnanti, gli alunni hanno dato scarsissima importanza alla presenza degli operatori, distraendosi dal gioco solo per rispondere alle domande di chi li intervistava. Indubbiamente la parte più interessante dell'esperienza televisiva sta nella visione di quanto registrato, ai fini di una presa di coscienza del proprio modo di comunicare. Spesso i risultati che si ottengono in simili esperienze sono imprevedibili. Per esempio un giorno i bambini si sono cimentati nel descrivere ciò che mostravano alla telecamera, che inquadrava solo le manine: ebbene la voce di un bambino portatore di handicap si confondeva con le altre! Un'altra occasione in cui la telecamera ha avuto modo di mostrare le proprie potenzialità è stata offerta dalla recita, organizzata in 2° classe in occasione delle festività natalizie. Le immagini riportate non hanno bisogno di commenti, compresa quella inerente l'atmosfera di fine recita.

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