Prendiamo in esame il caso dell'abusivismo edilizio, un fenomeno che andrebbe studiato, più che represso: per controllarlo sarebbe sufficiente analizzare le immagini inviate da satellite, controllo che potrebbe essere programmato con allarme automatico o trasformato in un video-gioco per studenti. Invece pare che tutto ciò sia estremamente complicato e comunque difficile da realizzare. Proprio sul telerilevamento, durante la sperimentazione, sono state tenute alcune conferenze con diapositive dal col. Letterio Munafò, della III Regione Aerea, che ha provveduto anche ad organizzare una visita all'aeroporto militare di Bari. Contrariamente a quanto si possa pensare, questi argomenti apparivano, ai piccoli studenti, molto più semplici di quelli affrontati quotidianamente nei comuni programmi scolastici ed il motivo è molto semplice: la sperimentazione aveva come punto fisso la "centralità dello studente" e, quindi, affrontava e sviluppava argomenti posti dallo studente stesso. La stessa sperimentazione non è stata presentata come qualcosa di "programmato ed imposto", ma è nata casualmente da una conferenza sull'uso della macchina fotografica. Dalla fotografia alla fotogrammetria il passo è stato breve. Per spiegare la fotogrammetria sono stati necessari degli incontri supplementari. Lo stereoscopio è arrivato in classe e tutti hanno potuto capire, osservare e "toccare" l'immagine fotografica tridimensionale, persino quella ripresa dall'aereo. Osservando diverse fotografie è capitato che una stessa zona del terreno apparisse di differente grandezza: è stata l'occasione per parlare di scala di rappresentazione, di quota di volo e di focale dell'obiettivo. Il confronto di un'immagine ripresa da un aereo con quella inviata dal satellite non è poi una cosa tanto complicata. Non bisogna dimenticare che la televisione propina continuamente films fantascientifici e, per chi li segue, un satellite disabitato che invia solo fotografie può apparire persino antiquato! L'uso dello stereoscopio nella scuola primaria rappresenta innanzitutto una verifica del sistema visivo di ogni alunno. Infatti quando la visione binoculare esiste, il bambino, nell'indicare un punto della fotografia, pone il dito sul modello virtuale (inesistente per chi non utilizza lo strumento), mentre chi non osserva l'immagine tridimensionale indicherà un punto di una delle due fotografie. Una volta osservata l'immagine tridimensionale, per capire come si effettua una ripresa stereo non è necessario andare sull'aereo, ma è sufficiente simulare la ripresa in classe, fotografando un plastico. Senza ricorrere all'impiego complicato e pericoloso di una scala, si può disporre il plastico in posizione verticale, anzi si può tenere la macchina fotografica ferma sul cavalletto e spostare il plastico, scattando una fotografia per ogni posizione. L'insegnante ha l'occasione per mostrare cos'è il moto relativo. Dopo lo sviluppo delle fotografie, cui possono partecipare gli stessi alunni, ciascuno di questi può rendersi conto di come e quanto influiscano, sull'osservazione stereoscopica, la distanza focale della macchina fotografica, la base di ripresa e, se si prova a scattare le fotografie mentre il plastico viene spostato, si può porre persino il problema dell'intervallo di scatto e del tempo di posa. L'uso dell'esposimetro, separato dalla macchina fotografica, ne chiarisce il funzionamento e l'importanza. Si parla sempre di "input", poiché se la scuola primaria riuscisse semplicemente a porre i problemi, avrebbe assolto egregiamente al proprio compito!

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