Se nell’analisi di un qualsiasi oggetto poniamo davanti agli occhi, alla minima distanza di osservazione, una lastra di vetro trasparente, i raggi visuali descriveranno su di essa due immagini prospettiche identiche a quelle ottenibili con una macchina fotografica, dotata di due obiettivi, distanti reciprocamente quanto la nostra distanza interpupillare, aventi una distanza focale uguale alla distanza della lastra dai nostri occhi o, con più precisione, una distanza principale uguale rispettivamente alla distanza dei centri di rotazione dei due bulbi oculari dalla lastra stessa. Sostituendo l’immagine diretta dell’oggetto con le due diapositive ottenute, sistemate opportunamente sulla nostra lastra di vetro e osservate separatamente ma contemporaneamente, il nostro cervello percepirà un’immagine tridimensionale. Esso sarà tanto più fedele all’originale quanto più fedele sarà la ricostruzione, in fase di osservazione, dei due fasci di rette costituiti da tutte le posizioni assunte dagli assi visuali nell’analisi dell’oggetto.