Secondo un pensiero filosofico, il laboratorio di fotogrammetria architettonica "esiste perché c'è qualcuno che lo pensa".
Nato come laboratorio didattico, asservito al corso di "Tecniche fotogrammetriche applicate allurbanistica e allarchitettura", divenne una struttura di riferimento in Puglia grazie all'accordo con convenzione per l'uso comune di apparecchiature fotogrammetriche-elettroniche per lavvio delle operazioni di censimento e catalogazione dei Beni Culturali della Puglia, firmato il 15 gennaio 1985 tra la Regione Puglia (in persona dell'Assessore alla Cultura pro tempore Pasquale Calvario) e l'Università degli Studi di Bari (in persona del Magnifico Rettore pro tempore Luigi Ambrosi). All'accordo è allegato il progetto finalizzato "Fotogrammetria e tutela del territorio", presentato in occasione di una mostra-convegno di Fotogrammetria architettonica, organizzata a Bari nel maggio 1981, con il Patrocinio dell'Università degli Studi di Bari e degli Assessorati alla Cultura della Regione Puglia, dell'Amministrazione Provinciale e del Comune di Bari.
Il progetto era stato redatto in base ai risultati raggiunti in due occasioni: il censimento ed il rilievo dei trulli della Valle d'Itria e la campagna di rilevamento dei monumenti della Basilicata danneggiati dal sisma del 1980. Nella prima era stato curato l'addestramento all'uso della tecnica fotogrammetrica di un gruppo di giovani assunti dalla Regione Puglia in base alla legge 285, mentre la seconda rappresentava la "prova del fuoco" per l'Unità Fotogrammetrica del Corpo dei Vigili Urbani di Bari, appena costituita. Obiettivo primario era il coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado nell'opera di censimento e catalogazione dei Beni Culturali, avviando automaticamente un processo di alfabetizzazione nell'impiego dei nuovi linguaggi multimediali.
La ricerca aveva due punti di riferimento: la sostituzione del linguaggio fotografico al linguaggio grafico nella rappresentazione dell'architettura e l'utilizzo del supporto elettronico in luogo di quello cartaceo nella documentazione.
Enunciati in questo modo, i due principi possono apparire persino scontati, eppure ci sono state reazioni paradossali a questa iniziativa, che ha potuto avere un seguito solo grazie ai fondi 60% del M.U.R.S.T. e all'entusiasmo degli studenti del corso di Fotogrammetria Architettonica, alcuni dei quali, costituitisi in associazione, hanno continuato a collaborare nella ricerca anche dopo aver superato l'esame universitario.
Si racconta che Socrate fosse assolutamente contrario alla scrittura perché, secondo alcuni "non sapeva scrivere" e che, secondo Pitagora, i "matematici" (matematica = conoscere) non dovevano farsi capire dai "non matematici".
Alla luce della storia non dovrebbe essere difficile, quindi, immaginare quali siano state le conseguenze del tentativo di attuazione dei principi sopra enunciati.
Uno dei primi nodi da sciogliere riguardava il rilievo fotogrammetrico, che veniva identificato con il grafico ricavato dalle immagini fotografiche, grazie al lavoro di un "ridottissimo" numero di esperti.
Il progetto intendeva "ripristinare" il dovuto significato, cioè quello di informazioni fornite su immagini fotografiche in scala, e di promuovere un processo di alfabetizzazione per mettere "tutti" in condizioni di interpretare le "fotografie metriche" (il cui linguaggio risulta più accessibile di quello grafico).
Il problema era stato già posto in un convegno nazionale organizzato a Bari nel 1978, secondo anno di vita del corso di "tecniche fotogrammetriche applicate all'urbanistica e all'architettura". Il titolo della relazione introduttiva di questo convegno era "Inutilità in architettura e urbanistica, della semplice documentazione fotografica e del rilievo discontinuo" ed intendeva porre il dito su una piaga abbastanza nota: il nostro patrimonio architettonico subisce continue trasformazioni per colpa dell'uomo o degli agenti naturali senza essere mai sottoposto ad esami diagnostici finalizzati alla redazione di una cartella clinica, indispensabile per qualsiasi intervento di restauro.
Le due giornate, dedicate al convegno del 78, furono appena sufficienti ad aprire il dibattito, che continuò in modo spontaneo, nel terzo giorno, ne| rione "Sassi" di Matera.
L'escursione, organizzata con la partecipazione del Comune di Matera, doveva essere di supporto alla relazione introduttiva: non credo, infatti, che sul piano tipologico esista un ambiente urbano tanto complesso da competere con i rioni "Sassi" per difficoltà inerenti le operazioni di rilievo!
Che la fotogrammetria architettonica fosse l'unica tecnica idonea all'analisi di questo interessantissimo ambiente urbano era stato dimostrato ampiamente nella mostra dagli studenti, alcuni dei quali avevano persino esemplificato l'impiego della fotogrammetria inversa nel progetto di recupero.
In realtà il problema, ancora oggi di non facile soluzione, non era quello di dimostrare la validità della fotogrammetria nel restauro e nella valorizzazione dei Beni Culturali, ma piuttosto quello di rendere ufficiale il linguaggio fotogrammetrico: infatti sulla validità della fotogrammetria tutti sono d'accordo, ma le informazioni da essa fornite devono essere tradotte nel linguaggio grafico, comunemente adottato nel rilievo e nella progettazione edile. Detta operazione di traduzione, chiamata restituzione, richiede tempi relativamente lunghi oltre che apparecchiature sofisticate e, quindi, costi tanto elevati da risultare spesso sproporzionati all'intervento cui il rilievo stesso è destinato.
I rilievi eseguiti dai Vigili Urbani nelle zone colpite dal terremoto fecero esplodere il problema: la Sovrintendenza ai monumenti di Potenza, che aveva richiesto l'intervento, non intendeva prendere in considerazione l'analisi dei fotogrammi metrici, dando per scontata la restituzione grafica dei rilievi (circa 3000 fotogrammi!). La vera guerra, sfociata in un esposto alla Magistratura, scoppiò all'interno dell'Istituto di architettura e urbanistica della Facoltà d'Ingegneria di Bari. Dal verbale del Consiglio dell'Istituto di Architettura e Urbanistica del 27.1.1982 è possibile rilevare gli interventi di seguito riportati.
- Daddabbo: considerato che dopo cinque anni nessuno dei docenti dell'Istituto di Architettura accetta la possibilità di utilizzare il modello fotogrammetrico nella progettazione, risulta inutile conservare l'insegnamento in una sede nella quale non è concesso agli studenti l'applicazione di tale tecnica nell'ambito delle altre discipline.
- Fuzio: la realtà produttiva utilizza il metodo grafico. La preparazione degli studenti non può non finalizzarsi a tale realtà. Se tale disciplina viene ritenuta inutile si può procedere anche alla sua disattivazione.
- Daddabbo: si dichiara d'accordo sulla disattivazione e afferma il proposito, conseguentemente, di dimettersi dall'Università. Afferma che, comunque, va dimostrata l'inutilità della tecnica proposta e che l'esperienza dell'intervento effettuato nelle aree terremotate può essere considerata significativa in favore della stessa.
- Fuzio: afferma che nel caso dell'intervento nelle aree terremotate sono state effettuate delle "riprese" non dei "rilievi".
- Daddabbo : non concorda, affermando che si tratta di "rilievi".
La controversia sfociò in un ricorso alla Magistratura per lassenza continuata del tecnico laureato del laboratorio. E significativo quanto si legge: nella sentenza del Tribunale di Bari, passata in giudicato il 12.11.1984 "Ma se le doglianze del prof. Daddabbo, sotto l'aspetto morale, non possono non essere condivise dal Collegio per il rilievo che l'imputato, sottraendosi all'impegno delle mansioni per le quali era stato assunto, ha finito con lo strumentalizzare ai propri fini "speculativi" la ben nota e caotica situazione delle strutture universitarie -con particolare riferimento all'assetto del personale non docente-, sotto il profilo giuridico, nessun addebito di carattere penale gli si può muovere, proprio in virtù di quella "confusa" normativa universitaria che ha consentito a lui come ad altri -del pari insensibili a remore di ordine morale- certe storture dell'intero sistema".
Nel 1982, la disciplina fu trasferita presso l'Istituto di Disegno della stessa Facoltà ed il laboratorio di "Fotogrammetria architettonica" fu sistemato nel Complesso di S. Scolastica, che il Consiglio di Amministrazione dell'Università aveva ufficialmente affidato, in data 8 luglio 1983, all'Istituto stesso.
Il 15 gennaio 1985 fu firmato l'accordo con convenzione per l'uso comune di apparecchiature fotogrammetriche-elettroniche, che probabilmente colse di sorpresa le forze "culturali", la cui reazione si manifestò in maniera sproporzionata in occasione della richiesta di parere, avanzata dalla Regione Puglia, per l'utilizzo venticinquennale dell'edificio di S.Scolastica come Centro di documentazione dei Beni Culturali.
Dopo qualche rinvio la richiesta fu esaminata dal Consiglio di Amministrazione dell'Università nella seduta del 30.9.1985, dal cui verbale è possibile evincere le interferenze negative che si sono registrate. Tra queste risultano, particolarmente inaspettati, gli interventi contrari del Soprintendente archeologico per la Puglia (che inviò al Rettore un telegramma in data 23.9.85 ed una lettera in data 28.9.85) e della Sezione Beni Culturali e Ambiente della Federazione Provinciale del Partito Comunista Italiano.
Tutti, pur dichiarandosi favorevoli al Centro di documentazione, si opposero all'utilizzo del complesso di S.Scolastica, ma in realtà era l'unica cosa che non potevano vietare, sia perché il complesso di S.Scolastica era di proprietà dell'Università, sia perché il complesso stesso, con la precedente convenzione, era stato già affidato alla cattedra di Fotogrammetria architettonica della Facoltà d'ingegneria ed il progetto allegato ne vincolava, con chiara destinazione, tutti i locali. Tuttavia gli interventi sortirono l'effetto di rinviare sine die il problema, forse nella speranza che il progetto potesse diventare obsoleto.
Nel 1986, a conclusione del 3° Convegno nazionale di Fotogrammetria Architettonica, alcuni studenti, constatata, ancora una volta, l'assoluta mancanza di personale non docente nel laboratorio di S.Scolastica, diede vita all'associazione studentesca "Fondazione Italiana Fotogrammetria Architettonica", che, oltre a collaborare all'attività di ricerca della cattedra, ha autogestito il laboratorio.
La nuova associazione impose una svolta decisiva all'attività della cattedra. I convegni nazionali, organizzati con cadenza biennale per la verifica dell'attività di ricerca, assunsero carattere internazionale, richiamando a Bari esperti di fama mondiale.
All'insegna del motto "un buon rilievo è già metà progetto" i problemi della fotogrammetria sono stati posti ed affrontati con metodo, a cominciare da quello dell'archiviazione della documentazione.
Su questo argomento si è svolto a Bari, nel giugno 1991, con il patrocinio del Ministero per i Beni culturali ed ambientali, un convegno internazionale dal tema "I beni culturali ecclesiastici, problemi di archiviazione della documentazione fotogrammetrica, valori economici e sociali". Il convegno fu organizzato in collaborazione con il Convenctus Sancti Damiani di Assisi , il Consiglio Nazionale dei Geometri, il Collegio dei Geometri della Provincia di Roma, il Collegio dei Geometri della Provincia di Bari, l'ArcheoClub d'Italia (sede centrale e sede di Altamura) e l'A.N.A.S. (Compartimento di Bari).
Gli atti del convegno sono stati pubblicati nel 1994, da Levante Editori-Bari, in un volume curato da Pietro Grimaldi, presidente della Fondazione Italiana Fotogrammetria Architettonica.
Sulla base dei risultai raggiunti nel convegno è nato il programma multimediale "StereoFot", destinato alla consultazione del catalogo fotogrammetrico interattivo dei Beni culturali e presentato nell'ottobre 1991 al "XIV International Symposium" del C.I.P.A.(Comité International de Photogrammétrie Architecturale) e a Bari, nel 1993, al 2° Convegno Internazionale di Fotogrammetria Architettonica.
Intanto, con l'abbandono del Complesso monumentale di Santa Scolastica da parte del Politecnico, nel 1996, il laboratorio fu trasferito nell'attuale sede del Campus.