Il presente convegno é stato organizzato a conclusione dell'attività
di ricerca svolta dalla cattedra di Fotogrammetria Architettonica dell'Università
di Bari, nel decennio 1981-91, nell'ambito del progetto finalizzato "fotogrammetria
e tutela del territorio".
La ricerca ha preso il via con la mostra-convegno organizzata nel maggio
1981, in occasione della quale è stato aperto al pubblico un archivio
sperimentale di fotogrammetria, destinato a consentire a tutti la lettura
e trascrizione dei rilievi di alcune chiese della Basilicata, colpite dal
sisma del 1980, eseguiti dall'Unità fotogrammetrica dei Vigili Urbani
di Bari.
Scopo della mostra era, tra l'altro, quello di stimolare la diffusione
dei nuovi linguaggi di comunicazione (fotografico e numerico), anco oggi
ignorati dalla scuola.
Sono seguiti, nel 1986, il convegno su "Fotogrammetria e progetto",
nel quale é stato proposto, come ufficiale, il linguaggio fotografico
(le relazioni erano presentate con videocassette) e, nel 1988, il convegno
su "L'architettura Sacra: utenza, documentazione e progettazione".
In quest'ultimo, il problema di fondo, da cui ancora non si riesce
a venir fuori, era la rappresentazione dell'Architettura Sacra. In quanto
"bene culturale", questo, per produrre cultura, deve essere fruibile.
Nel caso di un libro, la fruibilità si risolve con la lettura dell'originale
o di una sua riproduzione. Sappiamo tutti quale contributo abbiano dato
i libri al processo di alfabetizzazione : ancor oggi Manzoni e Dante sono
studiati nelle nostre scuole, quali modelli da seguire.
Alla base dell'alfabetizzazione di massa c'é stata sempre la
necessità di comunicare.
In passato saper leggere e scrivere era indispensabile per comunicare
a distanza : per gli analfabeti esisteva lo scrivano, che, dietro compenso,
svolgeva la funzione di interprete, mettendo per iscritto i pensieri comunicati
verbalmente.
Oggi, per risolvere lo stesso problema, esiste la comunicazione telefonica,
più immediata anche per quanto riguarda il processo di apprendimento.
La stessa comunicazione scritta ha subito una notevole evoluzione :
il problema non é più la sillabazione o l'ortografia (risolti
dai programmi del computer), ma l'impaginazione che, sempre grazie al computer,
oggi può essere fatta direttamente dall'utente.
Il progresso della stampa ci ha resi sempre più esigenti, ma,
nonostante i mezzi a disposizione, quasi sempre con scarsi risultati, ci
ostiniamo ad integrare contenuto e forma in modo concorrenziale con la
stampa giornalistica. Ancora una volta l'uomo si ritrova analfabeta, mentre
l'insegnante d'italiano si ferma ancora a sottolineare gli errori di ortografia
e ignora i problemi posti dalle nuove tecnologie.
Per quanto riguarda l'Architettura, la situazione é molto più
grave. In molti casi, i monumenti sono stati descritti con parole, in modo
straordinario indubbiamente, ma, oggi, dovendo acquistare una casa e non
potendola visitare direttamente, chi si fiderebbe di un dépliant
privo di fotografie?
Nelle scuole italiane, sia medie che universitarie, si continua ad
usare, quale linguaggio di comunicazione dell'architettura, il linguaggio
grafico. La descrizione di monumenti "indescrivibili", destinata
ai posteri, viene fatta con rappresentazioni grafiche piane, corrispondenti
a molto meno di un identikit. Il linguaggio fotografico , spesso, viene
richiesto, ma non insegnato.
La fotogrammetria, quale tecnica in grado di fornire immagini fotografiche
tridimensionali misurabili, viene ancora confusa, se non identificata,
con la cartografia. Per essere usata, quindi, richiede ancora l'intervento
degli "scrivani", i quali, a caro prezzo, traducono le informazioni
dal linguaggio fotografico a quello grafico.
Di fatto, per leggere una perfetta riproduzione fotografica dell'architettura,
l'architetto, lo storico dell'arte e l'uomo della strada fanno ricorso
alla nuova categoria di "scrivani".
Qualche professionista, spesso per motivi economici, tenta di uscire
da questo stato di dipendenza, ma si comporta come quell'analfabeta, che,
per conoscere il contenuto delle lettere , era costretto a far ricorso
al parroco. La sua attenzione era attratta dal fatto che questi, ogni volta,
usava gli occhiali. Un giorno decise di comprarseli. L'ottico, dopo numerosi
e inutili cambi di lenti , gli chiese : "ma sai leggere?" e l'analfabeta
"no, altrimenti non sarei qua!".
Con l'alfabetizzazione di massa, senz'altro, non solo il parroco ha
tirato un sospiro di sollievo, ma, sicuramente, anche moltissimi scrivani,
i quali, aggiornadosi, si sono trasformati in editori e sono contenti di
aver a che fare con una clientela preparata.
Si é opposta all'alfabetizzazione quella categoria di scrivani,
che vedeva, nel monopolio del vecchio mestiere, l'unica fonte di guadagno
: ma anche nel Far West esistevano coloro che temevano la ferrovia, simbolo
del progresso!
I rilievi del terremoto, così, non sono stati mai consultati
dagli addetti ai lavori, per i quali era indispensabile la traduzioni dei
rilievi stessi nel linguaggio grafico, traduzione che non é stata
mai fatta per problemi culturali, più che economici.
La "lettura" dell'Architettura Sacra richiede una tale molteplicità
di competenze, che un semplice "scrivano" non può avere
la presunzione di possedere : archiviare la rappresentazione cartografica
di un monumento, sia pure sotto forma numerica, sarebbe come archiviare,
in luogo de "I promessi sposi", un riassunto o un commento del
romanzo stesso.
Nel 1989 , partendo dai risultati del convegno nazionale organizzato
nell'anno precedente, abbiamo avviato, in via sperimentale, una Scuola
di Arte Sacra.
Nel corpo docente sono state coinvolte tutte le competenze indispensabili
alla lettura dell'Architettura Sacra : l'architetto, il liturgista, lo
strutturista, lo storico dell'arte, lo scultore , il pittore, il fotogrammetra,
il docente di disegno. Il risultato é stato fallimentare, nel senso
che non siamo riusciti a venir fuori dagli schemi della struttura scolastica
esistente : ancora una volta, ogni docente ha scaricato sui discenti il
proprio bagaglio culturale, nel proprio linguaggio, indipendentemente dagli
altri colleghi.
Con il presente convegno, nel prendere atto di un'autentica situazione
di analfabetismo, i rilievi sopra citati, grazie all'Archivio di Stato
di Bari, saranno "ibernati", in attesa della costituzione di
in un "Centro Internazionale di Documentazione dell'Architettura Sacra",
del quale potrebbe farsi promotore il C.I.P.A. (Comité International
de Photogrammétrie Architecturale) , che da oltre vent'anni si prodiga
per la documentazione e la tutela dei Beni Culturali.
La caratteristica fondamentale del Centro sarà quella di fornire,
del monumento, un rilievo dinamico nel tempo e nello spazio, consultabile
in tempo reale mediante una rete di stazioni, collegate via satellite.
L'edificio sacro, oltre a competere con l'auditorium per acustica,
con il teatro per visibilità e scenografia, con qualsiasi locale
pubblico per climatizzazione e sicurezza, deve essere un ambiente sacro,
" un ambiente capace di dare serenità a chiunque".
Il rilievo, di un simile edificio, quindi, non può essere limitato
alla rappresentazione schematica della forma, ma deve nascere da una puntuale
verifica di funzionamento dell'edificio stesso.
Oggi la tecnologia ci consente non solo di eseguire un simile rilievo,
ma anche di comunicarlo ed archiviarlo : è nostro dovere, quindi,
assicurare ai posteri la fruizione indiretta dei Beni culturali, soggetti
al continuo degrado, dovuto agli agenti naturali, ed alle continue (discutibili
) trasformazioni, operate dall'uomo.
Se è vero che l'impiego della fotogrammetria in medicina richiede
metodi e strumenti diversi da quelli necessari per il rilievo topografico,
è altrettanto vero che il rilievo dell'architettura necessita di
metodi e strumenti fotogrammetrici propri.
Soffermiamoci sulla scheda documentativa di un qualsiasi chiesa.
Può sembrare che, avendo a disposizione un aereo, una cinepresa
ed un operatore, il problema sia risolto. In realtà noi disponiamo
solo di un foglio di carta, di una penna e di uno scrivano. Chi deve "dettare
il messaggio", se, nell'ipotesi più ottimistica, è salito
sull'aereo, non riesce ad indicare con precisione ciò che l'operatore
deve riprendere e non conosce le potenzialità dello strumento :
é il problema del cieco che deve guidare il sordomuto.
I problemi relativi alla definizione dell'immagine televisiva e alla
sostituzione, in fotografia, della superficie sensibile elettronica a quella
chimica , diventano improvvisamente irrilevanti.
A Bari, presso una scuola elementare, nel 1985, è stata svolta
una sperimentazione sull'insegnamento della fotogrammetria : i piccoli
studenti sono stati coinvolti nella "progettazione assistita"
di semplici costruzioni con elementi Lego, che poi sono state fotografate
stereoscopicamente ed analizzate con stereovisori.
Per quest'anno l'Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di
Bari, in collaborazione con questa cattedra, la Fondazione Italiana Fotogrammetria
Architettonica e l'Aereo Club, ha programmato un corso di fotogrammetria
per studenti di quinta elementare e di prima media, durante il quale i
ragazzi potranno esercitarsi nella ripresa aerofotografica sia del territorio,
che di un modello dello stesso, realizzato con elementi Lego.
Si spera, in questo modo, di gettare le basi per la formazione di :
- urbanisti che non abbiano prevenzioni per una ricognizione aerea
del territorio e che siano al corrente dei problemi della ripresa;
- di operatori televisivi in grado di colloquiare con l'urbanista e
rispettare le esigenze del pilota;
- di fotogrammetri capaci di "finalizzare le riprese";
- di piloti esperti nei problemi della documentazione.
Non bisogna trascurare che la ripresa aerea, dopo aver fatto ruotare
sullo schermo l'edificio, deve concludersi con una ripresa fatta da alta
quota, con lunga focale, per consentire la sostituzione dell'ortofoto e
la miscelazione con immagini cartografiche, che consentano di illustrare
il rilievo dinamico temporale.
Nel momento in cui si passa alle riprese da terra, si può già
introdurre la stereoscopia, anche per quanto riguarda la ripresa filmata.
Sarà necessario pensare a stereovideoregistratori capaci di immagazzinare
due riprese simultanee su uno stesso nastro. I telestereovisori, trascurando
tutte le soluzioni adottate fino ad oggi, potrebbero essere costituiti
da un comune stereoscopio a specchi, con due schermi al posto dei fotogrammi
, collegati alle due piste dello stereovideoregistratore. Ascoltando un
idoneo commento sonoro, con il semplice ausilio di una cuffia stereofonica,
sarebbe così possibile entrare e muoversi, come in un videogioco,
all'interno di una chiesa; vedere lo svolgimento di una qualsiasi funzione
religiosa; bloccare l'immagine; sovrapporre all'immagine fotografica la
rappresentazione grafica prospettica delle sezioni effettuate; far scomparire
l'immagine fotografica; trasformare la sezione scelta, dalla proiezione
prospettica a quella ortogonale; tornare all'immagine fotografica, sovrapporre
i riferimenti-lastra ed inserire la marca mobile; rilevare le misure o
proporzioni che interessano e proseguire nella "visita".
Tutto questo é possibile se la documentazione dei Beni Culturali
, considerata un mezzo e non un fine, arriva a coinvolgere tutti , sin
dalla scuola primaria, e non solo gli addetti ai lavori.
Tutte le informazioni dovranno essere immagazzinate su di un video-disco
interattivo. Per conoscere le possibili richieste dell'utenza, sarà
molto più semplice coinvolgere l'utenza stessa nell'operazione di
censimento e catalogazione.
La schedatura varierà da Nazione a Nazione, da Regione a Regione,
da Paese a Paese : é l'unica via per corredare la scheda della cultura
locale.
I Centri Storici ed i Monumenti sono frutto di culture diverse : non
possono essere documentati e restaurati in base ad una ricetta unica.
L'operazione di censimento e catalogazione dei Beni Culturali deve
essere essa stessa un'operazione culturale da non affidare a "mestieranti".
L'insegnamento del catechismo, che quasi sempre è nozionistico
e fatto in aule d'emergenza, potrebbe partire da una rivisitazione della
chiesa, coinvolgendo i parrocchiani in un'opera di documentazione fatta
con le nuove tecnologie, e svolgendo, nella peggiore delle ipotesi, la
secolare missione di alfabetizzazione : molte piccole chiese, disseminate
sui monti, ci sono pervenute in ottimo stato di conservazione, grazie all'opera
di tutela e manutenzione svolta dai valligiani.
A Bari, l'ANCIFAP (società consortile per azioni del Gruppo
IRI), organizza, da qualche anno, corsi per "operatori fotogrammetrici
addetti al rilevamento dei Beni Culturali", nel cui ambito abbiamo
la possibilità di attuare la sperimentazione didattica.
Desidero accennare, ma questo argomento sarà più ampiamente
trattato dagli interessati stessi, al soggiorno dei partecipanti al corso
dello scorso anno, presso il convento di S.Damiano in Assisi : essi hanno
ritenuto indispensabile partecipare alla vita conventuale e comprenderla,
prima di effettuare il rilievo dell'edificio. E' un'iniziativa di giovani,
che dovrebbe far riflettere quei frettolosi rilevatori, che fanno ricorso
alla fotogrammetria per aumentare la quantità e non la qualità
del prodotto.
Lo stesso ANCIFAP, da quest'anno, organizza, oltre al corso di cui
sopra, uno di "analista edile", riservato esclusivamente ai geometri
; siamo al primo tentativo di formare operatori destinati alla redazione
di una cartella clinica dell'edificio.
Nello scorso anno scolastico, ho avuto la possibilità di collaborare
con il docente di "Disegno,costruzioni e tecnologie delle costruzioni"
del corso "A" dell'Istituto Tecnico per Geometri "Pitagora"
di Bari.
La fotogrammetria é stata presentata come un semplice strumento
idoneo a farci osservare e misurare qualsiasi oggetto (dal reperto archeologico
al monumento) con la distanza interpupillare di una persona di statura
tale da prendere in mano l'oggetto stesso.
L'utilità della stessa é stata dimostrata per effettuare
i rilievi delle caratteristiche tipologiche degli edifici; rilievi che,
una volta restituiti e verificati, avrebbero potuto essere immagazzinati
in modo da costituire una "banca-dati di elementi costruttivi"
indispensabile per la progettazione assistita.
Tutto questo è stato trattato in classi , il cui docente di
matematica, contrario persino all'uso della calcolatrice, considera il
computer uno "strumento paralizzante del cervello".
Questa esperienza non fa altro che sottolineare l'esistenza di un "ostacolo
storico" : la presenza , all'interno della sperimentazione, di soggetti
che contrastano la ricerca con mezzi subdoli , senza mai partecipare ad
un dibattito, forse per il timore di restare emarginati.