UN "PESCE D'APRILE" DEL SECOLO SCORSO.
Quasi certamente, oggi, i giovani ignorano il significato di “pesce d’aprile” o, comunque, non lo prendono in seria considerazione, ma, mezzo secolo fa, esso arrivava persino a impegnare diverse colonne dei quotidiani.
Nel lontano 1957, in una noiosa giornata di fine marzo, due studenti universitari, pur di procurarsi una pausa nello studio, decidono di “giocare una schedina al Totocalcio”.
L’operazione non sfugge ad un terzo amico, che, non solo rifiuta l’invito a partecipare, ma ironizza esageratamente sull’iniziativa.
Ovviamente non c’è stata alcuna vincita, ma, con estrema cura, la schedina vincente è stata falsificata e la si è fatta intravedere a un amico, pregandolo, con la promessa di un pranzo, di tener segreta la notizia della vincita.
Si sa “ognuno ha due amici, da uno sente e all’altro dice”, così la notizia dei due neo-milionari non ha tardato a diffondersi e, a quanti si congratulavano, veniva offerto un caffé al bar oppure, in alternativa, un pranzo in data da destinarsi.
Tutti, indistintamente, hanno optato per il pranzo, non solo, ma un ingenuo invitato, ha scelto come giorno per il pranzo, il lunedì, non accorgendosi della ricorrenza (1 aprile) e offrendo, così, agli organizzatori un alibi ferreo.
Il ristorante scelto era accattivante, si affacciava sul mare, appena fuori Bari, ed il proprietario, conoscente di uno degli organizzatori, aveva accettato di prestarsi al gioco.
Nel giorno prefissato, di primo pomeriggio, tutti sono presenti al ristorante, accolti calorosamente dai camerieri, ma al momento dell’aperitivo, i festeggiati si allontanano e fanno recapitare agli invitati la “falsa” schedina vincente.
Di certo il sadismo giovanile non ha limiti!
Sapendo che tutti erano stati messi in guardia (almeno dai familiari) dal rischio del pesce d’aprile, i due finti milionari ha fatto il resoconto ad un giornalista de LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO.
Il cronista, però, pur non sapendo rinunciare alla notizia, forse per maturità, è stato indulgente, riportando che tutti avevano pranzato, pagando di tasca propria, senza riferire che avevano abbandonato il ristorante, digiuni, tra gli inchini e l’ironico grazie dei camerieri.

da LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO di martedì 2 aprile 1957 - pag.2

Pagando di tasca propria festeggiano il "13" degli amici
Pesce d'aprile: palestra dei furbi e trappola per i semplicioni. E' il giorno in cui l'umorismo dilettantistico entra in azione su scala mondiale, rinnovando una tradizione che non ha un certificato di nascita. Molti l'attribuiscono ai fiorentini i quali, prim'ancora che Dante adulasse Beatrice, soleano affidare, agli immancabili creduloni, l'incarico di acquistare, in una speciale piazza, un pesce... disegnato sulla carta. Altri fanno risalire la tradizione ad un decreto pontificio che il primo aprile proibiva di mangiare il pesce. Per cui, varata la legge trovato l'inganno, si ovviava al proibizionismo scherzando sul pesce artificiale.
Comunque, a parte gli incerti dati anagrafici, ciò che conta e che pure quest'anno la "pesca" è stata particolarmente ricca nella nostra città. Non sono più i tempi di una volta. Aumentano i furbi e non solo per il pesce d'aprile. Diminuiscono, invece, i semplicioni, delicato sinonimo con il quale si cerca, ovviamente, di mimetizzare un termine ben più popolare. Il progresso arriva dappertutto; e non è più tanto facile trovare l'amico che vada dal salumaio dell'angolo per farti il piacere di acquistare duecento grammi "rumori di carrozza", mezzo chilo di "lievito per le salcicce" oppure un litro di "scavamento di Pompei".
La tecnica del pesce d'aprile è in evoluzione. Non sono mancati, naturalmente, gli scherzi di cattivo gusto: telefonate anonime ai "taxi" ed altre trovate del genere. Però, dalla miniera dell'umorismo estemporaneo i furbi hanno estratto "motivi" veramente nuovi, come il tiro giocato da un gruppo di amici ad uno spasimante afflitto dal "mal d'amore non corrisposto". Da circa un mese, il cuore di questo giovanotto un po' timido aveva dimenticato la "circolazione". Batteva soltanto per una deliziosa fanciulla di Modugno, alla quale il grande amatore indirizzava due lettere al giorno, senza ricevere un rigo, che è un rigo?, di risposta. Eppure il giovanotto e la ragazza si conoscevano, avevano chiacchierato tante volte, di tutto, fuorché dell'amore. Potenza della timidezza a doppio binario! Finalmente, sabato scorso il giovanotto riceve una lettera: "Ho notato le sue intenzioni serie: lunedì mattina alle 8.30 verrò a Bari con alcuni familiari. Mi attenda vicino alla stazione Bari-Matera, Con una scusa mi distaccherò dai miei, e faremo una passeggiata". L'amore, lo sapete, è cieco: non fa vedere neanche le date. Puntualmente con il cuore in gola, dopo aver provato dinanzi allo specchio l'atteggiamento da assumere, le frasi da dire, il giovanotto ieri mattina si è presentato alla Bari - Matera, con un quarto d'ora di anticipo. Però, col treno delle 8,30 la ragazza non arrivò. "Succede sempre cosi: eh si, le donne si fanno attendere". E resistette ad oltranza. Verso le 9,30 pensò "Forse non è riuscita a di staccarsi dai suoi. L'aspetterò ancora". Naturalmente era tutto uno scherzo. Gli amici, nascosti dietro il "diurno" si divertivano un mondo. Pero, vi fu un imprevisto: verso le dieci passò da quelle parti proprio la ragazza del cuore. (La sorte che ci mette lo zampino). Il giovanotto, ardente di gioia, avvampato dalla contentezza, finalmente libero dal complesso del ."come cominciare?" le andò incontro: "Grazie cara di essere venuta". La ragazza prima cedette alla sorpresa, poi pensò ad uno scherzo, infine, visto che 1a situazione peggiorava, se 1a cavò con il solito "ceffone" un pò plateale, ma efficace come antidoto per il "gallismo". Inutile raccontarvi il finale: sbucarono gli amici ed il mistero fu svelato a suon di risate, con tentativi di reazione subito soffocati dal "fair play" della ragazza che stette al gioco e, sorridendo, placò le ire del "pescato".
Secondo episodio, più razionale dal punto di vista dell'organizzazione. Ieri mattina dinanzi ad un portone di via Cairoli, fra le nove e le dieci, si ebbe un convegno di cani. Se ne contavano una trentina, tutti accompagnati dai "padroni". Le razze erano ben rappresentate. Scopo della chiassosa adunata, la vaccinazione antirabbica. I padroni dei cani avevano ricevuto nei giorni scorsi una cartolina del "Centro profilattico Comunale" con tanto di timbro e firme varie. Il veterinario comunicava agli interessati che, per tassative disposizioni ministeriali, era necessario sottoporre i cani, pena sanzioni pecuniarie da cinquanta a centomila lire, alla vaccinazione antirabbica. Termine massimo per la presentazione, dalle nove alle dieci di lunedì, al numero "tot" di via Cairoli. Le cartoline furono inviate ad un centinaio di cinofili. Una trentina abboccarono, gli altri capirono l'antifona.
Terzo "pesce" d'aprile. Ieri sera si sono presentati in redazione alcuni signori che hanno voluto, per ovvie ragioni, conservare l'anonimo . Desideravano a tutti i costi offrirci il ."contenuto" di una cena per 8 persone di buon appetito. Quel ben di Dio era stato ordinato e pagato (notate bene) ad un ristorante cittadino da un gruppo di amici impegnati, per ragioni loro, in un "priescio" che doveva aver luogo alle ore 20 in un garage di Piazza Diaz. L'accordo con il ristorante era che verso le 19,30 un incaricato sarebbe passato in macchina a ritirare la "cena": otto polli, olive, provolone, due pezzi di roast-beef frutta fresca secca e di mare vino, di quello buono, ed un "gateau" mille foglie. Alle l9,15 si presentò, invece dell'incaricato effettivo un incaricato supplente: il solito amico che era stato informato, ma che non era stato invitato. Finale: forse soltanto leggendo questa panoramica dei "pesce d'aprile" gli ex commensali sapranno dove presumibilmente è andato a finire il "malloppo".
Non poteva mancare il "pesce d'aprile" goliardico. Tre studenti universitari avevano diffuso la voce sin dal 25 marzo, in epoca insospettabile, di aver totalizzato un "tredici". I colleghi, naturalmente, chiesero all'unanimità una cena che fu fissata per il lunedì successivo. Ma per i soliti, immancabili contrattempi, la cena fu rinviata un paio di volte. Fu fissata invece per ieri pomeriggio in un ristorante cittadino: nessuno ebbe tempo di pensare al primo aprile, perché il ristorante, il "menu" e la data erano stati scelti dagli amici che si erano auto-invitati. Ieri pomeriggio con tre automobili, la comitiva - il proprietario del ristorante era già d'accordo - si è portata sul luogo del ."pancia mia fatti capanna" Gli ultimi dubbi crollarono quando invitati e pseudo tredicisti si sedettero a tavola. Al momento di pagare il conto. con pretesti facilmente intuibili, i tre amici "totisti" presero il volo: e gli altri dovettero pagare per tutti, anche per "gli offerenti".