Il primo ciclo di istruzione?
Sul sito del MIUR si legge “primo ciclo di istruzione, obbligatorio, della durata complessiva di 8 anni, articolato in:
- scuola primaria¸ di durata quinquennale, per le alunne e gli alunni da 6 a 11 anni;
- scuola secondaria di primo grado, di durata triennale, per le alunne e gli alunni da 11 a 14 anni;”.
Ovviamente chi legge non prescinde mai dalla propria esperienza. Il sottoscritto ha frequentato parte del primo ciclo di istruzione a Foggia, a.s.1941/42 e 1942/43, sotto il regime fascista: “libro e moschetto, balilla perfetto”.
Se trascuro l’imposizione di imparare a scrivere con la mano destra, pur essendo chiaramente mancino, ho un buon ricordo, perché per due giorni della settimana non c'erano lezioni in classe: il giovedì ed il “sabato fascista”.
Ho frequentato la terza elementare, a.s. 1943/44, a Serracapriola, trasferito presso i nonni, a causa dei bombardamenti che si erano accaniti su Foggia.
Qui, tra la partenza delle truppe tedesche e l’arrivo di quelle americane, più che frequentare la scuola, mi sono fermato ad osservare, per intere ore, "con ottimo profitto", il funzionamento della scuola-bottega, dove il Maestro insegnava con l’esempio, lavorando sull’uscio della bottega.
Ricordo con piacere il falegname, mèste Mechéle (il preferito):
http://serracapriola.net/costumi/artigianato/falegname/
lo stagnino:
http://serracapriola.net/costumi/artigianato/stagnini/
Il vasaio:
http://serracapriola.net/costumi/artigianato/vasai/
Il ritorno nella scuola dell’obbligo, a Foggia, a.s. 1945/46, non deve essere stato indolore, tanto che, saltando la quarta e la quinta elementare, sono stato preparato da privatista per l’ammissione alla scuola media.
In prima media, dopo aver avuto uno “zero spaccato” in storia, ho capito che, nella scuola istituzionale, "l’apprendimento consiste nel ripetere solo ciò che dice l’insegnante” e, con questa ricetta ho frequentato, con ottimi risultati, anche il liceo. Per avere un’idea di come studiavo, può essere sufficiente sapere che, in terza media, a proposito del pomo della discordia, il famoso “pomo d’oro” con scritta la frase "Alla più bella”, il sottoscritto, pur ritenendo che fosse impossibile scrivere su un “pomodoro”, non ha mai comunicato ad alcuno il proprio dubbio.
Dopo mezzo secolo, credo non sia cambiato niente.
Negli anni ’90, trovandomi sul Comune di Bari per il progetto Ce.I.P.E, ho assistito alle lamentele di una madre, che diceva: "insomma se mando mio figlio a scuola, la maestra dice che è inutile perché non capisce niente. Se non lo mando, il Comune mi manda un lettera di richiamo, perché mio figlio non frequenta”.