7. Unità e articolazione dell'aula liturgica
La disposizione generale di una chiesa deve rendere l'immagine di un'assemblea riunita per la celebrazione dei santi misteri, gerarchicamente ordinata e articolata nei diversi ministeri, in modo da favorire il regolare svolgimento dei riti e l'attiva partecipazione di tutto il popolo di Dio (cf PNMR, 257). Per natura e tradizione lo spazio interno della chiesa è dunque studiato per esprimere e favorire in tutto la comunione dell'assemblea, che è il soggetto celebrante. L'ambiente interno, dal quale deve sempre partire la progettazione, sarà orientato verso il centro dell'azione liturgica e scandito secondo una dinamica che parte dall'atrio, si sviluppa nell'aula e si conclude nel "presbiterio", quali spazi articolati ma non separati. Tale spazio è in primo luogo progettato per la celebrazione dell'Eucaristia; per questo è richiesta una centralità non tanto geometrica, quanto focale dell'area presbiteriale, adeguatamente elevata, o comunque distinta, rispetto all'aula. Del resto, lo spazio deve rendere possibile l'organico e ordinato sviluppo, oltre che della Messa, anche degli altri Sacramenti (Battesimo, Confermazione, Penitenza, Unzione degli infermi, Ordinazione, Matrimonio) e sacramentali (funerali, Liturgia delle Ore, benedizioni, ecc.), con il margine di adattabilità che la prassi pastorale può esigere. Inoltre, i sistemi fissi di accesso e i percorsi per la circolazione interna, come pure la disposizione dell'arredo e della suppellettile mobile (banchi, sedie) della zona dei fedeli devono facilitare i vari movimenti processionali e gli spostamenti previsti dalle celebrazioni liturgiche nonché l'agevole superamento delle barriere architettoniche. Per prima cosa, nella chiesa vanno sottolineate le grandi presenze simboliche permanenti: l'altare, l'ambone e il battistero e il fonte battesimale; seguono poi il luogo della Penitenza, la custodia eucaristica e la sede del Presidente. Unitamente a queste, sono da progettare gli spazi per i fedeli, per il coro e l'organo e la collocazione delle immagini.
L'altare è il punto centrale per tutti i fedeli, è il polo della comunità che celebra. Non è un semplice arredo, ma il segno permanente del Cristo sacerdote e vittima, è mensa del sacrificio e del convito pasquale che il Padre imbandisce per i figli nella casa comune, sorgente e segno di unità e carità. Dovrà pertanto essere ben visibile e veramente degno; a partire da esso e attorno ad esso dovranno essere pensati e disposti i diversi spazi significativi. Sia unico e collocato nell'area presbiteriale, rivolto al popolo e praticabile tutto all'intorno. Si ricordi che, pur proporzionato all'area presbiteriale in cui è situato, l'altare assicura la funzione di "focalità" dello spazio liturgico solo se è di dimensioni contenute. L'altezza del piano della mensa sia di circa 90 cm rispetto al pavimento, per facilitare il compito dei ministri che vi devono svolgere i propri ruoli celebrativi. Sull'altare non si devono collocare né statue né immagini di santi. Durante la dedicazione si può riporre un cofano con reliquie autentiche di martiri o altri santi, non inserendole nella mensa, ma sotto di essa. Secondo l'uso tradizionale e il simbolismo biblico, la mensa dell'altare fisso sia preferibilmente di pietra naturale. Tuttavia, per la mensa, come pure per gli stipiti e la base che la sostiene, si possono usare anche altri materiali, a patto che siano convenienti per la qualità e la funzionalità all'uso liturgico (cf PNMR 263; Precisazioni C.E.I. 14,17).
È il luogo proprio della Parola di Dio. La sua forma sia correlata all'altare, senza tuttavia interferire con la priorità di esso; la sua ubicazione sia pensata in prossimità all'assemblea (anche non all'interno del presbiterio, come testimonia la tradizione liturgica) e renda possibile la processione con l'Evangeliario e la proclamazione pasquale della Parola. Sia conveniente per dignità e funzionalità, disposto in modo tale che i ministri che lo usano possano essere visti e ascoltati dall'assemblea. Un leggio qualunque non basta: ciò che si richiede è una nobile ed elevata tribuna possibilmente fissa, che costituisca una presenza eloquente, capace di far riecheggiare la Parola anche quando non c'è nessuno che la sta proclamando. Accanto all'ambone può essere collocato il grande candelabro per il cero pasquale.
La sede esprime la distinzione del ministero di colui che guida e presiede la celebrazione nella persona di Cristo, Capo e Pastore della sua Chiesa. Per collocazione sia ben visibile a tutti, in modo da consentire la guida della preghiera, il dialogo e l'animazione. Essa deve designare il presidente non solo come capo, ma anche come parte integrante dell'assemblea: per questo dovrà essere in diretta comunicazione con l'assemblea dei fedeli, pur restando abitualmente collocata in presbiterio. Si ricordi però che non è la cattedra del Vescovo, e che comunque non è un trono. La sede è unica e può essere dotata di un apposito leggio a servizio di chi presiede. Si preveda inoltre la disponibilità di altri posti destinati ai concelebranti, al diacono e agli altri ministri e ai ministranti. Non si trascuri di progettare un luogo accessibile e discreto per la credenza.
11. Il battistero e il fonte battesimale
Nel progetto di una chiesa parrocchiale è indispensabile prevedere il luogo del Battesimo (battistero distinto dall'aula o semplice fonte collegato all'aula). Sia decoroso e significativo, riservato esclusivamente alla celebrazione del sacramento, visibile dall'assemblea, di capienza adeguata. Il fonte sia predisposto in modo tale che vi si possa svolgere, secondo le norme liturgiche, anche la celebrazione del Battesimo per immersione. Si tenga presente che il Rito del Battesimo si articola in luoghi distinti, con i relativi "percorsi", che devono essere tutti agevolmente praticabili. In ogni caso, non è possibile accettare l'identificazione dello spazio e del fonte battesimale con l'area presbiterale o con parte di essa, né con un sito riservato ai posti dei fedeli.
12. Il luogo e la sede per la celebrazione del sacramento della Penitenza
La celebrazione del sacramento della Penitenza richiede un luogo specifico (penitenzieria) o una sede che metta in evidenza il valore del sacramento per la sua dimensione comunitaria e per la connessione con l'aula della celebrazione dell'Eucaristia; deve inoltre favorire la dinamica dialogica tra penitente e ministro, con il necessario riserbo richiesto dalla celebrazione in forma individuale. Perciò la sede sia progettata contestualmente a tutto l'edificio e si realizzi scegliendo soluzioni dignitose, sobrie ed accoglienti.
Il Santissimo Sacramento venga custodito in un luogo architettonico veramente importante, normalmente distinto dalla navata della chiesa, adatto all'adorazione e alla preghiera soprattutto personale. Ciò è motivato dalla necessitˆ di non proporre simultaneamente il segno della presenza sacramentale e la celebrazione eucaristica. Il tabernacolo sia unico, inamovibile e solido, non trasparente e inviolabile. Non si trascuri di collocarvi accanto il luogo per la lampada dalla fiamma perenne, quale segno di onore reso al Signore.
La collocazione dei posti per i fedeli sia curata in modo particolare mettendo a disposizione banchi e sedie perchŽ ciascuno possa partecipare con l'atteggiamento, con lo sguardo, con l'ascolto e con lo spirito alle diverse parti della celebrazione.
15. Il posto del coro e dell'organo
Il coro fa parte dell'assemblea e deve essere collocato nell'aula dei fedeli; deve comunque trovarsi in posizione e con arredo tale da permettere ai suoi membri l'adempimento del compito proprio, la partecipazione alle azioni liturgiche e la guida del canto dell'assemblea. Per ragioni foniche e funzionali, la collocazione dell'organo a canne sia studiata e progettata attentamente fin dall'inizio, tenendo conto del suo naturale collegamento con il coro e con l'assemblea.
Il programma iconografico, che a suo modo prolunga e descrive il mistero celebrato in relazione alla storia della salvezza e all'assemblea, deve essere adeguatamente previsto fin dall'inizio della progettazione. Va pertanto ideato secondo le esigenze liturgiche e culturali locali, e in collaborazione organica con il progettista dell'opera, senza trascurare l'apporto dell'artista, dell'artigiano e dell'arredatore. Anche la croce, I'immagine della beata Vergine Maria, del patrono e altre eventuali immagini, (ad esempio, il percorso della Via crucis normalmente situato in luogo distinto dall'aula), devono essere pensate fin dall'inizio nella loro collocazione, favorendo sempre l'elevata qualità e dignità artistica delle opere. Ciò contribuisce a promuovere l'ordinata devozione del popolo di Dio, a condizione di rispettare la priorità dei segni sacramentali. È bene conservare l'antica consuetudine di collocare dodici o almeno quattro croci di pietra, di bronzo o di altra materia adatta sulle pareti in corrispondenza con il luogo delle unzioni di dedicazione.
Si preveda di norma una cappella distinta dalla navata centrale e adeguatamente arredata per la celebrazione con piccoli gruppi di fedeli. Essa puè identificarsi con la cappella per la custodia del Santissimo Sacramento, nella quale l'altare deve comunque essere distinto dal tabernacolo.
Circa l'arredo della chiesa, occorre ricordare innanzitutto che non si tratta di un generico abbellimento estrinseco né di oggetti di carattere puramente utilitaristico, ma di suppellettili pienamente funzionali che vanno attentamente progettate perché siano armonicamente connesse con l'insieme dell'edificio. Nella scelta degli elementi per l'arredamento si abbia di mira una nobile semplicità piuttosto che il fasto, si curi la verità delle cose e si tenda alla educazione dei fedeli e alla dignità di tutto il luogo sacro (cf PNMR 279). L'orientamento di base per la cura dell'arredo è dunque quello dell'autenticità delle forme, dei materiali e della destinazione dei mobili e degli oggetti. Ciò vale in particolare per la scelta e l'uso di elementi naturali come ad esempio i fiori e le piante, la cera e il legno. Quanto all'arredo floreale, può essere opportuno progettare una o più fioriere nell'area presbiteriale, non solo per l'effetto di ordine, ma per l'uso liturgico nei tempi e nei modi consentiti. Al primario criterio della verità, sia unito il criterio della sobrietà, quello della coerenza estetica con l'insieme dell'edificio e il criterio della valorizzazione della creazione artistica, ricordando che è pure consentito il ricorso a nuovi materiali, oltre a quelli tradizionali. Nell'utilizzo delle suppellettili antiche, che pure è largamente raccomandabile, si abbia cura di rispettarne rigorosamente l'identità culturale, storica e artistica, evitando arbitrarie e incongrue modifiche.
C) I luoghi sussidiari annessi alla chiesa
La sacrestia deve essere un ambiente decoroso, sufficientemente ampio, arredato non solo per accogliere celebranti e ministri, ma anche per la conservazione dei libri, delle vesti e dell'arredo liturgico e dotato di altri supporti necessari (servizi igienici, anche per i fedeli). Si preveda un deposito per gli oggetti e strumenti vari e un locale opportunamente attrezzato per la preparazione dell'addobbo floreale. Accanto alla sacrestia potrebbe essere previsto un luogo per il "colloquio" fra sacerdoti e fedeli, così da favorire la necessaria riservatezza. La porta di accesso sia possibilmente duplice: una direttamente verso l'area presbiteriale e l'altra verso l'aula assembleare, per favorire in particolare lo svolgimento delle processioni d'ingresso e di rientro dalla celebrazione.
È questa un'area molto importante da prevedere in quanto capace di esprimere valori significativi: quello della "soglia", dell'accoglienza e del rinvio; per questo, si può anche prevedere che sia dotato di un porticato o di elementi similari. Talvolta può essere anche luogo di celebrazione, il che richiede che il sagrato sia riservato ad uso esclusivamente pedonale. Deve tuttavia mantenere la sua funzione di tramite e di filtro (non di barriera) nel rapporto con il contesto urbano.
All'aula liturgica si accede attraverso un atrio e una porta d'ingresso. Mentre l'atrio è spazio significativo dell'accoglienza materna della Chiesa, la porta è l'elemento significativo del Cristo, "porta" del gregge (cf Gv 10,7). È a questi valori che va ricondotto l'eventuale programma iconografico della porta centrale. Le dimensioni dell'ingresso siano proporzionate non solo alla capienza dell'aula, ma anche alle esigenze di passaggio delle processioni solenni. Si conservi l'uso di collocare le acquasantiere presso l'ingresso, quale richiamo battesimale per chi entra. Essendo questi spazi usati spesso anche per esporre le informazioni murali (manifesti), occorre studiare in essi arredi mobili adatti per questa funzione.
Il campanile non deve essere escluso dalla progettazione; come elemento architettonico, e non solo come supporto per le campane, può costituire una qualificante componente di riconoscibilità dell'edificio religioso. Per dimensioni e per struttura sia però tale da non richiedere un troppo forte investimento finanziario. Nella progettazione, si prevedano la collocazione e l'uso delle campane per la loro tradizionale funzione di richiamo, di festa e comunicazione sonora; si escludano invece le "trombe" acustiche.
D). Edifici per il servizio pastorale e casa parrocchiale
Questi ambienti siano dignitosi, di stile sobrio ed essenziale, capaci di assolvere la loro funzione di abitazione, accoglienza e ospitalità per la missione della Chiesa. Si abbia cura che le attività in esse previste non costituiscano fattore di intralcio visivo o acustico per l'aula liturgica.