Messale Romano
Principi e norme per l'uso del Messale Romano
PNMR 255-288; 311-312
Cap. V
Disposizione e arredamento delle chiese per la celebrazione della Eucaristia
I. Principi generali
255. Tutte le chiese siano solennemente dedicate o almeno benedette.
Le chiese cattedrali e parrocchiali siano sempre dedicate. I fedeli, poi,
tengano nel dovuto onore la chiesa cattedrale della loro diocesi e la propria
chiesa parrocchiale; e considerino l'una e l'altra segno di quella Chiesa
spirituale alla cui edificazione e sviluppo sono chiamati dalla loro professione
cristiana.
256. Tutti coloro che sono interessati alla costruzione, al restauro
e al riordinamento delle chiese. consultino la Commissione diocesana di
Liturgia e Arte sacra. L'Ordinario del luogo, poi, si serva del consiglio
e dell'aiuto della stessa Commissione quando si tratta di dare norme in
questa materia o di approvare progetti di nuove chiese, o di definire questioni
di una certa importanza.
II. Disposizione della chiesa per l'assemblea eucaristica
257. Il popolo di Dio, che si raduna, per la Messa, ha una struttura
organica e gerarchica, che si esprime nei vari compiti (o ministeri) e nel
diverso comportamento secondo le singole parti della celebrazione. Pertanto
è necessario che la disposizione generale del luogo sacro sia tale
da presentare in certo modo l'immagine dell'assemblea riunita, consentire
l'ordinata e organica partecipazione di tutti e favorire il regolare svolgimento
dei compiti di ciascuno.
I fedeli e la schola avranno un posto che renda più facile la loro
partecipazione attiva.
Il sacerdote invece e i suoi ministri prenderanno posto nel presbiterio,
ossia in quella parte della chiesa che manifesta il loro ministero, e in
cui ognuno rispettivamente presiede all'orazione, annuncia la parola di
Dio e serve all'altare.
Queste disposizioni servono ad esprimere la struttura gerarchica e la diversità
dei compiti (o ministeri), ma devono anche assicurare una più profonda
e organica unità, attraverso la quale si manifesti chiaramente l'unità
di tutto il popolo santo. La natura poi e la bellezza del luogo e di tutta
la suppellettile devono favorire la pietà e manifestare la santità
dei misteri che vengono celebrati.
III. Il presbiterio
258. Il presbiterio si deve opportunamente distinguere dalla navata
della chiesa per mezzo di una elevazione, o mediante strutture e ornamenti
particolari. Sia inoltre di tale ampiezza da consentire un comodo svolgimento
dei sacri riti.
IV. L'altare
259. L'altare, sul quale si rende presente nei segni sacramentali il
sacrificio della croce, è anche la mensa del Signore, alla quale
il popolo di Dio è chiamato a partecipare quando è convocato
per la Messa; l'altare è il centro dell'azione di grazie che si compie
con l'Eucaristia.
260. La celebrazione dell'Eucaristia in un luogo sacro si deve compiere
sopra un altare fisso o mobile; fuori del luogo sacro, invece, specie se
si fa ad modum actus, si può compiere anche sopra un tavolo adatto,
purché vi siano sempre una tovaglia e il corporale.
261. L'altare si dice «fisso» se è costruito in
modo da aderire al pavimento e non poter quindi venir rimosso; si dice invece
«mobile» se lo si può trasportare.
262. Nella chiesa vi sia di norma l'altare fisso e dedicato. Sia
costruito staccato dalla parete, per potervi facilmente girare intorno e
celebrare rivolti verso il popolo. Sia poi collocato in modo da costituire
realmente il centro verso il quale spontaneamente converga l'attenzione
di tutta l'assemblea.
263. Secondo un uso e un simbolismo tradizionali nella Chiesa, la
mensa dell'altare fisso sia di pietra, e più precisamente di pietra
naturale. Tuttavia, a giudizio della Conferenza Episcopale, si può
adoperare anche un'altra materia degna, solida e ben lavorata. Gli stipiti
però e la base per sostenere la mensa possono essere di qualsiasi
materiale, purché conveniente e solido.
264. L'altare mobile può essere costruito con qualsiasi materiale
di un certo pregio e solido, confacente all'uso liturgico, secondo lo stile
e gli usi locali delle diverse regioni.
265. Gli altari, sia fissi che mobili, si dedicano secondo il Rito
descritto nei libri liturgici; tuttavia gli altari mobili possono essere
soltanto benedetti. Non vi è alcun obbligo di inserire la pietra
consacrata nell'altare mobile o nel tavolo sul quale si compie la celebrazione
fuori del luogo sacro (cfr. m 260).
266. Si mantenga l'uso di collocare sotto l'altare da dedicare le
reliquie dei santi, anche se non martiri. Però si curi di verificare
l'autenticità di tali reliquie.
267. Gli altri altari siano pochi e, nelle nuove chiese, siano collocati
in cappelle, separate in qualche modo dalla navata della chiesa.
V. La suppellettile dell'altare
268. Per rispetto verso la celebrazione del memoriale del Signore e
verso il convito nel quale vengono presentati il Corpo ed il Sangue di Cristo,
si distenda sopra l'altare almeno una tovaglia, che sia adatta alla struttura
dell'altare per la forma, la misura e l'ornamento.
269. I candelieri, richiesti per le singole azioni liturgiche in
segno di venerazione e di celebrazione gioiosa, siano collocati o sopra
l'altare, oppure accanto ad esso, tenuta presente la struttura sia dell'altare
che del presbiterio, in modo da formare un tutto armonico: e non impediscano
ai fedeli di vedere comodamente ciò che si compie o viene collocato
sull'altare.
270. Inoltre vi sia sopra l'altare, o accanto ad esso una croce,
ben visibile allo sguardo dell'assemblea riunita.
Vl. La sede per il celebrante e per i ministri, ossia il luogo della
presidenza
271. La sede del sacerdote celebrante deve mostrare il compito che egli
ha di presiedere l'assemblea e di guidare la preghiera. Perciò la
collocazione più adatta è quella rivolta al popolo, al fondo
del presbiterio. a meno che non vi si oppongano la struttura dell'edificio
e altri elementi. ad esempio la troppa distanza che rendesse difficile la
comunicazione tra il sacerdote e l'assemblea. Si eviti ogni forma di trono.
Le sedi per i ministri, invece, siano collocate in presbiterio nel posto
più adatto perché essi possano compiere con facilità
il proprio ufficio.
VII. L'ambone, ossia il luogo dal quale viene annunciata la parola dl
Dio
272. L'importanza della parola di Dio esige che vi sia nella chiesa
un luogo adatto dal quale essa venga annunciata e verso il quale, durante
la Liturgia della Parola, spontaneamente si rivolga l'attenzione dei fedeli.
Conviene che tale luogo generalmente sia un ambone fisso e non un semplice
leggio mobile. L'ambone, secondo la struttura di ogni chiesa, deve essere
disposto in modo tale che i ministri possano essere comodamente visti e
ascoltati dai fedeli. Dall'ambone si proclamano le letture, il salmo responsoriale
e il preconio pasquale; ivi inoltre si può tenere l'omelia e la preghiera
universale o preghiera dei fedeli.
Non conviene però che all'ambone salga il commentatore, il cantore
o l'animatore del coro.
VIII. I posti dei fedeli
273. Si curi in modo particolare la collocazione dei posti dei fedeli,
perché possano debitamente partecipare, con lo sguardo e con spirito,
alle sacre celebrazioni. É bene mettere a loro disposizione banchi
e sedie. Si deve però riprovare l'uso di riservare dei posti a persone
private.
Le sedie o i banchi si dispongano in modo che i fedeli possano assumere
comodamente i diversi atteggiamenti del corpo richiesti dalle diverse parti
della celebrazione, e recarsi senza difficoltà a ricevere la santa
comunione.
Si abbia cura che i fedeli possano non soltanto vedere, ma anche, con i
mezzi tecnici moderni, ascoltare comodamente sia il sacerdote sia gli altri
ministri.
IX. Il posto della «schola» e dell'organo o di altri strumenti
274. La schola cantorum, tenuto conto della disposizione di ogni chiesa,
sia collocata in modo da mettere chiaramente in risalto la sua natura: che
essa cioè fa parte dell'assemblea dei fedeli e svolge un suo particolare
ufficio: ne sia agevolato il compimento del suo ministero liturgico e sia
facilitata a ciascuno dei suoi membri la partecipazione piena alla Messa,
cioè la partecipazione sacramentale.
275. L'organo e gli altri strumenti legittimamente ammessi siano
collocati in luogo adatto, in modo da poter essere di appoggio sia alla
schola sia al popolo che canta e, se vengono suonati da soli, possano essere
facilmente ascoltati da tutti.
X. Il posto per la custodia della Santissima Eucaristia
276. Si raccomanda vivamente che il luogo in cui si conserva la Santissima
Eucaristia sia situato in una cappella adatta alla preghiera privata e alla
adorazione dei fedeli. Se poi questo non si può attuare, l'Eucaristia
sia collocata in un altare, o anche fuori dell'altare, in un luogo della
chiesa molto visibile e debitamente ornato, tenuta presente la struttura
di ciascuna chiesa e le legittime consuetudini di ogni luogo.
277. Si custodisca la Santissima Eucaristia in un unico tabernacolo,
inamovibile, e solido, non trasparente, e chiuso in modo da evitare il più
possibile il pericolo della profanazione.
Pertanto in ogni chiesa normalmente vi sia un solo tabernacolo.
Xl. Le immagini esposte alla venerazione dei fedeli
278. Secondo un'antichissima tradizione della Chiesa, nei luoghi sacri
legittimamente si espongano alla venerazione dei fedeli le immagini del
Signore, della beata Vergine e dei santi .
Si abbia cura tuttavia che il loro numero non sia eccessivo, e che la loro
disposizione non distolga l'attenzione dei fedeli dalla celebrazione. Di
un medesimo santo poi non si abbia che una sola immagine. In generale, nell'ornamento
e nella disposizione della chiesa, per quanto riguarda le immagini si cerchi
di favorire la pietà della comunità.
XII. La disposizione generale del luogo sacro
279. L'arredamento della chiesa abbia di mira una nobile semplicità,
piuttosto che il fasto. Nella scelta degli elementi per l'arredamento, si
curi la verità delle cose e si tenda all'educazione dei fedeli e
alla dignità di tutto il luogo sacro.
280. Una conveniente disposizione della chiesa e dei suoi accessori,
che rispondano opportunamente alle esigenze del nostro tempo, richiede che
non si curino solo le cose più direttamente pertinenti alla celebrazione
delle azioni sacre, ma che si preveda anche ciò che contribuisce
alla comodità dei fedeli. e che abitualmente si trova nei luoghi
di riunione.
Cose necessarie per la celebrazione della Messa
II. Le suppellettili sacre in genere
287. Come per la costruzione di chiese, anche per ogni tipo di suppellettile
sacra la Chiesa ammette il genere e lo stile artistico di ogni regione,
e accetta quegli adattamenti che corrispondono alle culture e alle tradizioni
dei singoli popoli, purché ogni cosa sia adatta all'uso per il quale
è destinata.
Anche in questo settore si curi quella nobile semplicità che si accompagna
tanto bene con l'arte autentica.
288. Nello scegliere la materia per la suppellettile sacra, oltre
a quella tradizionalmente in uso, si possono adoperare anche quelle, che,
secondo la mentalità del nostro tempo, sono ritenute nobili, durevoli
e che si adattano bene all'uso sacro. In questo settore, il giudizio spetta
alla Conferenza Episcopale delle singole regioni.
V. Altra suppellettile destinata all'uso della chiesa
311. Oltre ai vasi sacri e alle vesti liturgiche. per cui viene prescritta
una determinata materia, anche l'altra suppellettile, destinata direttamente
all'uso liturgico, o in qualunque altro modo ammessa nella chiesa, deve
essere degna e rispondere al fine a cui ogni cosa è destinata.
312. Si curi in modo particolare che anche nelle cose di minore importanza
le esigenze dell'arte siano opportunamente rispettate, e che una nobile
semplicità sia sempre congiunta con la debita pulizia.
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Messale Romano, 1983, 2a ed.
PRECISAZIONI
14. L'altare (cf PNMR n. 262)
L'altare fisso della celebrazione sia unico e rivolto al popolo.
Nel caso di difficili soluzioni artistiche per l'adattamento di particolari chiese e presbit¸ri, si studi, sempre d'intesa con le competenti Commissioni diocesane, I'opportunità di un altare "mobile" appositamente progettato e definitivo.
Se l'altare retrostante non può essere rimosso o adattato, non si copra la sua mensa con la tovaglia.
Si faccia attenzione a non ridurre l'altare a un supporto di oggetti che nulla hanno a che fare con la liturgia eucaristica. Anche i candelieri e i fiori siano sobri per numero e dimensione e la collocazione non sia tanto ingombrante da sminuire il valore delle suppellettili sacre e dei segni liturgici.
15. La sede per il celebrante e i ministri (cf PNMR n.271)
La sede del celebrante e dei ministri sia in diretta comunicazione con l'assemblea.
16. L'ambone (cf PNMR n. 272)
L'ambone o luogo della Parola, sia conveniente per dignità e funzionalità non sia ridotto a un semplice legg“o, né diventi supporto per altri libri all'infuori dell'Evangeliario e del Lezionario.
17. Materia per la costruzione dell'altare (cf PNMR n. 263), per la preparazione delle suppellettili (cf PNMR n. 268), dei vasi sacri (cf PNMR n.294) e delle vesti sacre (cf PNMR n.305)
Si possono usare materiali diversi da quelli usati tradizionalmente, purché convenienti per la qualità e funzionalità all'uso liturgico.
In particolare, per quanto attiene la coppa del calice è da escludere l'impiego di metalli facilmente ossidabili (ad es. alpacca, rame, ottone, ecc.), anche se dorati, da cui, oltre l'alterazione delle sacre specie, possono derivare effetti nocivi.
Nell'impiego dei vari materiali si tengano presenti le indicazioni date in "principi e norme per l'uso del Messale Romano", perchˇ rispecchino quella dignitosa e austera bellezza che si deve sempre ricercare nelle opere dell'artigianato a servizio del culto.