da
CRONACA DELLA PROVINCIA SERAFICA DI S.CHIARA D'ASSISI
di P.Benvenuto Bazzocchini O.F.M.

FIRENZE - TIPOGRAFIA BARBERA
(pag.197)


VEN. Fr. ONOFRIO DALLA FIAMMENGA.(† 1639)
 Sul fianco della collina dove sorge il convento di S. Martino di Trevi, dal lato di levante, si apre una grotta oscura e profonda, il cui ingresso, ossia orificio, è ricoperto e quasi nascosto da una folta vegetazione di alloro: è la Grotta del Beato Onofrio. Così la tradizione designa il luogo dove soleva appartarsi, per attendere all'orazione e alla penitenza, uno dei più ferventi religiosi di questa Provincia Serafica, vissuto nella prima metà del sec. XVII: "Se la negligenza di chi notar doveva le cose illustri e i fatti onorifici dell'Ordine e della nostra Provincia non ci avesse privato di tante notizie preziose, andate sperdute, nella notte dei tempi, noi ora della vita di Fr. Onofrio (e di molti altri che gli somigliarono) intesser potevamo una storia quanto mai gloriosa ed edificante" . Così il P.Antonio da Orvieto. Peraltro la tradizione ancor viva al suo tempo, la fama delle virtù, dei miracoli, e in particolar modo la devozione del popolo trevano verso la memoria del Servo di Dio Fr. Onofrio dalla Fiammenga, ha permesso al nostro Cronologo di raccogliere un certo numero di dati e di fatti, dai quali è ancor possibile trarre una notizia sintetica, ma sufficiente, di questo venerabile religioso.
 Fr. Onofrio nacque alla Fiammenga, villaggio del territorio di Foligno, dove esistono ancora i discendenti della sua famiglia. Sembra che in un primo tempo della sua vita religiosa, abbia appartenuto alla regolare Osservanza, poi venisse attirato nella fiorente e austera famiglia della Riforma. Quivi professò in maniera perfetta e possiamo dire eroica, le virtù religiose e tra le orazioni e le penitenze ebbe anche il merito di una vita laboriosissima, essendo addetto al lanificio, ossia alla fabbricazione del panno per le vesti di lana che in questa Provincia i religiosi confezionavano per loro uso, di propria mano, fino all'epoca della seconda soppressione (1866). Come il nostro Fr. Onofrio, dopo una giornata di fatiche nel suo laboratorio, potesse ancora aver la forza e la volontà di passare intiere notti in esercizi di orazione e di penitenza negli orrori della sua grotta, è un segreto dell'Amor divino che lo ispirava e lo sosteneva. Imperocchè tutti gl'indizi concorrono a far credere che il Venerabile fra Onofrio fosse un religioso di consumata perfezione non solo, ma che egli sia riuscito ad elevarsi ai più alti gradi nelle ascensioni della divina carità. Lavorando o pregando, in chiesa o in refettorio, in pubblico e in privato, egli prendeva atteggiamenti e usciva in atti o in espressioni che sorpresero prima, poi edificarono e meravigliarono i suoi confratelli: "Recitando un giorno in comune le Litanie della Santissima Vergine, giunti all'invocazione Sancta Maria, ora pro nobis, ecco all'improvviso Fra Onofrio esce a gridare a gran voce. Amore! Amore! colle braccia aperte e innalzate, come volesse levarsi da terra. Il superiore, sceso dal suo posto, gli si avvicinò, e con piglio severo gli comandò che tacesse. Allora Fr. Onofrio abbassò umilmente la testa, mosrtrando col rossore del viso quanto fosse grande la sua confusione". Taluno che volle osservare il nostro Fr. Onofrio nel segreto della sua grotta lo vide prostrato a terra in orazione o occupato a flagellarsi con discipline; qualche volta uscivano da quell'antro gridi di giubilo, voci di letizia e canti di paradiso. "Essendo un tempo Fra Onofrio direttore dell'altro lanificio della Provincia nel convento di Terni, la notte del 3 maggio alcuni cittadini di Terni che si erano messi in cammino verso la Terra di Cesi, giunti in un luogo donde scorgevasi distintamente Santa Maria dell'Oro, videro levarsi dal bosco del convento un lume, come un grande astro, che pareva illuminasse tutta la valle. Tornati sui loro passi, andarono diritti al convento, fecero chiamare il P. Guardiano e, portatisi insieme nel bosco, si avvidero che nel luogo da cui pareva uscire il meraviglioso splendore era il devotissimo Fr. Onofrio, colle braccia aperte, rapito in estasi mentre faceva orazione.... onde, temendo didisturbarlo, si ritirarono furtivamente, resi certi della Santità e dei doni straordinari del Servo di Dio" . Durante la sua assenza dal convento di S.Martino di Trevi, si narra che gli uccelli numerosissimi che popolano il bosco, e che insieme a tante altre attrattive fanno di questo convento uno dei luoghi più deliziosi della regione, tacquero per dieci anni: "ma tornato che fu Fra Onofrio ricorninciarono le loro allegre armonie" . Bisogna sapere che questo sant'uomo aveva l'abitudine d'internarsi nel bosco per darsi più liberamente alla preghiera e alla contemplazione: "e si udiva spesso tra il folto delle piante la sua voce sonora intuonare laudi e Inni spirituali" . sembra adunque che i devoti uccelletti si unissero al pio religioso per cantare insieme le lodi del Signore. Questi particolari, d'un sapore tutto francescano, non sembrano tratti da una delle pagine più attraenti dei Fioretti?
 Fra Onofrio dalla Fiammenga, dopo una lunga vita di lavoro, di preghiera e di penitenza, morì nel sopraddetto convento di S. Martino di Trevi il 22 settembre 1639. "Ora accadde che mentre alcuni religiosi prestavano i consueti offici di carità al corpo del defunto confratello, si avvidero che questo presentava in sul lato destro del petto una piaga cicatrizzata, di due dita ordinarie di lunghezza e di larghezza un dito, a similitudine della piaga sul costato del Redentore. A tal vista, i detti religiosi restarono meravigliati e avvertirono il loro superiore, il quale credette opportuno radunare consiglio per esarninare il fatto "....onde intervenuti li Priori della città, accompagnati dai signori Erosto Carpini, fisico, Francesco Concioli da Gubbio, anatomico, Francesco Guicciardini, notaio, dopo diligentissimo esame e perquisizione, fu stesa pubblica e ufficiale dichiarazione, non poter detto segno o cicatrice da causa alcuna naturale provenire ma da virtù soprannaturale del cielo....". Alcuni anni appresso (15 agosto 1653), essendosi proceduto alla esumazione del cadavere di Fra Onofrio per collocarlo dal sepolcro comune dei frati nella cappella del Crocifisso, ove tuttora si conserva, venne ritrovato il suo corpo intatto, immune affatto da corruzione, mentre la cassa dove il cadavere era stato riposto, l'abito e persino il cordone cadevano a pezzi. Certo Giacomo Tobioli, pittore, che aveva avuto l'incarico di ricavarne il ritratto, "restò molto stupito al vedere la meravigliosa conservazione del cadavere, dopo tanti anni che era stato in sepoltura.... specialmente gli occhi, i quali, colle luci aperte e volte verso il cielo, di persona vivente piuttosto che d'uomo morto sembravano" . Sul nuovo sepolcro di Fra Onofrio, praticato nella parete della cappella del Crocifisso, nella chiesa del convento di S. Martino di Trevi, a sinistra di chi entra, fu collocato un ritratto, che si conserva sino ad oggi, e una lapide in marmo dove si legge la seguente iscrizione . . . .

D. O.M.
HIC IACET CORPUS VEN. SERVI DEI FRATRIS HONUPHRII A FLAMMENGA
ORDINIS MINORUM STRICTIORIS OBSERVANTIAE
QUI OBIIT DIE 22 SEPTEMBRIS 1639.

Nella Cronologia della Provincia e in altri dcumenti di Archivio si leggono numerose relazioni di grazie e miracoli che il Ven. Fr. Onofrio operò in vita, e specialmente al tempo della morte e della traslazione delle sue spoglie mortali. (Archivio Prov., fasc.I; Atti di Prov.,lib.III, pp. 4-7)