La laurea triennale in GIS sembra fatta su misura per la riforma e consente di fare il salto di qualità previsto dalla stessa, a condizione che sia chiarito il decalogo che dovrebbe essere alla base del corso di studi:

1) sia mostrato il modello di GIS destinato a caratterizzare la Scuola: è impensabile che si avvii un corso di laurea senza che ci sia chiarezza di idee sugli obiettivi. Questa mostra on-line è aperta da due esempi riguardanti un centro urbano ed un monumento, che, confrontati con i lavori svolti dagli studenti del corso di "Rilevamento fotogrammetrico dell'architettura" (che d'ora in poi sarà chiamato "corso-pilota"), per i quali avrebbero dovuto fungere da modelli, dimostrano l'impossibilità di fornire una "ricetta" per il GIS: ritorna in primo piano l'affermazione di mons. Pietro Amato "La tutela non è per pochi. Appartiene alla dignità dell'uomo e nessuno la può delegare. E' importante che la si insegni e si diano gli strumenti. Il resto è la storia che racconterà della nostra cultura e della nostra spiritualità". Rimane particolarmente delicato il compito del docente, che deve essere sufficientemente rigido da mantenere il lavoro entro i confini prefissati, ma sufficientemente flessibile per non intaccare la motivazione del discente.

2) esista un bacino di raccolta della produzione didattica, che svolga il ruolo di Centro di documentazione e consenta di monitorare la spendibilità del prodotto, creando un collegamento con il mondo del lavoro. Ogni studente deve sentirsi responsabile del lavoro svolto. Il potenziale utente del Centro, deve poter conoscere l'autore del lavoro consultato e desumerne l'attendibilità dal curriculum dell'autore stesso e da quello dei docenti che lo hanno seguito. Sempre a titolo d'esempio, si può far riferimento al motore di ricerca del corso-pilota, dove è possibile effettuare la ricerca sia per opera che per autore. Emerge subito l'esigenza che ogni lavoro venga sviluppato via rete (unica via idonea a consentire una consultazione e una manutenzione a distanza) e presentato nelle quattro lingue ufficiali. Non bisogna dimenticare l'obsolescenza delle informazioni, quindi bisogna pensare ad un settore specializzato nell'aggiornamento, che potrebbe essere definito di "manutenzione" del GIS;

3) le aule siano attrezzate per la videoconferenza, con un modulo di 20 postazioni per aula. Collegate ad Internet, tutte le postazione devono consentire ai docenti, grazie a programmi tipo Timbuktu, di effettuare interventi a distanza sui computer, onde evitare inutili tempi morti. Ogni studente dispone di un proprio spazio web, che può gestire a distanza e che gli consente di "mettere in vetrina" lo stato di avanzamento del proprio lavoro. Non bisogna trascurare che la Scuola rappresenta un semplice servizio al territorio: lo studente paga una tassa per essere avviato al lavoro, imparando ad usare strumenti di cui non può disporre altrimenti. La Scuola insegna l'uso di questi strumenti, utilizzando il bagaglio culturale che, per ogni studente, ormai maggiorenne, sicuramente esiste. D'altra parte, grazie al piano di studi, lo studente indica chiaramente quali sono le lacune che intende colmare o la propria formazione che desidera aggiornare. Occorre, anche, prevedere l'eventualità di persone, già laureate, che si iscrivono per seguire solo alcune discipline e non per conseguire la laurea. Non bisogna mai dimenticare, infine, che lo studente paga il servizio con le tasse ed il proprio contributo al centro di documentazione. Facendo il solito riferimento al sito web del corso-pilota ed in particolare alla pagina "webStudenti", è facile notare che alcuni studenti si sono iscritti solo per apprendere il linguaggio HTML.

4) sia consentito, ad ogni iscritto, di permanere in queste aule (fisicamente o virtualmente) almeno per le otto ore lavorative giornaliere, con assistenza diretta o a distanza. Il corso di laurea prevede 180 crediti. Ogni credito comprende 25 ore di lavoro, quindi per ogni studente sono previste 1500 ore annue di lavoro. Facendo i conti, con il calendario, si capisce facilmente che le giornate lavorative sono appena sufficienti. A fare la differenza, tra un qualsiasi lavoratore e lo studente, sta la continua novità del lavoro da svolgere. Lo studente deve studiare, cioè, ogni giorno deve affrontare un problema nuovo, risolverlo sia pure con l'aiuto del docente ed applicarlo nella produzione. Non c'è quindi da meravigliarsi se ha bisogno di fare lavoro straordinario. Aggiungasi a ciò il tipo di lavoro che viene svolto nella Scuola. Lo studente, con l'unità mobile attrezzata, è costretto a spostarsi sul territorio e, anche se ha la possibilità di utilizzare il viaggio di trasferimento per il riversamento dei dati sul proprio computer, ha bisogno di effettuare verifiche dirette, il cui accumulo potrebbe vanificare il lavoro svolto. Per esempio, la messa in rete delle informazioni relative al comune di Serracapriola, ha richiesto non più di qualche ora al giorno, ma è un'illusione pensare di poter raggiungere gli stessi risultati lavorando per tre giorni consecutivi, una volta al mese. Conclusione, lo studente deve poter accedere in ogni momento (24 ore su 24) al proprio posto di lavoro, quindi l'accesso alle aule deve avvenire con scheda magnetica e password.

5) siano chiariti i contenuti di ogni insegnamento. La riforma sancisce la fine della singola disciplina, il cui programma, suddiviso in moduli, rientra nel "calderone" degli ambiti disciplinari. E' compito del docente rinnovare l'offerta formativa, adeguandola alla richiesta del mercato ed accettando persino la soppressione della disciplina stessa, se obsoleta. Considerato che ogni studente può scegliere il modulo didattico, di cui necessita, ogni docente deve videoregistrare le proprie lezioni ex-cattedra e renderle disponibili in rete (per legge, la lezione universitaria è pubblica). Il monte ore, previsto per ogni docente, deve essere totalmente utilizzato per le lezioni "a fronte" o "a distanza", non dimenticando che il numero di ore indicato dalla legge è da intendersi come numero minimo. Non va ulteriormente frazionata la suddivisione dei crediti fatta dal Ministero, mentre necessita un chiarimento sui contenuti di ogni ambito disciplinare e sul coordinamento dei programmi d'insegnamento. Sempre prendendo come esempio il corso-pilota, si è visto che lo studente scopre l'importanza delle matematiche al quinto anno, nella programmazione in Java, allorché si scontra con le matrici ed è costretto a studiare da autodidatta, proprio quando avrebbe più bisogno di assistenza.

6) siano resi accessibili, via rete, i prodotti del lavoro giornaliero, in modo che tutti i docenti del corso possano adeguarvi la programmazione didattica. Nella valutazione del credito formativo, si confonde spesso lo studio con il lavoro, senza badare al fatto che lo studio provvede alla risoluzione di un problema sul piano teorico, mentre il lavoro rappresenta la verifica pratica, che fornisce un prodotto tangibile. Se gli studenti operano in rete (anche da casa) ed annotano giornalmente i problemi affrontati e le ore spese per risolverli, hanno modo di verificare giornalmente il proprio metodo di studio e assolvono in modo automatico al problema dei crediti. Superfluo ricordare che l'esposizione in vetrina della produzione giornaliera rappresenta un metodo di selezione e di qualificazione della Scuola.

7) sia eliminata la prova d'esame per ogni disciplina. Obiettivo della Scuola non è di raggiungere una produzione, solo dal punto di vista quantitativo, ma di ottenere una certa produzione in un determinato tempo. L'abitudine consolidata di assegnare i crediti a seguito di una o più prove d'esame, risulta contraddittoria. Infatti, la ripetizione di una prova d'esame, da parte di uno studente, sul piano teorico rappresenta il superamento del tempo previsto per quella disciplina, ma sul piano pratico dimostra la mancata assistenza didattica (da sempre la legge prevede che ogni docente adegui la lezione al livello culturale dei singoli studenti). Se il prodotto della formazione viene esposto in rete, in tutta la sua evoluzione, e lo studente viene seguito, step by step, dal tutor, oltre che dai singoli docenti, la valutazione avviene in corso d'opera. La selezione, infine, è un processo automatico, che si verifica all'inizio del corso, ammesso che qualcuno si ostini ad affrontarlo senza la dovuta valutazione dei lavori esposti nella "vetrina" del corso stesso;

8) sia garantita la libertà di scelta del piano di studi, che deve essere finalizzato esclusivamente al lavoro che si intende svolgere e che, deve risultare chiaro, per ogni studente, sin dal primo anno. Sin dal documento Martinotti, è stata presa in considerazione la formazione di base degli studenti, che, oggi, risulta molto diversificata. Per esempio, la lezione d'informatica non può essere identica per lo studente esperto di computers e per chi non ha mai toccato una tastiera, d'altra parte la stessa lezione non può essere solo teorica, perché, in informatica, tra il dire e il fare c'è di mezzo il... software. Nasce quindi l'esigenza che anche il docente sviluppi un proprio lavoro, sia per aggiornarsi, sia per poter capire e risolvere quei misteriosi problemi che l'informatica pone allo studente.

9) sia resa possibile la scelta del docente da parte dello studente, a parità di disciplina. La didattica non può prescindere da un rapporto di stima positivo tra chi insegna e chi apprende. E' dimostrato che gli esami distraggono lo studente dallo studio, inteso come momento di analisi e risoluzione di un problema. Non bisogna dimenticare che, allo stato attuale, pur di superare un "esame", lo studente è costretto a simulare il raggiungimento di risultati spesso non condivisi. Premesso che la libertà d'insegnamento, di cui gode il docente, deve intendersi come libertà di scelta di un metodo didattico finalizzato al miglior rendimento dello studente (quindi soggettivo), non è difficile immaginare che non tutti gli studenti siano d'accordo sulla stessa metodologia. Il problema del GIS possiede una caratteristica basilare: esso è funzione del progresso tecnologico. Proprio quando si ritiene di aver risolto il problema, ci si accorge che il risultato è già obsoleto. Dunque quanto ad aggiornamento, in una scuola è difficile stabilire a chi spetti il primato.

10) la Scuola deve fornire un prodotto utile al territorio. Sono da prendere in considerazioni convenzioni con i Comuni o altri Enti, i quali potranno fornire alla Scuola, o direttamente agli studenti, l'incarico per la documentazione, mettendo a disposizione tutte le risorse esistenti. Il prodotto finale, gratuito su Internet, potrà essere offerto a pagamento, su CD-ROM, nel formato raster e vettoriale, per elaborazioni CAD destinate alla progettazione. Grazie ai corsi e ricorsi storici, ritorna la scuola-bottega, di medievale memoria, dove il Maestro insegnava innanzi tutto con l'esempio, badando più alla produzione che alla teoria.