GRUPPO DI LAVORO

Autonomia didattica e innovazione dei corsi di studio di livello universitario e post-universitario

RAPPORTO FINALE
(Testo rivisto nella riunione del 3 ottobre 1997, ultima stesura a cura di Guido Martinotti)

3. Le principali linee di intervento. La proposta del Gruppo di Lavoro  

D) L'ORIENTAMENTO.

      L'orientamento fino ad alcuni anni fa è stato scarsamente presente nelle università italiane. Le attività si riducevano quasi esclusivamente alla diffusione di informazioni sui corso di laurea e a qualche contatto sporadico con le scuole. Negli ultimi anni, grazie all'iniziativa della Conferenza dei Rettori, delle Regioni e di alcune università, si è sviluppata una riflessione abbastanza approfondita sulle caratteristiche e gli obiettivi dell'orientamento e sono state sperimentate nuove attività.

      Recentemente il Ministero della Pubblica Istruzione e il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica hanno prodotto un documento generale sull'orientamento e la diffusione delle informazioni, approvato dalla Commissione Interministeriale, di cui all'art. 4 della legge n. 168/89, il Ministro ha inviato alle scuole ed alle università due atti di indirizzo, nei quali vengono indicati principi, obiettivi generali e azioni auspicabili, e viene richiesto di avviare il prima possibile tali azioni con lo scopo di avere elementi per definire nuovi modelli di strutture e di attività efficaci di orientamento, nel contesto di un sempre maggiore coordinamento interistituzionale.

      Infine i due Ministeri hanno destinato risorse e promosso iniziative per favorire il raggiungimento di tali obiettivi, in particolare nel campo della formazione degli insegnanti delle scuole, in quello della ricerca/azione su temi rilevanti per l'orientamento, quali le forme di verifica ed il collegamento con le attività didattiche, e in quello dei collegamenti organizzativi e telematici fra diverse istituzioni educative e fra queste e suggelli pubblici e privati interessati all'orientamento ed alla qualificazione professionale.

      Queste iniziative ministeriali devono essere valutate positivamente. In particolare, risulta rilevante la nuova definizione di orientamento contenuta nel documento approvato dalla Commissione Ministeriale. In tale documento è scritto "l'orientamento consiste in un insieme di attività che mirano a formare o a potenziare nei giovani capacità che permettano loro non solo di scegliere in modo efficace il proprio futuro, ma anche d partecipare attivamente negli ambienti di studio e di lavoro scelti. Tali capacità riguardano, infatti, la conoscenza di se stessi e della realtà sociale ed economica, la progettualità, la organizzazione del lavoro, il coordinamento delle attività, la gestione di situazioni complesse, la produzione e la gestione di innovazione, le diverse forme di comunicazione e di relazione interpersonale, l'auto-aggiornamento ecc.. Una definizione più precisa di tali capacità è di competenza delle singole strutture educative, in riferimento all'ambiente in cui esse sono presenti; le capacità indicate sono rilevanti in un periodo storico nel quale i mondi vitali sono indeboliti, favoriscono una partecipazione sempre più matura ai processi educativi e, successivamente, costituiscono componenti necessarie della cittadinanza e della professionalità.". Tuttavia, si deve constatare che alle indicazioni ed alle iniziative ministeriali ancora non corrisponde una effettiva diffusione di attività e di strutture per l'orientamento, articolate in diverse dimensioni rilevanti per gli studenti e le studentesse (diffusione di informazioni utili, sostegno alla scelta degli studi o del lavoro, formazione culturale, abilitazione ad una partecipazione attiva, avvicinamento al lavoro ecc.), nè una istituzionalizzazione delle attività in collegamento con quelle didattiche e di ricerca.

      L'orientamento può acquisire queste caratteristiche se viene assunto come una delle dimensioni dell'autonomia scolastica ed universitaria realizzata pienamente, e nello steso tempo può contribuire a tale realizzazione. Infatti l'autonomia, intesa in modo corretto, implica un aumento di responsabilità rispetto ai processi ed ai risultati e costituisce uno strumento per accrescere le relazioni orizzontali fra istituzioni educative, secondo la logica della rete, e le interazioni fra queste ed i soggetti istituzionali e privati esterni o fra centro e strutture locali della pubblica amministrazione. L'attenzione alle caratteristiche degli studenti e delle studentesse ed ai bisogni di professionalità e di cultura a livello locale e nazionale, per costruire una adeguata offerta di istruzione superiore, rilevante e significativa nella società contemporanea, costituisce il fondamento e la sostanza della nuova concezione dell'orientamento.

      Per il raggiungimento effettivo di tali obiettivi e quindi per una piena realizzazione dell'autonomia didattica, appare opportuno che le università e le strutture centrali del Ministero tengano presenti, nell'attuale fase di transizione, i seguenti criteri generali, che devono essere considerati, ed eventualmente utilizzati, unitariamente:

a) le decisioni relative alla creazione di nuove strutture didattiche (corsi di laurea, diplomi, modalità di specializzazione post-laurea ecc.) e quelle relative ai programmi, agli ordinamenti ed agli statuti didattici devono tener conto oltre che delle esigenze delle discipline e degli interessi di ricerca dei docenti anche delle caratteristiche iniziali degli studenti e delle studentesse (motivazioni, aspirazioni, conoscenze e capacità possedute);

b) l'offerta di istruzione superiore deve essere definita anche attraverso una interazione delle università con istituzioni e soggetti economici locali e nazionali, con un ruolo attivo e di autonomia decisionale da parte delle università. Ciò permette, inoltre, l'individuazione di nuove risorse per università e la migliore utilizzazione di quelle disponibili;

c) le università devono garantire l'apprendimento necessario per una crescita personale e per una qualificazione professionale, individuando anche le opportune modalità di formazione culturale e in relazione alle capacità relazionali, alla deontologia ed alle competenze riguardanti l'organizzazione delle attività di lavoro qualificato;

d) le facoltà devono definire periodicamente standard di qualità ed obiettivi specifici, di tipo didattico e culturale, da raggiungere sulla base di una analisi adeguata delle situazioni esistenti e dei risultati ottenuti fino ad ora. Tali indicazioni devono essere contenute in un documento programmatico che deve essere previsto dai regolamenti didattici di ateneo e di facoltà. Per quanto riguarda le strutture e le attività di orientamento, le università devono compiere delle scelte per individuare le iniziative che abbiano il valore strategico di avviare processi, tenendo conto anche della scarsità di nuove risorse disponibili;

e) rispetto agli obiettivi di formazione culturale e di qualificazione professionale prefissati, e con particolare riferimento all'orientamento, le università devono verificare l'efficacia delle iniziative realizzate e delle risorse destinate, acquisendo conoscenze sugli esiti degli studi ed utilizzando tali conoscenze per informare gli studenti e per riprogettare eventualmente le attività didattiche;

f) le università devono assumersi la responsabilità di favorire il passaggio verso il ruolo lavorativo, per garantire che l'individuazione delle specifiche vocazioni e dei più capaci non sia distorta da condizionamenti strutturali negativi;

g) per la realizzazione di attività di orientamento alla scelta università o della facoltà le università dovrebbero seguire una codice di autoregolamentazione, da loro stesse definito, ad esempio, nell'ambito della Conferenza dei Rettori, per evitare forme di concorrenza o di marketing di basso livello, che disorientano e danneggiano le giovani e i giovani;

h) all'incremento di attività di orientamento, affinché queste siano pienamente efficaci nel contesto dell'autonomia, deve corrispondere una serie di modificazioni strutturali ed organizzative nelle università e nelle facoltà. Lo sviluppo capillare di attività di tutorato didattico e di tutorato per l'orientamento, la modificazione della comunicazione interna ed esterna, con l'utilizzazione di informazioni e conoscenze periodiche sui risultati raggiunti, la programmazione concordata della attività e della destinazione di risorse, un ruolo attivo degli studenti, lo sviluppo di servizi per la partecipazione degli studenti, la formazione e la didattica, un più articolato impegno dei docenti, con l'attribuzione di responsabilità precise, e un migliore collegamento fra ricerca scientifica, qualificazione professionale e formazione culturale, sembrano essere le realtà rispetto alle quali viene esercitata un'autonomia responsabile e che costituiscono condizioni istituzionali congrue con le nuove funzioni dell'orientamento e tali renderlo maggiormente efficace


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E) Coordinamento territoriale e differenziazione competitiva

      1. La realizzazione concreta del principio dell'autonomia universitaria deve essere preceduta e costantemente accompagnata dalla identificazione delle finalità che si intendono raggiungere attraverso tale condizione. Se uno dei compiti principali collegati all'autonomia è quello di migliorare le caratteristiche dell'offerta formativa ne deriva che debbano (e noi riteniamo che possano) essere approfondite le caratteristiche di differenziazione competitiva e, ad un tempo, di cooperazione territoriale tra gli atenei.

      L ‘autonomia degli atenei diviene concretamente reale solo se essi vengono messi in grado di perseguire la qualità all'interno dei propri orientamenti disciplinari e delle specificità scientifiche che li caratterizzano.

      D'altro canto, la competitività fra atenei va intesa, preliminarmente, sotto forma di incentivi alla trasparenza e alla diffusione delle informazioni relative alle caratteristiche delle istituzioni formative che possono essere di aiuto in special modo agli utilizzatori delle stesse, dunque agli studenti.

      Occorre provvedere in particolare alla fornitura di elementi di conoscenza relativi alle peculiarità delle singole istituzioni, come anche all'insieme dell'offerta formativa a livello terziario in un contesto geograficamente riconoscibile per la gravitazione dell'utenza. Occorrerà dunque, sia misurare la capacità ricettiva delle singole istituzioni, le loro specificità disciplinari, e le politiche culturali e scientifiche che le caratterizzano, sia offrire elementi di conoscenza relativi al complesso dell'offerta formativa presente in un'area di gravitazione della domanda (determinata per lo più da convenienze logistiche e da tradizioni di preferenza nei confronti di centri universitari ad offerta multipla).

      Queste politiche informative devono poter fornire quadri complessivi e indicazioni di percorsi alternativi possibili, derivanti dalla pluralità dell'offerta (comprendendo i DU, gli istituti di formazione professionale, i Master e i Dottorati di ricerca) all'interno di bacini di utenza preesistenti.

      Dette politiche devono altresì consentire la flessibilità degli itinerari formativi individuali, frutto di combinazioni molteplici di moduli e aggregazione di crediti variamente acquisiti.

      L'offerta formativa a livello locale dovrà, dal canto suo, tendere ad adeguarsi alle caratteristiche del mercato del lavoro e della economia del territorio, come anche dovrà fare riferimento al genere di utilizzatori potenziali, allo scopo di consentire la creazione di veri rapporti di contrattualità tra soggetti e istituzioni.

      2. La logica dell’autonomia delle sedi comprende anche la possibilita’ di favorire la qualita’della specificita’dei singoli atenei attraverso politiche che ne qualifichino l’immagine sia in termini di condizioni di funzionamento (qualita’del processo) sia in termini di caratteristiche dei risultati delle attivita’didattiche e scientifiche (qualita’del prodotto). Perche’cio’avvenga sono necessarie alcune pre-condizioni che favoriscano la ricerca del buon funzionamento generale e, ad un tempo, della qualità delle prestazioni all’interno di un quadro prederminato di regole generali, tese a garantire condizioni di partenza eque e di estrinsecazione delle attivita’accademiche secondo le forze e le capacita’proprie a ciascun ateneo.

      In particolare, devono essere considerati tre settori, relativi a: (a) le politiche di accesso degli studenti alle strutture d’istruzione superiore; (b) le possibilita’di autonoma sperimentazione della didattica e, più in generale,di nuove modalità nell'offerta di diversi servizi che attengano alla qualità della vita dei soggetti che a vario titolo spendono buona parte della loro vita nell'ateneo; (c) la ridefinizione dello stato giuridico e le modalita’di reclutamento dei docenti-ricercatori.

      Va altresi’considerata la possibilita’di sostenere con incentivi i progetti innovativi, considerati di particolare validita’, ove questi fossero presentati da atenei dislocati in aree periferiche e non particolarmente ricche di potenziali sostegni in loco (ove se ne verifichi la bonta’progettuale e l’utilita’ per categorie di possibili utenti) .

      3. In una seconda fase, si ritiene opportuno che - individuati i bacini di utenza - si dia vita a forme consortili tra gli istituti di formazione superiore ad essi appartenenti al fine di elaborare modelli di coordinamento dell'offerta, e percorsi formativi tesi ad ottimizzare l'uso delle strutture e l'articolazione dei curricoli individuali.

      L'utilità di simili iniziative si sostanzia nella tendenza a innalzare la qualità dell'offerta e a favorire la sua distribuzione omogenea sul territorio, inteso come aggregazione di grandi aree, non sempre corrispondenti necessariamente con le attuali Regioni. Infatti, se si "liberasse" la Regione dal compito di provvedere al diritto allo studio si potrebbero disegnare aree di offerta formativa in relazione agli attuali flussi di gravitazione degli studenti e/o alle convenienze economico-sociali di istituire nuove strutture formative. Il coordinamento territoriale potrebbe essere assicurato da un comitato di rettori (e presidi di facoltà) presenti sull'area, al quale andrebbero affiancati - caso per caso - rappresentanti "laici" degli organismi economici e scientifici locali da coinvolgere in specifici progetti a ricaduta locale.

      L'offerta "consorziata" comporterà sia l'accentuazione di specializzazioni di sede, sia duplicazioni che dovranno essere utilizzate per la redistribuzione della domanda sul territorio: se la domanda si orienterà troppo su una sede e tenderà ad esorbitare rispetto ai limiti di accettabilità stabiliti, si offrirà al surplus la possibilità di iscriversi nella sede meno richiesta (che dovrà offrire in concreto la possibilità di essere scelta alternativamente: qualità dell'offerta formativa, raggiungibilità e livello di accoglienza della sede). Un modello operativo possibile potrebbe comprendere prove di ammissione non vincolanti e suggerimenti/orientamenti di alternative sul territorio (sia nella stessa area disciplinare sia in altre aree).

      Il tema dei mega-atenei si propone qui con alcune soluzioni alternative: da un lato, lo sdoppiamento dell'esistente, dall'altro la creazione di un sistema di satelliti provinciali per i primi anni, con il completamento dei percorsi nella sede-madre.L'alternativa, nei suoi termini operativi, dipende dalla configurazione dell'area, dalla ricettività dell'utenza nelle diverse sedi, ma anche dall'intenzione o meno di ricreare un contesto e un ambiente sociale universitario.
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F) I collegamenti con gli altri sistemi europei

      Nell'ambito dei preparativi per la Conferenza Mondiale dell'UNESCO sull'Istruzione Superiore che si terrà nel 1998, l'Associazione delle Università Europee (CRE) e il Centro per l'Istruzione Superiore dell’UNESCO (CEPES) hanno organizzato il Forum Regionale Europeo di Palermo, che ha visto riuniti quasi 400 rappresentanti delle università, degli insegnanti e degli studenti, delle autorità pubbliche e del mondo del lavoro, e le organizzazioni governative e non governative interessate all'istruzione superiore e al suo sviluppo. E' sembrato opportuno al Gruppo di Lavoro prendere atto di alcuni importanti indicazioni emerse dalla Conferenza rinviando alle Appendici per l'esame del documento completo.

      1. Se è vero che una catena è forte quanto il suo anello più debole, l'istruzione superiore dovrebbe essere il cardine di un forte sistema d'istruzione, così come dovrebbe avere un ruolo fondamentale nel contribuire, in stretta collaborazione con altri partner, al rinnovamento. Allo stesso modo, gli istituti d'istruzione superiore europei hanno il compito di contribuire ad uno sviluppo equo e sostenibile e alla cultura della pace. Dovrebbero, inoltre, agire in modo critico e obiettivo, sulla base del rigore e del merito, promuovendo la solidarietà morale tramite il soddisfacimento dei bisogni individuali. In un mondo che va trasformandosi sempre più profondamente, gli istituti d'istruzione superiore devono agire sensibilmente e responsabilmente, prevedendo, anticipando e influenzando i cambiamenti in ogni sfera sociale, e agendo, dunque, di conseguenza.

      2. Considerata la crescente domanda individuale nei confronti dell'apprendimento e le conseguenti pressioni che vanno a confluire sugli istituti d'istruzione superiore, appare evidente l'esigenza di una maggiore diversificazione istituzionale, di nuove politiche degli accessi, e di uno sviluppo strutturato per quanto riguarda l'istruzione continua.

      3. L'istruzione continua è essenziale per lo sviluppo professionale e personale, per una carriera diversificata, per il trasferimento delle competenze, per armonizzare la domanda e l'offerta di personale altamente qualificato.

      4. In risposta ad una domanda sempre più differenziata, il concetto di "coerenza" assume il significato di flessibilità per quanto riguarda: gli accessi; i contenuti; l'ampiezza, il livello e la durata dei programmi; gli strumenti utilizzati; la verifica e la convalida.

      5. Gli istituti di istruzione superiore dovrebbero elaborare nuove strategie per la concettualizzazione e la gestione dell'innovazione nell'istruzione, in particolare per quanto riguarda l'organizzazione dei contenuti, i materiali d'apprendimento, le metodologie d'insegnamento, e i profili personali dei laureati come risposta alle molteplici sfide dei loro contesti.

      6. Il passaggio da insegnamento ad apprendimento implica: un apprendimento autogestito, il ruolo di tutore dell'insegnante, servizi di supporto professionale, nuovi investimenti per quanto riguarda la trasmissione, specialmente nel caso di operazioni non in loco.

      7. Il passaggio da insegnamento ad apprendimento implica inoltre un nuovo approccio nei confronti dello sviluppo dei curricula che tenga conto della multidisciplinarietà, della interidisciplinarietà e di una scelta flessibile in un sistema coerente che consenta la modularizzazione, il trasferimento dei crediti, la considerazione delle esperienze lavorative e l'organizzazione dell'anno accademico in semestri, sia a livello nazionale che internazionale.

      8. Gli istituti di istruzione superiore assumono un ruolo fondamentale nello sfruttare, per se stessi ma anche assieme ad altri partner, il potenziale di tecnologie innovative di informazione e comunicazione per scopi accademici.

      9. Considerata la crescente domanda di istruzione superiore e la sua democratizzazione, si manifesta l'esigenza sempre più pressante di assicurare standard di qualità accademica incorporando una cultura di qualità e gli strumenti che la assicurino sia a livello di sistema che di istituzione.
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G) Conoscenze per il governo del sistema

      Per poter governare l’auspicato sviluppo del sistema formativo di livello terziario - comprendente cioè sia l’università, sia gli ambiti formativi che dovrebbero andare a comporre la seconda rete di formazione post-secondaria - occorre la disponibilità di un ampio quadro conoscitivo. É soltanto sulla base di un attento lavoro istruttorio sia sugli sviluppi precedenti, sia sulle condizioni esistenti che possono essere elaborate le opportune linee di intervento riguardanti la ripartizione concreta dei vari compiti e funzioni all'interno di un sistema istituzionale articolato, i collegamenti e l’interazione tra le diverse istituzioni, la distribuzione degli utenti e le stesse dimensioni globali e settoriali del sistema. In altri termini, accanto a una puntuale conoscenza delle dimensioni e potenzialità degli apparati formativi esistenti (universitari e non) occorre una evoluta capacità conoscitiva per quanto concerne la qualificazione delle risorse umane richieste dal sistema produttivo, le caratteristiche formative della popolazione adulta, la domanda sociale di istruzione e di formazione (compresi gli aspetti demografici).

      Il quadro conoscitivo da acquisire, oltre alla valutazione delle risorse umane e strumentali in ambito universitario, ai fini della definizione di standard funzionali di ricettività, che rientra nelle attivita' dell'Osservatorio, dovrebbe contemplare in maniera sistematica tematiche quali:

1. Struttura e andamento dell'occupazione, tenendo conto delle caratteristiche formative degli occupati. Di grande rilevanza appare l’individuazione di fenomeni di overeducation (riguardanti in particolare i laureati) e di undereducation (riguardanti in particolare i livelli intermedi).

2. Destino lavorativo/professionale delle persone che hanno abbandonato gli studi universitari. Andrebbero considerati aspetti come inserimento iniziale nel sistema produttivo; carriere; utilità o meno degli studi compiuti in ambito universitario; carenze formative; ulteriori processi formativi, ecc..

3. Evoluzione dell’offerta di formazione post-secondaria non universitaria, e della formazione continua con l'analisi della loro struttura, e degli esiti relativi.

4. Impegno formativo da parte del sistema aziendale e di altri ambiti occupazionali sia sul piano della formazione professionale iniziale, sia su quello della formazione continua.

5. Comparazione internazionale su argomenti specifici. Importante appare in primo luogo una correzione degli stereotipi e dei malintesi indotti anche dalle pubblicazioni internazionali. Sarebbero da individuare, in secondo luogo, elementi di confronto con altri sistemi che possano servire da orientamento nell'attuazione delle riforme avviate.

      Si tratta di tematiche che potrebbero in un primo momento apparire gia' sufficientemente esplorate. Ma non e' cosi'. È da tener presente, inoltre, che uno dei problemi ereditati dal passato, che grava sul presente e, quindi, anche sui futuri sviluppi, sta proprio nella scarsa disponibilità di apparati informativi trasparenti e intercomunicanti. Occorre infatti, come già ricordato nella presentazione di questo documento, la messa a punto di una ‘politica del dato'. Ed è evidente che ciò richiede uno sforzo di armonizzazione tra una pluralità di ambiti governativi e non coinvolti nella raccolta e produzione di dati.


INDICE
  1. La filosofia dell'intervento
  2. Principi organizzativi generali
  3. Le principali linee di intervento. La proposta del Gruppo di lavoro
    A) I crediti didattici nel sistema universitario
    B) Struttura dell'ordinamento didattico
    C) La valutazione
    D) L’orientamento
    E) Coordinamento territoriale e differenziazione competitiva
    F) I collegamenti con gli altri i sistemi europei
    G) Conoscenze per il governo del sistema