Archivi G.I.S. online: costruzione e usocomunicazione di Maurizio Mastrorilli |
Esiste su Internet una enorme quantità di informazioni geografiche raccolte in archivi di pubblico dominio. Alla loro base ci sono anni di lavoro di enti pubblici e privati (statunitensi, e chi altrimenti!), che ovviamente non fanno opere di beneficenza, ma rendono disponibili i frutti della loro organizzazione per creare e diffondere una cultura dell'uso delle informazioni (nella fattispecie geografiche, politiche, geologiche, di uso del suolo, ...) che generi un circolo virtuoso fra domanda e offerta di G.I.S..
Nell'unico mercato (quello statunitense) che ad oggi presenti una massa critica, i bisogni attuali della domanda sembrano essere quelli di interrogare database di immagini satellitari o aeree per scegliere un'area di interesse e acquistare i relativi prodotti georeferenziati (come si usa dire) da utilizzare, infine, in applicazioni desktop standalone o al più di rete locale.
Così gli enti fornitori si sono attrezzati per diffondere i loro servizi attraverso il web e facilitare la ricerca e l'acquisto dei loro prodotti attraverso interfacce più o meno ergonomiche, che hanno comunque il pregio essenziale di avvicinare un numero sempre maggiore di utenti (anglofoni) ai temi dell'analisi del territorio.
Il mio interesse si è invece rivolto a ciò che sta alla base delle applicazioni che forniscono online tali servizi (web services). Ebbene, non poteva che esserci un'architettura fondata su archivi di dati distribuiti e non centralizzati, con collegamenti punto a punto e non gerarchici. E' proprio questa filosofia di lavoro che consente di pensare un nuovo servizio o il miglioramento di uno già esistente senza ripartire ogni volta dalla tabula rasa. E' il vantaggio di considerarsi nani sulle spalle di giganti.
Per sperimentare le possibilità offerte da tale metodo di lavoro è nato il Navigatore Foto Satellitare che viene qui presentato.
Nel panorama dei servizi analoghi offerti sul web, credo sia l'unico localizzato in lingua italiana. Esso è uno strumento semplice e rapido per la ricerca e la visualizzazione dei dati acquisiti dai sensori Landsat 7 (ETM+) e Landsat 4/5 (TM) nelle operazioni di telerilevamento da satellite dell'intera superficie terrestre.
Il navigatore foto satellitare utilizza:
Con il navigatore foto satellitare è possibile:
L'esperimento del navigatore foto satellitare è però soprattutto rivolto al futuro. In questa come in altre applicazioni web l'utilizzazione delle informazioni geografiche e delle immagini satellitari ha un rendimento molto basso rispetto alle potenzialità che le tecnologie di rete già oggi garantiscono. Occorre quindi ridurre le perdite per poter fornire servizi ad alto rendimento.
La mia idea di sviluppo di servizi G.I.S. basati su archivi online ha già un nome: AtlasBuilder, ovvero come concepire e costruire un'atlante digitale sul web.
Chiariamo subito i concetti di base.
Prima di tutto, perché utilizzare la metafora dell'atlante?
Al di là di una banale analogia geografica con il G.I.S., mi è parso che l'idea dell'atlante, che sia geografico, storico, o relativo a un qualsivoglia tema, rappresenti, anche nel senso comune, una visione d'insieme, quasi un principio ordinatore per i mille aspetti che ogni questione culturale assume.
Ad esempio, un sistema informativo per la città di Bari, o per la sua basilica di San Nicola, o per la cripta all'interno della basilica, è comprensibile ai più come atlante della città di Bari, ovvero della basilica, piuttosto che della sua cripta. Tale atlante è la collezione di più mappe, con un grado differente di dettaglio, e correlate fra loro in maniera parentale o analogica, tutte comunque utili a raccontare e mostrare alcuni aspetti, ritenuti degni di considerazione, della città di Bari, o della basilica, o della cripta.
In secondo luogo, cos'è una mappa?
La definiamo come l'insieme delle aree di interesse (in senso stretto e figurato) selezionabili su una o più immagini di sfondo, in base a determinati criteri (il tema). Che si parta da rappresentazioni fotografiche, grafiche, artistiche, o quant'altro, che si considerino due, tre, quattro dimensioni spazio-temporali, che si usino ambedue gli occhi o se ne copra uno, il pregio di una mappa resta quello di concentrare e congelare in una visione d'insieme tante informazioni. Suo scopo deve essere quello di consentire agli utenti di liberare e sciogliere tali informazioni in maniera reversibile e mai scontata, producendo narrazioni ricche di significati.
Ebbene, chiunque abbia una frequentazione anche occasionale con le pagine web ha certamente avuto occasione di sperimentare l'uso di una immagine mappata. Alcune sue zone sono sensibili al cursore del mouse (la tipica manina con l'indice puntato), e al click ti conducono da qualche parte. Il principio di funzionamento di una mappa online è tutto qui. Certo lo si può rendere più sofisticato, ma l'operazione elementare da compiere è sempre la stessa: puntare l'attenzione su un'area di interesse e, amichevolmente (user-friendly), ottenere tutte le informazioni ad essa associate, comprese le relazioni con altre aree di interesse della stessa mappa o di altre mappe (e poiché una mappa può essere associata a più atlanti, gli itinerari della conoscenza si ramificano senza limiti).
Ma come si definisce operativamente un'area d'interesse?
Semplicemente disegnando delle linee che individuino un tracciato, perimetrino una superficie, racchiudano un volume. Se le immagini di sfondo della mappa sono misurabili (immagini satellitari, una pianta o un alzato in scala, una coppia stereometrica, ...), contestualmente immagazzineremo tutti i dati metrici e/o geografici, che da questo momento saranno disponibili per qualunque tipo di elaborazione. Ma il passo veramente importante è associare un contenuto (testuale, grafico, fotografico, audio-video che sia) a ciascuna area di interesse. Occorre aver voglia di raccontare qualcosa, occorre che i ruoli di creatore e fruitore di una mappa siano interscambiabili.
Per costruire atlanti di mappe digitali da fruire in rete, occorre ovviamente che tutti i contenuti abbiano un indirizzo diretto (URL) o indiretto (record in un database) su Internet, ovvero che gli archivi siano distribuiti e non centralizzati, in comunicazione punto a punto e non gerarchica. Ritornano i principi di base già sottolineati.
Il motore della logica applicativa deve poter girare su tutte o quasi le piattaforme operative (Mac, Windows, Unix, ...), e contemporaneamente essere capace di gestire collegamenti e trasferimenti di risorse attraverso i consueti protocolli di rete. Ritorna a proposito la scelta dell'ambiente Java (lato server e lato client, ovvero per chi fornisce il servizio e per chi lo utilizza).
Questi problemi tecnologici devono essere affrontati e risolti insieme a quelli concettuali, in quanto le soluzioni date ai primi determinano quelle possibili per i secondi, e viceversa. D'altro canto, solo in corso d'opera, con un paziente lavoro artigiano, si può migliorare la logica di un'applicazione o di un servizio web. Per quanto mi riguarda, affido la capacità di concretizzare le parole in fatti allo sviluppo di AtlasBuilder, ma auguro un buon lavoro a tutti coloro che sono impegnati a costruire questo futuro.