Audizione Commissioni Parlamentari VII e XIV
Roma - Palazzo Montecitorio - 17 luglio 2003


PROMEMORIA

Lo scenario della ricerca è quanto mai frammentato e composto di episodi e filoni non sempre riconducibili a regole generali; la ricerca, per definizione, è un continuo avanzare della conoscenza per raggiungere nuove frontiere e testare nuovi prodotti.

Peraltro, una regola generale proponibile, in prima istanza, ed applicabile a tutti i settori in cui le nuove acquisizioni della conoscenza riportano a risultati concreti (es. medicina, bioingegneria, costruzioni, farmacologia, scienza dei materiali, ecc.) è che:
"Un'invenzione è considerata nuova se non è compresa nello stato della tecnica e deve tradursi, tramite un brevetto, in un prodotto utile".
n.b. rif. art. 14 del R.D. 1127/39: ....Lo stato della tecnica è costituito da tutto ciò che è stato reso accessibile al pubblico nel territorio dello Stato o all'Estero, prima della data del deposito del brevetto.

E' evidente che ogni "invenzione" deve avere un valore industriale e/o tecnico riconoscibile e quantificabile in un valore commerciale. Ciò determina l'anello di congiunzione tra ricerca e produzione; gli enti di ricerca trasferiscono i risultati acquisiti e le industrie li utilizzano commercialmente sul mercato, tramutandoli in beni e servizi strumentali più avanzati ed innovativi.

In queste prime considerazioni vi sono almeno due punti cardine per l'incentivazione di una politica di ricerca europea:

  1. è necessaria un'informazione estesa a tutta la comunità scientifica addetta alla ricerca, con specializzazione settoriale, salvo gli opportuni e necessari link. Risulta ovvio che tale informazione debba essere aggiornata e diffusa in tempi rapidissimi, con una circolazione di notizie immediata ed esaustiva.
  2. Il trasferimento tecnologico dei risultati di ricerca deve essere chiaro, rapido ed indirizzato al giusto utente, intendendosi per tale quello che è effettivamente in grado di capirne la portata e tradurre i risultati da brevetti a prodotti.

Queste veicolazioni sono, attualmente, due punti deboli sia in ambito nazionale, sia in quello europeo; in Italia, per ragioni:

  • di status (Università),
  • di inefficienza o scarsa organizzazione (CNR)
  • economiche in generale.
e in Europa per:
  • problemi di comunicazione (lingua/termìni scientifici)
  • eccessiva presenza e disaggregazione di notizie (internet)
  • complessità da una parte e poca familiarità con le procedure per accedere ai programmi europei (programmi quadro, ecc.).

Da ciò scaturisce la necessità di puntare essenzialmente su tre azioni:

  1. incentivare il binomio risultato di ricerca/brevetto nazionale ed internazionale (n.b. Il brevetto è uno strumento che consente l'esclusiva per la produzione ed il commercio di un prodotto nuovo. E' l'unico mezzo di cui dispone chi ha buone idee per offrirle sul mercato o per produrle direttamente senza temere la concorrenza).
  2. attivare le procedure per l'integrazione ricerca/trasferimento tecnologico/sistema produttivo (n.b. la mancata concretizzazione della ricerca italiana è dovuta in massima percentuale all'assenza di cultura, strutture e meccanismi incentivanti volti a favorire un'integrazione sinergica con il sistema produttivo).
  3. migliorare la comunicazione e il conseguente scambio di informazioni, privilegiando sistemi informatizzati basati sull'immagine più che sulla lingua, che diviene così solo sussidiaria di una percezione ben più immediata relativa ad una lettura per visioni bidimensionali e tridimensionali.

In particolare, il punto 3 è suscettibile di un maggior approfondimento: le tecniche informatizzate sono ormai in grado di diffondere immagini correlate a sistemi complessi di conoscenza e di semplificarne l'apprendimento e la comprensione proprio in virtù dell'immediatezza di una immagine rispetto a descrizioni pletoriche e derivanti, spesso, da traduzioni che deviano dalla lingua originale.
In questo senso, il Politecnico di Bari ha un laboratorio avanzato di tecniche fotogrammetriche e di studio su forme di didattica assistita ed a distanza, che persegue l'uso di linguaggi visivi per trasmissione di immagini sia bidimensionali sia tridimensionali.
L'esperienza dei laboratorio è, attualmente, orientata alla tele-didattica, espressione di una scuola on-line che riduce i tempi di presenza fisica di discenti e docenti, abitua gli allievi al telelavoro, e che - concetto particolarmente interessante - opera praticamente per immagini.
La produzione didattica, incentrata sul settore dell'edilizia di recupero e ristrutturazione, svolge ormai il ruolo di centro di documentazione, consentendo di monitorare la qualità, la configurazione finale e, quindi, la spendibilità del prodotto, creando, nel contempo, un collegamento con il mondo del lavoro. Questa base dati, offerta in sito web, fornisce in tempo reale la possibilità di visionare stereometricamente sia monumenti ed edifici a valenza culturale e storica rilevati e restituiti con metodi fotogrammetrici, sia il foro assetto finale a seguito di un progetto di recupero ed eventuale riuso.
Traslando queste metodologie comunicative nel settore della ricerca è facilmente ipotizzabile la organizzazione di una rete informativa basata essenzialmente su immagini, interrogabile in ogni momento ed in ogni parte del territorio europeo, basata su snellezza d'uso e immediatezza di circolazione dati, progetti, ipotesi di lavori, risultati, proposte, e quant'altro sia necessario per pianificare percorsi di ricerca e diffonderne i risultati.
Il passo successivo è l'aggancio di queste tecniche informative al mondo produttivo: l'industria, collegata in tempo reale con le università e gli enti istituzionalmente preposti alla ricerca, potrà usufruire di un trasferimento tecnologico continuo e di facile decifrabilità.
Le decisioni per la messa in produzione dei risultati validi e, successivamente, per l'immissione sul mercato in tempi accettabili possono, così, snellirsi ed avviare azioni più incisive per il miglioramento della qualità della vita.
In realtà, quest'ultimo passaggio riporta ad un altro punto dolente dei nostro Paese: la valutazione della ricerca.
Nel maggio 2003, il Ministro Moratti ha presentato la proposta per le "Linee Guida per la Valutazione della Ricerca", che al punto 1 recita: "Strategie, procedure e strumenti per valutare la ricerca sono, ormai da tempo ed in molti Paesi, oggetto di pubblico interesse e la loro applicazione è entrata nella prassi corrente. Ma non nel nostro Paese nel quale, sia pure con lodevoli eccezioni, questa filosofia stenta ad affermarsi".
In realtà, poiché la valutazione della ricerca è un processo fondato sull'analisi critica di dati e informazioni, che conduce ad un giudizio di merito, i risultati sono fondamentali non solo per i decisori politici che devono monitorare le risorse assegnate ed allocarne di più adeguate ove necessario, ma anche per la qualificazione della comunità scientifica e dei suoi singoli attori.
La proposta, basata essenzialmente sui seguenti punti:

  • qualità e rilevanza della produzione scientifica
  • originalità ed innovazione
  • intemazionalizzazione
  • capacità di gestire le risorse (umane, tecnologiche e finanziarie)

pur presentando una qualche dissonanza con i tempi rapidi auspicabilí (dovuti alla complessità dei comitati e panel di esperti da impiegare), apre nella direzione della necessità che i risultati di ricerca siano quantificabili in brevetti e ritiene essenziale la portata cognitiva dei benchmarking.
Questa tecnica, come è noto, è un confronto di attività e processi con le best practice di settore, per definire il posizionamento e le possibili strategie di miglioramento sia delle strutture di ricerca sia dei risultati, allargando il processo in modo centrifugo verso realtà extranazionali.
Ritorna, quindi, il concetto di necessità di acquisizione rapida di notizie, informazioni, di scambi di esperienze, dati e risultati sempre più immediati ed esaustivi, sia per operare confronti e integrazioni in una logica sinergica, sia per evitare spreco di risorse per ricerche analoghe o addirittura sovrapponibili.
In Italia, il 13 novembre 2002 è stata firmata la nascita della Nuova Rete GARR; il Consortium a cui è stata affidata la sua realizzazione ha avuto il compito di coprire le esigenze di rapidi collegamenti tra tutti i partner della ricerca nazionale.
Un sistema informatico è, quindi, l'unico mezzo che può coprire questa esigenza di scambio e di confronto continuo e potrebbe funzionare meglio se impostato per paradigmi visivi e per acquisizione di immagini esplicative e "leggibili" per ogni tipo di cultura e di qualità scientifica, al di là di lingue, spostamenti fisici e tempi morti per l'acquisizione di dati spesso già disponibili in rete.
L'auspicio è, in definitiva, l'impostazione di una rete organica, flessibile e moderna, come base necessaria, unitamente al rafforzamento della cultura dei brevetti e di un trasferimento tecnologico funzionale, per l'incentivazione delle politiche di ricerca in Europa.
Ad oggi, il dibattito in Europa sulla ricerca è incentrato sulla interazione dei Paesi membri al fine di creare l' ERA - European Research Area, in cui concentrare gli sforzi di cooperazione per una forte azione di RTD - Research and Technological Development, così come sancito dal Trattato di Amsterdam.
Tale indirizzo politico, che deve supportare altre politiche primarie, quali la protezione dell'ambiente, dei consumatori, ecc., è la giusta direzione da seguire in quanto una ricerca di alto livello e di respiro europeo comporta:

  • complessità
  • interdisciplinarietà
  • costi elevati
  • continuo incremento di "massa critica"

Solo una cooperazione organica a livello di politiche comuni può assicurare questi requisiti in quantità e qualità necessari per risultati di eccellenza.
In effetti, l'Unione Europea ha lanciato il 6° programma quadro tutto incardinato sulla ricerca, strumento importante per convogliare gli sforzi e le attività in direzioni preferenziali. Occorre inserirvisi con idee chiare e innovative che coagulino forze di ricerca paneuropee e siano di interesse prioritario per l'industria e la produzione.
Le proposte contenute nel presente documento, sono, in questo spirito, spunti sia per incentivare la comunicazione e l'informazione, sia per istituzionalizzare un circuito virtuoso tra ricerca, brevetti, trasferimento dei risultati e produzione, circuito che è in sintonia con i principi ispiratori dell'ERA.

Prof. ing. Giovanni TORTORICI
(Politecnico di Bari)