Chiar.mo Prof. Attilio Selvini
Dipartimento di Ingegneria Idraulica, Ambientale e del Rilevamento
POLITECNICO DI MILANO
P.zza Leonardo da Vinci, 32, 20133 MILANO


Chiar.mo Professore,
mi è pervenuta, per via quasi... anonima, una copia della Sua recensione inerente la mia pubblicazione sulla "Cartografia digitale" e sento innanzitutto il dovere di ringraziarLa. Trattasi di un ringraziamento sincero, considerato che per un anti-SIFET (quale dichiaratamente io sono) le Sue affermazioni sono... musica! E poi, in termini giornalistici, si usa dire "ogni smentita è sempre un secondo articolo!". Avrò cura di riportare la Sua recensione "integralmente" nella prefazione del mio prossimo volume, che avrà per oggetto la "documentazione dell'Architettura Sacra": mi sarà molto utile per giustificare alcune trattazioni, da molti ritenute superflue.
Le invio il volume "Fotogrammetria e tutela del territorio", non solo con l'intento di sottoporlo alla Sua attenzione per un'altra eventuale recensione, ma per "sottolineare" alcuni concetti che evidentemente non sono risultati molto chiari, forse a causa di una lettura frettolosa del volume "Cartografia digitale in architettura e urbanistica".
La ringrazio per aver evidenziato il mio entusiasmo per la fotografia. Immagini cosa combinerebbe un fotogrammetra incapace di fotografare: come minimo rischierebbe di portare a casa delle immagini prive delle informazioni necessarie! Pensi, poi, a quando un simile fotogrammetra (tutt'altro che raro in Italia) pretende di rilevare oggetti che non è in grado di capire: somiglia molto all'analfabeta che si ostina a fare il traduttore!
Ho riletto la Sua relazione fatta in occasione del convegno di Fotogrammetria Architettonica del 1978 e ho notato qualche cambiamento: ora Ella ha la pretesa di conoscere anche gli "alieni" (oppure di ignorarli) vista la Sua sicurezza nell'affermare che le "distinzioni correnti" della cartografia sono "universalmente accettate"! Non Le sembra esagerato confondere l'universo con una parte della superficie terrestre?
Per quel che concerne, infine, il programma StereoFot, non può assolutamente confonderlo con un programma di restituzione: sarebbe come bestemmiare! Il programma StereoFot è nato proprio per evitare la restituzione fotogrammetrica: esso mira a mettere chiunque in condizione di "prendere le misure" sull'immagine fotografica e rappresentare, sulla stessa, eventuali interventi progettuali di trasformazione. Insomma StereoFot preannuncia la morte della figura tradizionale del cartografo!
Nel chiedere perdono per aver osato scriverLe la presente, porgo distinti ossequi.
Bari 24 febbraio 1996

(Antonio Daddabbo)
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