Recensione del prof. Mario Fondelli,
ordinario di Topografia presso l'Università degli Studi di Firenze
pubblicata sul n.33 (luglio-dicembre 1996) di "Documenti del territorio"

volume "Cartografia digitale in architettura e urbanistica - Levante Editori, Bari"

Una delle tecnologie più avanzate, nel campo della ricerca applicata alla documentazione territoriale ed architettonica, è attualmente rappresentata dalla "Fotogrammetria delle immagini numeriche" o, per meglio dire, dalla "Fotogrammetria digitale". Una tecnologia sviluppatasi come emanazione del "Digital image processing", che promette contributi nuovi nella documentazione dello stato di consistenza dell'ambiente e del territorio, facendo intravedere inoltre economie di tempo e di costo.
Particolarmente interessante risulta pertanto quest'opera del Professor Antonio Daddabbo del Politecnico di Bari che, tesa ad illustrare alcune ricerche didattiche svolte nell'ambito del corso di "Cartografia tematica" della locale Facoltà di Architettura, ci consente di verificare quanto sia vivo, anche nel nostro Paese, l'interesse per un rinnovamento tecnologico e metodologico della documentazione fotogrammetrica urbana ed architettonica.
Come noto, la diffusione delle immagini fotogrammetriche digitali, tende ormai sempre più ad emarginare il tradizionale impiego delle costose, delicate ed ingombranti apparecchiature di stereorestituzione fotogrammetrica classica per sostituirle con i più economici e più disponibili Personal Computer, capaci di rendere molto più agevole e flessibile l'elaborazione delle stesse immagini, disponendole altresì in condizione di subire poi eventuali trattamenti telematici in tempo reale.
L'opera in esame, introduce alla logica del noto programma StereoFot e fornisce così un primo approccio guidato alla redazione di carte tematiche digitali ad uso degli studenti universitari dell'indirizzo urbanistico, offrendo peraltro in allegato un apposito software dimostrativo. Un programma, quello introdotto, che tende a consentire all'utente di prendere agevolmente misure sugli oggetti ritratti negli stereogrammi, ed a rappresentare poi nei medesimi stereogrammi, il tracciato progettuale di eventuali interventi di trasformazione, per verificarne, sempre in tempo reale, il relativo conseguente impatto visuale e ambientale simulato.
L'intendimento dell'Autore appare essenzialmente quello di avviare la didattica verso un lodevole maggior coinvolgimento degli studenti della Facoltà di Architettura, e di offrire altresì nel contempo, ai docenti delle discipline cartografiche, un valido motivo per un'aggiornamento tecnologico informatico continuo.
Un'opera meritevole dunque di segnalazione soprattutto per lo stimolo che imprime al "fai-da-te", anche in quest'avanzato settore delle applicazioni della Fotogrammetria moderna. Stimolo che non può certo talvolta tornare gradito a chi abbia coltivato per anni soltanto metodologia classica, ignorando le applicazioni della Fotogrammetria inversa, ed impegnandosi soprattutto nella divulgazione di apparecchiature fotogrammetriche e sussidi didattici di origine transalpina.
L'invito a meditare sulle possibilità delle diverse risorse umane per far progredire questo settore scientifico, senza soggiacere ai soliti "frustrati" ancorati ad un effimero potere di conoscenze divenute nel tempo stazionarie - come si legge nella dedicatoria dell'opera - sembra aver infatti sollevato una scomposta reazione della SIFET, che attraverso il proprio Presidente Selvini non ha mancato di avanzare pretestuose riserve sul contenuto dell'opera, con una singolare recensione pubblicata sul bollettino sociale n. 4/1995.
Una critica, supportata però da opinioni che mostrano subito i loro ristretti limiti culturali, quando si ponga mente alla libertà di insegnamento garantita nelle nostre Università italiane, e si tenga altresì conto della confusione generale, tecnologica e metodologica, che domina ancora l'attuale travagliato trapasso dalla tradizionale prassi analogica ed analitica all'esordiente nuova prassi digitale, specialmente per quanto riguarda la formazione di cartografia tecnica e tematica.
Una delicata operazione, quest'ultima, ancora completamente tutta da definire e perfezionare, sia nel campo della produzione di nuovi elaborati cartografici, economici ed affidabili, che in quello della normativa tecnica contrattuale. Campi, che la libera ricerca applicata può sempre indirizzare ed arricchire con i suoi originali contributi di esperienza e di nuove idee, indipendenti come sempre dalla latitudine geografica.
Circostanze sfuggite al solerte Censore SIFET, insieme alla logica considerazione che, se ad un preliminare superficiale esame dell'opera può sembrare opinabile l'intendimento didattico perseguito dall'Autore, altrettanto opinabile potrebbe risultare poi, alla resa dei conti, anche
il fanatico "rigore che si richiede ad una lezione universitaria", dissertando al cospetto di un'uditorio costituito in prevalenza da studenti di estrazione artistica.
Ciò che "in senso traslato", applicando sempre la stessa logica evocata dal Censore, condurrebbe per assurdo a ritenere possibile, che gli annosi problemi della Torre pendente di Pisa potrebbero essere agevolmente risolti abbattendo il monumento medesimo, per ricostruirlo poi ex-novo imponendo una più rigorosa verticalità del suo insieme, anche se il terreno su cui insistono le relative fondazioni non risulta in grado di recepirla e garantirla nel tempo. Provare per credere!
Meglio quindi avviare l'approccio alla disciplina consaputa con un linguaggio più flessibile e più consono alla mentalità dei giovani neofiti, per recuperare poi, nella successiva fase di precisazione finale, tutto il rigore scientifico necessario per definire i concetti illustrati e approfonditi. Proprio come l'ordito didattico intessuto dall'Autore, si propone di fare per meglio coinvolgere nella disciplina i suoi allievi architetti.
Una terapia "step by step", che tende nell'opera a sollecitare soprattutto la fantasia dei discenti, poiché ogni atto di rilevamento cartografico comporta in genere un'invenzione fantastica continua di strategie operative, sempre più adeguate alle caratteristiche morfologiche degli oggetti di volta in volta considerati. Un aspetto della comune prassi operativa, che non può essere certo ignorato nella didattica della disciplina in argomento!
E che dire poi delle poco garbate e gratuite illazioni sulle conoscenze
scientifiche dell'Autore, abbozzate nella recensione? Una grossolana caduta di stile del Censore, frutto di un'evidente disinformazione e di una mal celata presunzione di superiorità censoria, che non riesce però nemmeno a nascondere di non saper distinguere la Cartografia tematica dalla Teoria generale delle carte geografiche, per un'approssimata cognizione dei rispettivi contenuti culturali. Nel complesso, una deplorevole questione personale che niente toglie al valore intrinseco ed oggettivo dell'opera!
Un Censore troppo severo e poco sereno, dunque, che non può certo invocare il superiore interesse degli studi, intervenendo in merito quale esponente di una privata Associazione italiana di appassionati di Topografia e Fotogrammetria, senza aver titolo specifico per giudicare dalI'esterno ed a priori gli esiti della sperimentazione didattica avviata nella sede universitaria di Bari dalI'Autore, appartenente peraltro ad
una diversa corrente di pensiero scientifico, non molto congeniale all'entourage nordista dello stesso Censore .
Ironia a parte, anche se l'incauto Censore ritiene di non aver tratto gran profitto dall'esame dell'opera, appare tuttavia opportuno sottolineare, concludendo, che l'Autore si riconferma con essa, ancora una volta, fotogrammetra serio ed impegnato, e docente aperto e sensibile ai
nuovi problemi della didattica e degli studenti."
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