POLITECNICO DI BARI - Facoltà di Ingegneria
Istituto di Disegno, Rappresentazione e Rilievo
cattedra di Fotogrammetria applicata
Complesso monumentale di S. Scolastica, via Venezia 73, 70122 Bari
prof. ing. Antonio Daddabbo
Comando Carabinieri - Rione S. Nicola-Bari
e p.c. Rettore del Politecnico di Bari
Direttore dell'Istituto di disegno, rappresentazione e rilievo
Assessore Pubblica Istruzione - Comune di Bari
oggetto: furto al laboratorio di Fotogrammetria
Facendo seguito al sopralluogo, effettuato in data 5.1.94 nel complesso
di S.Scolastica, io sottoscritto Antonio Daddabbo, nato a Serracapriola
(FG) il 7.5.1936, residente a Bari in via M. Signorile n.2/B, professore
associato di "Fotogrammetria applicata" presso il Politecnico
di Bari e responsabile del Laboratorio di Fotogrammetria, esistente presso
il complesso monumentale di S.Scolastica, presento formale denuncia di un
furto con scasso compiuto ai danni del laboratorio, sistemato al 2°
piano del complesso stesso, avvenuto nel periodo 30.12.93 - 4.1.94.
Dopo un'analisi approfondita dei danni, sono pervenuto alle seguenti conclusioni.
Identikit del protagonista del furto:
- trattasi di una persona, mentalmente malata, vegetante nell'area della
Facoltà d'ingegneria, che da almeno otto anni si ostina a segnalare
la propria esistenza, con maniaca precisione, nelle festività di
capodanno e ferragosto (fatta eccezione per l'anno 1991);
- suo obiettivo primario è quello, dimostrativo, di poter utilizzare
il laboratorio. In passato le sue attenzioni erano rivolte a laboratorio
fotografico, esistente presso il Campus di via Re David. Fondamentalmente
il metodo d'intervento, anche se con risultati diversi, rimane immutato.
Ha cominciato con il tranciare il piccolo lucchetto che sigillava il laboratorio,
poi ha sfondato la porta, poi ha smontato qualche apparecchiatura. Tutte
le azioni hanno sempre avuto in comune due elementi: la novità e
la mancata asportazione del materiale;
- è terrorizzato dall'idea di essere confuso con un comune ladro.
Quando, per motivi di novità, è costretto a nascondere il
materiale, oggetto delle sue attenzioni, si preoccupa di segnalarne la nuova
collocazione. Lo ha fatto in occasione del furto del piccolo registratore
di dati, compiuto nello stand degli studenti del corso di fotogrammetria
a Tecnorama Ufficio nel 91, lo ha ripetuto nello scorso agosto con una lettera
anonima;
- si tiene continuamente aggiornato sull'attività del laboratorio,
quasi certamente in base alle notizie fornitegli dagli studenti che frequentano
il corso di fotogrammetria;
- ritiene di essere un esperto fotogrammetra. Questa volta, come in agosto,
ha aperto l'armadio del laboratorio fotografico e quando ha visto i caricatori
della camera stereometrica, ha voluto dimostrare di conoscerli bene: ne
ha presi due e li ha poggiati sul tavolo predisponendoli per il caricamento.
Evidentemente, nel momento in cui ha iniziato, è scattato il raptus:
ha aperto quasi tutti gli scatoli contenente materiale sensibile (sia pellicole
che carta) esponendo questo alla luce e disseminandolo nei vari ambienti;
- è sicuro di essere spalleggiato da qualche docente che spera di
ostacolare il filone di ricerca attivato dalla cattedra di Fotogrammetria.
Il laboratorio di Santa Scolastica esiste (è noto a livello internazionale)
e funziona solo grazie al volontariato degli studenti. A livello istituzionale,
nonostante l'alto valore delle apparecchiature contenute e della documentazione
esistente, nulla è stato mai fatto per garantirne la sicurezza. L'ultima
incursione ha "colpito" i rilievi fotogrammetrici di alcuni monumenti
della Basilicata (danneggiati dal terremoto del 1980) eseguiti dall'unità
fotogrammetrica dei Vigili Urbani di Bari e catalogati in occasione di un
corso di formazione professionale. Un'idea dell'attività con cui
si cerca di screditare l'attività della cattedra può essere
fornita dalla documentazione allegata.
Obiettivo della spedizione.
Anche questa volta l'azione disturbatrice avrebbe la pretesa di scoraggiare
la prosecuzione dell'attività di ricerca.
L'incursione era stata ampiamente prevista, specialmente dopo il mio incarico
d'insegnamento di "cartografia tematica" presso la locale Facoltà
di Architettura e l'annuncio dell'attivazione, presso Santa Scolastica,
di una stazione G.I.S. (Geographical Information System) per la cartografia
tematica digitale dei Centri Storici. La visita era prevista nell'aula in
cui sono sistemate tutte le apparecchiature di fotogrammetria e l'archivio
dei fotogrammi. "Purtroppo" in questa non sono entrati o perché
insospettiti dall'apparente fragile protezione del locale (una semplice
porta a vetri) o per una predisposizione al sadismo da parte del protagonista
(che intende avvicinarsi lentamente all'obiettivo finale). Tuttavia non
si può dire che la stessa aula sia stata trascurata. L'intruso ha
tappato, con un sacchetto ripieno di materiale plastico, il canale di gronda
della copertura del laboratorio ed ha causato l'allagamento dei locali sottostanti.
Per aggiungere "al danno la beffa" ha sottratto la chiave della
porta a vetri del laboratorio stesso.
Setacciando gli atti di vandalismo, risulta certo che è continuata
la ricerca di un qualcosa tra i documenti contenuti negli armadi, che ormai
sono stati tutti aperti. Ancora una volta ha cercato fra i programmi elaborati
dagli studenti, sottraendo alcuni dischetti e trascurando il software acquistato
e contenuto nelle confezioni originali. Quindi di certo era interessato
ai programmi elaborati per la didattica. Altro obiettivo potrebbe essere
la documentazione inerente l'affidamento di S.Scolastica alla cattedra di
Fotogrammetria Architettonica e, quindi, al Politecnico. Ovviamente tutto
questo era stato depositato in luogo più sicuro!
Punto di accesso degli scassinatori.
Ancora una volta le vistose tracce lasciate (la porta sfondata dell'antibagno
e la scala poggiata sotto al finestrino) vorrebbero far credere che l'accesso
ai locali sia avvenuto dal finestrino del WC, che si affaccia sul terrazzo
adiacente il campanile .
In realtà l'autore del furto è entrato dal portone, infatti:
- la scala, dopo il furto di agosto, era stata posta nell'antibagno e la
porta dello stanzino, in cui si affaccia il finestrino, era stata chiusa
a chiave. Per entrare dal finestrino, l'intruso avrebbe dovuto innanzitutto
asportare lo strato di polvere esistente sul davanzale e poi calarsi su
di una catasta di scatoloni in equilibrio instabile, rischiando di precipitare;
- per uscire dallo stanzino, avrebbe dovuto tirare a sé, forzandola,
la porta, che, a parte la maniglia esterna rotta, risulta intatta;
- per uscire dall'antibagno, l'intruso avrebbe dovuto tirare a sé
la porta, anch'essa chiusa a chiave. Sulla base degli indizi lasciati, avrebbe
forzato la porta con il ferro utilizzato come fermo-finestra (risultato
asportato). A parte la scarsa affidabilità di questa ipotesi, risulterebbe
ingiustificato lo sfondamento della porta stessa, che è stato attuato
dal corridoio. In realtà, dopo l'incursione di agosto, la porta era
stata chiusa a doppia mandata e la serratura, a causa della ruggine, era
rimasta bloccata. L'ignaro intruso, dopo aver provato tutte le chiavi esistenti
e lasciate sparse sul pavimento, nel tentativo di aprirla con la forza d'urto,
l'ha sfondata;
- probabilmente, rendendosi conto della labilità della pista creata,
ha lasciato aperta la finestra dell'antibagno (dalla quale è stato
asportato il fermo inferiore) per far ipotizzare un eventuale accesso dalla
finestra. L'unica possibilità, per chi avesse voluto seguire questa
strada, era di calarsi dal terrazzo superiore. Resta comunque impensabile
che una persona, in precarie condizioni di equilibrio, abbia preferito forzare
la finestra, tanto da far saltare il fermo, piuttosto che rompere il vetro;
- altrettanto incredibili risultano i segni di forzatura dall'interno della
porta di accesso al corridoio. I ferri usati per far leva avrebbero dovuto
essere quelli lasciati a terra, vicino alla porta, e rinvenienti dalla distruzione
di alcune apparecchiature della camera oscura: tutti troppo deboli per piegare
il robusto ferro con cui la chiusura a chiave blocca la porta. Anche qui
c'era una sorpresa. Gli studenti, nella convinzione che fosse nota la metodologia
di scelta del numero di combinazione del piccolo lucchetto, lo avevano cambiato
con una nuova logica. L'intruso, quindi, pur essendo in possesso della chiave
depositata in portineria, non è riuscito ad aprire la porta e ha
dovuto sfondarla, chiaramente dopo aver aperto la serratura. La piegatura
del ferro di doppia mandata è stata fatta dopo l'apertura della porta,
infatti non si spiegherebbe come mai nella porta dell'antibagno, dove la
serratura (più piccola) sicuramente non è stata aperta, ha
ceduto il legno e nella porta d'ingresso ha ceduto il ferro!
- resta inspiegabile il motivo, per il quale una persona ragionevole, per
raggiungere il vano-scala, avrebbe preferito entrare da un angusto finestrino,
rischiare di cadere da oltre due metri di altezza e forzare tre porte in
legno, piuttosto che accedere direttamente dalla porta a vetri, che dalle
scale porta al terrazzo e che, spesso, il forte vento riesce ad aprire!
I sospetti.
Nell'incursione precedente furono portati sul terrazzo tre computers, di
cui due furono recuperati. Alla notizia della scomparsa del terzo computer
(appresa dalla Gazzetta del Mezzogiorno o .....?) l'autore del furto si
è affrettato a comunicare alle Autorità, con lettera anonima,
la collocazione dello stesso. Questa volta è stato recuperato lo
scanner, l'unica apparecchiatura, sottratta, appartenente alla stessa categoria.
Evidentemente gli autori dell'incursione non vogliono correre il rischio
di essere individuati dal tipo materiale rubato (pur dovendo toccarlo per
portare a termine lo sfregio), figuriamoci se rischiano di essere sorpresi
a scalare le mura di S.Scolastica! Dunque deve o devono essere entrati dalla
porta principale, accompagnati da una persona autorizzata ad entrare in
S.Scolastica.
Considerato che sono stato a S.Scolastica per tutta la mattinata del giorno
29.12.93 e che lo scanner è stato recuperato in occasione dei botti
di fine anno, l'incursione è avvenuta tra il pomeriggio del 29 ed
il 31.
La quantità di mozziconi di sigarette sparse sul pavimento ed il
tipo di "lavoro" eseguito stanno ad indicare che hanno operato
con la massima calma e di giorno.
Quando, nel 1991, fu sottratta una telecamera da un armadio, chiuso a chiave
e sistemato, nell'aula dei seminari, al primo piano, non è stato
possibile formulare alcun sospetto.
Dopo quel furto tutto il materiale è stato portato al secondo piano,
le chiavi delle stanze e degli armadi poste in un armadio del Centro di
calcolo e la porta di questo (attualmente sfondata) è stata sigillata
da un lucchetto a combinazione variabile.
Chi può aver aperto le porte ai furfanti?
Sarebbe opportuno accertare quante persone sono in possesso delle chiavi
di S.Scolastica e chi è il responsabile della struttura, perché
una struttura pubblica senza responsabile è , in realtà, una
struttura abbandonata. Quindi sarebbe opportuno sentire i possessori stessi
delle chiavi, a cominciare da chi, a mio avviso, non ne dovrebbe essere
in possesso : l'impresa delle pulizie ed in particolare Luigi Ruvera, che
si è mostrato interessato ad entrare, con il pretesto di fare pulizia,
nella sala modelli (quasi sempre chiusa) tanto da chiedere,a mio nome, le
chiavi. Per quale motivo ha il libero accesso in S.Scolastica? quali sono
i suoi compiti? nel periodo delle feste natalizie doveva occuparsi di S.Scolastica?
ha detto di essere stato in ferie. Perché, venerdì 7.1.94,
è venuto a S.Scolastica alle 8.30. Normalmente si reca a S.Scolastica
alle 6 di mattina, perché ha provveduto ad asciugare l'acqua, stagnante
sui pianerottoli del primo e secondo, solo alle 8.30 di lunedì 10.1.94.
Questa persona, con una sicura serie di contraddizioni a catena, dovrebbe
fornire elementi utili, nel tentativo di discolparsi almeno dall'opera di
sciacallaggio (avvenuta nei giorni seguenti), che è culminata nell'asportazione
del bidone aspirapolvere e delle costruzioni LEGO.
Continuando si potrebbe risalire nella scala gerarchica fino a chiarire
perché:
- il Politecnico si considera un occupante abusivo di una struttura che
nel 1983 è stata affidata all'Istituto di Disegno e che, nell'accordo
con convenzione per l'uso comune di apparecchiature fotogrammetriche-elettroniche
(firmato il 15.1.85 tra l'Università di Bari e la Regione Puglia),
risulta affidata alla cattedra di "Fotogrammetria Architettonica"
(appartenente al Politecnico);
- si preferisce utilizzare S.Scolastica (struttura universitaria) a tempo
parziale, per mostre che svolgono un'opera lenta di demolizione, e non a
tempo pieno, quale struttura didattica, indispensabile alla locale Facoltà
di Architettura, costretta a far lezione nei locali della Fiera del Levante
(con grave disagio degli studenti).
Il materiale sottratto.
Apparecchiature inventariate presso l'Istituto di Disegno , Rappresentazione
e Rilievo:
- n. 2 calcolatori Spectrum 48k;
- n. 1 televisore portatile Manet 10";
- n.1 treppiedi per telecamera;
- n.1 calcolatore portatile Hewlett Packard 99111A con accessori e valigia;
- n.1 unità One-Scanner (recuperato e esistente presso codesto Comando);
- n.1 Bidone aspiratutto (inv.2490);
- n. 1 esposimetro Lunasix 3.
Materiale messo a disposizione, dall'Assessorato della Pubblica Istruzione
del Comune di Bari, per il Corso di Fotogrammetria, riservato a n.20 ragazzi
della Scuola Elementare Corridoni e della Scuola Media S. Nicola:
- n.2 macchine fotografiche YASHICA FX-3 Super 2000;
- n.1 obiettivo Sigma 24 mm;
- n.2 faretti Varibeam Q1000;
- n.20 pellicole Kodak EC 100 135-36;
- n.15 pellicole Ektachrome EL 400 135-36;
- quantità imprecisabile di costruzioni LEGO;
Aparecchiature didattiche appartenenti all'associazione "Fondazione
Italiana Fotogrammeria Architettonica" :
- n.2 proiettori per diapositive;
- n.1 cinepresa Beaulieu super 8mm;
- n.1 computer Intellevision con tastiera;
Bari, 11 gennaio 1994
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