Visione prospettica versus visione stereo: alcune riflessioni.
La visione prospettica rinvia alla psicologia del lontano spazio-temporale: è la visione storica.
La visione stereo rimanda alla prassi del vicino spazio-temporale: è la visione che governa l'azione.
La visione prospettica (monoculare, con occhio fisso) è un guardare, attraverso una finestra, uno spazio (immaginario?) che include tutti gli oggetti disposti in apparente successione e che non è limitato, ma solo intersecato dai margini del quadro.
La visione stereo (con le evoluzioni del casco e del guanto virtuali: Head Mouted Display e Glove) è entrare nello spazio e attivare altri sensi oltre la vista: l'udito, anch'esso stereo, e soprattutto il tatto. Si passa all'azione non in uno spazio illimitato, ma in uno spazio fatto dai luoghi nei quali ci immergiamo, semplici o complessi che siano, nei quali ci muoviamo e che esperiamo molto più sensorialmente prima che intellettualmente (come artigiani). [In questo contesto il progetto non può essere disegnato, ma deve necessariamente essere costruito, perché va verificato: ci si accorge della sua miseria, tante volte camuffata attraverso i simboli del disegno].
priorità della riflessione sui luoghi (sul mondo) rispetto alla descrizione dello spazio;
e ancora uso del territorio attraverso i suoi luoghi e non attraverso la sua immagine;
eterotopia anziché spazio.
Resta il problema della scala del modello tridimensionale in cui ci si immerge.
Prassi del vicino spazio temporale.
Rilevare significa non soltanto rendere visibile un oggetto, un corpo, ma anche renderlo tangibile (concezione dell'arte classica).
Non c'è relativizzazione fra più oggetti rispetto allo spazio (unitario) in cui si trovano, bensì fusione tettonica o plastica in insieme di gruppi (vita di relazione: relazioni anche gerarchiche, ma no rispetto ad un continuum di ordine superiore).
Spazio di aggregati e non spazio sistematico.
Web Design & Authoring: Maurizio Mastrorilli, 2000-2001 -