17. L'altare
L'altare nell'assemblea liturgica non è semplicemente un oggetto
utile alla celebrazione, ma è il segno della presenza di Cristo,
sacerdote e vittima, è la mensa del sacrificio e del convito pasquale
che il Padre imbandisce per i figli nella casa comune, sorgente di carità
e unità. Per questo è necessario che l'altare sia visibile
da tutti, affinché tutti si sentano chiamati a prenderne parte ed
è ovviamente necessario che sia unico nella chiesa, per poter essere
il centro visibile al quale la comunità riunita si rivolge.
La sua collocazione è di fondamentale importanza per il corretto
svolgimento dell'azione liturgica e deve essere tale da assicurare senso
pieno alla celebrazione.
La conformazione e la collocazione dell'altare devono rendere possibile
la celebrazione rivolti al popolo e devono consentire di girarvi intorno
e di compiere agevolmente tutti i gesti liturgici ad esso inerenti .
Se l'altare esistente soddisfa alle esigenze appena indicate, lo si valorizzi
e lo si usi. In caso contrario occorre procedere alla progettazione di un
nuovo altare possibilmente fisso e, comunque, definitivo.
La forma e le dimensioni del nuovo altare dovranno essere differenti da
quelle dell'altare preesistente, evitando riferimenti formali e stilistici
basati sulla mera imitazione. Per evocare la duplice dimensione di mensa
del sacrificio e del convito pasquale, in conformità con la tradizione,
la mensa del nuovo altare dovrebbe essere preferibilmente di pietra naturale,
la sua forma quadrangolare (evitando quindi ogni forma circolare) e i suoi
lati tutti ugualmente importanti. Per non compromettere la evidenza e la
centralità dell'altare non è ammesso l'uso di materiali trasparenti.
Nel caso in cui l'altare preesistente venisse conservato, si eviti di coprire
la sua mensa con la tovaglia e lo si adorni molto sobriamente in modo da
lasciare nella dovuta evidenza la mensa dell'unico altare per la celebrazione.
Qualora non sia possibile erigere un nuovo altare fisso, si studi comunque
la realizzazione di un altare definitivo, anche se non fisso (cioè
amovibile).
Si ritiene anche opportuna la rimozione delle reliquie presenti nell'altare
preesistente, poiché solo a quello nuovo - di fatto l'unico riconosciuto
come centro della celebrazione - spetta la prerogativa della dedicazione
rituale.
18. L'ambone
L'ambone è il luogo proprio dal quale viene proclamata la Parola
di Dio. La sua forma sia correlata a quella dell'altare, il cui primato
deve comunque essere rispettato. L'ambone deve essere una nobile, stabile
ed elevata tribuna, non un semplice leggio mobile; accanto ad esso è
conveniente situare il candelabro per il cero pasquale, che vi rimane durante
il tempo liturgico opportuno.
L'ambone va collocato in prossimità dell'assemblea, in modo da costituire
una sorta di cerniera tra il presbiterio e la navata; è bene che
non sia posto in asse con l'altare e 1a sede, per rispettare la specifica
funzione di ciascun segno.
Se in una chiesa di importanza storica è presente un ambone o un
pulpito monumentale, si raccomanda di inserirlo nel progetto di adeguamento
in modo da utilizzarlo normalmente o almeno in coincidenza con grandi assemblee
o in occasioni solenni, in cui si valorizzano più ampiamente i ministeri
a servizio della Parola.
19. La sede del presidente
La sede è il luogo liturgico che esprime il ministero di colui che
guida l'assemblea e presiede la celebrazione nella persona di Cristo, Capo
e Pastore. e nella persona della Chiesa, suo Corpo.
Per la sua collocazione, essa deve essere ben visibile da tutti e in diretta
comunicazione con l'assemblea, in modo da favorire la guida della preghiera,
il dialogo e l'animazione. La sede del presidente è unica e non abbia
forma di trono; possibilmente, non sia collocata né a ridosso dell'altare
preesistente, né davanti a quello in uso, ma in uno spazio proprio
e adatto. In ogni chiesa cattedrale, dove risulta possibile, si proceda
all'adeguamento della cattedra episcopale e, inoltre, sia prevista una sede
per il presidente non vescovo.
Nelle chiese cattedrali, monastiche, conventuali e in tutte quelle in cui
vi sono frequenti concelebrazioni, si prevedano adeguate sedi per i concelebranti.
Ove possibile, è bene prevedere opportune sedi per gli altri ministri
liturgici e per i ministranti distinte da quelle del presidente e dei concelebranti.