12. La chiesa, architettura per la liturgia
Anche per quanto riguarda l'esperienza della fede vale la pena far notare
che l'architettura e lo spazio hanno una capacità comunicativa. L'architettura,
con la sua strutturazione di spazi e di volumi, può diventare strumento
di comunione e facilitare la preghiera e la celebrazione.
Ogni edificio, in quanto opera umana, anche in assenza di documentazione
scritta, continua a parlare, consente l'apertura del dialogo tra le persone
e tra le generazioni. Analogamente le chiese, mentre sono al servizio del
culto, «comunicano» e sono stimolo e aiuto per «fare memoria»,
per riflettere e celebrare. Lo spazio ecclesiale per la liturgia, inoltre,
è in forma eminente una architettura della «memoria», poiché
propone e rilancia nel tempo, anche a distanza di secoli, messaggi legati
al mondo rituale e alla cultura che lo hanno espresso. Le chiese, infatti.
sono realtà storiche; esse sono state costruite non tanto come monumento
a Dio o all'uomo, ma come luogo dell'incontro sacramentale, segno del rapporto
di Dio con una comunità, all'interno di una determinata cultura e
in un ben preciso momento storico. Esse, dunque, a loro modo, sono strumenti
particolari di tradizione e di comunione ecclesiale. Il dato permanente
e originario della tradizione cristiana considera l'assemblea - o sacra
convocazione («ecclesìa») dei «dispersi figli di Dio»
(cfr. Gv 11,52) - come matrice irrinunciabile di ogni ulteriore definizione
spaziale, momento generatore e unificante dello spazio in vista dell'azione
cultuale: l'edificio che l'accoglie è segno forte della comunità
viva nella sua dimensione storica e stabile riferimento visivo anche per
i non credenti.
Elemento caratterizzante l'edificio per la celebrazione cristiana è,
inoltre, la sua capacità di essere «simbolo» della realtà
tangibile che in esso si compie, ossia la comunione con Dio che si attua
soprattutto nella celebrazione dei sacramenti e nella liturgia delle ore.
Inoltre, la chiesa-edificio, poiché evoca questa comunione già
in qualche modo anticipata e vissuta, si può considerare un luogo
escatologico, «segno e simbolo delle realtà celesti».
In questa prospettiva simbolica, infine, come le varie celebrazioni liturgiche
rinviano l'una all'altra a formare una realtà unitaria, così
la chiesa-edificio non è l'insieme delle sue parti, ma un organismo
unitario.
13. La chiesa, architettura come «icona»
I molteplici linguaggi ai quali la liturgia ricorre - parola, silenzio,
gesto, movimento, musica, canto - trovano nello spazio liturgico il luogo
della loro globale espressione. Da parte sua lo spazio contribuisce con
il suo specifico linguaggio a potenziare e a unificare la sinfonia dei linguaggi
di cui la liturgia è ricca. Così, anche lo spazio, come il
tempo, viene coinvolto dalla celebrazione del mistero salvifico di Cristo
e, di conseguenza, assume caratteri nuovi e originali, una forma specifica,
tanto che se ne può parlare come di una «icona».
Ad esempio, la chiesa-edificio si può considerare una «icona
escatologica» grazie al collegamento dinamico che unisce il sagrato
alla porta, all'aula, all'altare e culmina nell'abside, grazie all'orientamento
di tutto l'edificio, al gioco della luce naturale, alla presenza delle immagini
e al loro programma.
Nella progettazione, costruzione e gestione di un edificio liturgico si
riflette, in qualche modo, la vita della comunità cristiana nel suo
incontro con Dio attraverso la liturgia e il culto. Da questo punto di vista,
la chiesa-edificio si può considerare una «icona ecclesiologica»:
di volta in volta essa è sentita come luogo della Chiesa in festa,
come luogo della Chiesa in raccoglimento e in preghiera, come luogo in cui
la Chiesa esprime la propria natura intensamente corale e comunitaria. La
scelta delle forme, dei modelli architettonici, dei materiali ha come fine
di manifestare la realtà profonda della Chiesa.