Del Prof. Antonio Daddabbo, docente di fotogrammetria architettonica
presso l'lstituto di Disegno della Facoltà di Ingegneria di Bari,
è stato recentemente pubblicato per i tipi della Edizione Levante
un saggio relativo alla problematica del rilievo architettonico, attraverso
la stereofotogrammetria.
«Il rilievo stereofotogrammetrico», propedeutico alla pubblicazione
di altri lavori, è una testimonianza di vita vissuta con l'impegno
di assolvere ad un compito delicato e nello stesso tempo importantissimo,
quale è quello di provvedere tramite il censimento e la catalogazione,
alla salvaguardia dei nostri centri storici.
La fotogrammetria è vista in tutte le sue applicazioni non solo come
oggetto di studio scientifico fine a se stesso, ma come metodologia moderna
di analisi della realtà urbana e territoriale.
Al rilievo tradizionale, quello eseguito con la fettuccia, carta e penna
per intenderci, si è oggi sostituito quello fotogrammetrico, ottenuto
con l'ausilio della o delle macchine fotografiche a seconda se parliamo
di semplice fotogrammetria oppure di stereofotogrammetria. Chiunque ha lavorato
sui centri storici di recente ha sicuramente affrontato questo problema,
sia si trattasse di operazioni di semplice rilievo e sia che fosse invece
una necessità derivante dalla stesura di un Piano di Recupero; in
ogni caso si è potuto constatare, come il Prof. Daddabbo mette in
luce, la totale o quasi impreparazione in questo senso degli Enti Committenti
e molto spesso dei tecnici destinatari dell'incarico.
Dall'empasse di questa situazione non si può non uscire che con una
soluzione che tenga d'occhio insieme le difficoltà derivanti dall'alto
costo delle apparecchiature per le operazioni di rilievo e restituzione
grafica e l'esigenza di aggiornamento professionale dei tecnici del settore.
In questo senso l'auspicio della creazione di un Centro di documentazione
a livello regionale non può che essere la logica conclusione di una
trattazione attenta ed organica, quale è quella di Daddabbo, perché
le parole spese non rimangano un messaggio destinato ai soli addetti ai
lavori.
di Massimiliano Melchiorre
La premessa
La tutela dei centri storici è da considerarsi non già
u prodotto della nostalgia per l'architettura del passato, bensì
una presa di coscienza dell'uomo moderno per lo sbandamento dell'architettura
contemporanea
I centri storici, autentici esempi di architettura organica, sono stati
costruiti gradualmente sulla base delle reali esigenze degli abitanti e
nel pieno rispetto dei principi elementari dell'economia. della statica
e della tutela ambientale, utilizzando il materiale esistente in loco e
perfezionando una tipologia edilizia impostata secoli addietro. La prosecuzione
naturale delle abitazioni nei vicoli o nelle piazze consentiva quella vita
collettiva (pur nel rispetto della privacy) che l'uomo di oggi, rinchiuso
in edifici-dormitori, rimpiange. Il contadino (che con l'aiuto dei familiari
puliva e stendeva le mandorle al sole davanti alla propria abitazione),
l'artigiano (dal calzolaio al falegname, al fabbro con la bottega aperta
sulla strada) rappresentavano, per il bambino che si fermava ad osservarli
attentamente, le prime basi di quella cultura che avrebbero approfondito
a scuola. Gli abitanti erano coinvolti in prima persona nella pulizia e
manutenzione della strada e del prospetto della propria abitazione (ancora
oggi, in molti centri antichi, gli abitanti lavano la pavimentazione stradale
antistante la propria casa e dipingono con latte di calce il prospetto).
Le dimensioni delle murature erano tali da garantire una sufficiente capacità
termica, tanto da non far risentire all'interno gli sbalzi della temperatura
esterna. Le aperture (sia porte che finestre) avevano dimensioni necessarie
per assicurare l'illuminazione ma sufficienti per ridurre il più
possibile le dispersioni di calore. Per i mezzi di trasporto venivano costruiti
appositi locali e ciò contribuiva a tenere 1e strade libere da ingombri
inutili. Insomma le abitazioni dei centri storici continuamente modificate
ed adattate alle mutevoli condizioni di vita dell'uomo ci appaiono costruite
su misura. L'avvento dei moderni metodi di costruzione ed il continuo perfezionamento
delle macchine da cantiere hanno ridotto sempre più i tempi tecnici
di costruzione, mettendo in serie difficoltà il progettista, i cui
metodi di lavoro sono rimasti praticamente immutati. L'antica figura del
«maestro muratore», che racchiudeva in sé progettista e
costruttore, ha dato origine a nuovi personaggi (il progettista, lo strutturista,
il direttore dei lavori) che, il più delle volte, operano indipendentemente
e danno origine ad un progetto, cui l'impresa è costretta ad adattare
l'ambiente. Il progettista, abituato sin dai banchi di scuola ad estrinsecare
le proprie idee su fogli di «carta bianca», opera «a distanza»
ignorando la realtà.
La fotogrammetria è una tecnica che consente di rilevare le misure
di un oggetto dalla sua immagine fotografica e può offrire, oggi,
un prezioso contributo per ristabilire l'equilibrio tra metodi di progettazione
e metodi di costruzione. Essa può portare sul tavolo del progettista,
il modello fotografico tridimensionale, nella scala desiderata, di qualsiasi
oggetto, consentendo di analizzare «anche a distanza» l'ambiente
ed il cantiere. Con la risoluzione dei problemi esecutivi della rappresentazione,
si può ritornare alla progettazione con modelli. Con la fotogrammetria
inversa è possibile disegnare nello spazio tridimensionale, nella
scala desiderata, direttamente sul modello ottico-fotografico dell'Oggetto
che si va a modificare, ritornando così ai metodi seguiti dai nostri
padri, cui dobbiamo quei Centri Storici che non riusciamo ancora a rilevare.
Il problema
Il problema della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e
naturale, affrontato in Italia con un pericoloso scollamento tra istituti
di ricerca ed istituti operativi, non può prescindere dal problema-rilievo
che continua ad essere affrontato ancora con i vecchi sistemi, ignorando
i risultati raggiunti in campo internazionale.
La fotogrammetria, utilizzata in Italia solo da alcuni istituti universitari
e da ditte private, continua ancora ad essere considerata un metodo di rilievo
alternativo a quello tradizionale e «naviga» tra una serie di
equivoci, tra cui merita particolare attenzione la confusione tra cartografia
e rilievo fotogrammetrico.
La fotogrammetria può fornire un rilievo cartografico, ma non si
identifica con esso. La cartografia si ottiene mediante il rilievo automatico
della immagine fotografica tridimensionale in scala, che va identificata
con il rilievo stereofotogrammetrico e che si differenzia da qualsiasi altro
tipo di rilievo per:
- quantità di informazioni contenute (l'immagine fotografica contiene
tutti i particolari visibili di un oggetto, indipendentemente dalla forma
più o meno complessa);
- oggettività delle informazioni stesse (il rilievo stereofotogrammetrico
è ottenuto con procedimento fotografico e con immagini praticamente
esenti da distorsioni);
- rapidità di esecuzione (il tempo richiesto dal rilievo stereofotogrammetrico
corrisponde a quello richiesto da una accurata ripresa fotografica);
- semplicità (il progresso tecnologico ci mette a disposizione apparecchiature
con cui è possibile familiarizzare in tempi ridottissimi);
- costi minimi (il costo del rilievo stereofotogrammetrico risulta competitivo
sia per la quantità di informazioni immagazzinate con ogni ripresa
sia per la bassa incidenza della quota di ammortamento delle apparecchiature).
Ad eccezione dell'olografia, di cui non s'intravede la possibilità
di un impiego sistematico, in particolare per i Beni Culturali, il rilievo
stereofotogrammetrico è l'unico che mette a disposizione dello studioso
una immagine fotografica, tridimensionale in scala, utilizzabile anche a
distanza di anni quando il monumento è stato trasformato o distrutto.
É possibile tradurre le informazioni, contenute nei fotogrammi, nel
linguaggio grafico, ma questa operazione richiede tempi tecnici relativamente
lunghi. Per ridurli è indispensabile la collaborazione diretta dell'utente
del rilievo; ciò rende possibile una precisa finalizzazione del rilievo
grafico o delle misure ottenibili. Nella totalità dei casi, purtroppo,
il committente, identificabile sia con l'Ente pubblico che con il libero
professionista, richiede genericamente il «rilievo». La scelta
delle informazioni, quindi, viene fatta dall'operatore addetto alla restituzione,
bravissimo come traduttore, ma poco esperto in problemi di restauro, di
architettura o di urbanistica o, ancora, di storia dell'arte. Non bisogna
dimenticare, inoltre, che la restituzione viene fatta automaticamente con
apparecchiature il cui costo arriva ad essere dieci volte quello degli strumenti
di ripresa e, di conseguenza, la quota di ammortamento non è più
trascurabile come pure il costo per la manutenzione.
Il termine «automaticamente», infine, non sta a significare che
l'operatore, per la restituzione, si limita ad inserire i fotogrammi per
poi ritirare il grafico bello e pronto. Al contrario egli deve continuamente
osservare l'immagine fotografica per «leggerla» tramite una marca
mobile di riferimento. Ciò significa che a causa del notevole impegno
fisico e psichico, richiesto dall'operazione, egli non può dedicarvisi
per periodi di tempo continui superiori alle cinque ore. Il lavoro di restituzione
prevede, pertanto, una rotazione del personale, che è specializzato
e, per quanto premesso, utilizzato per periodi di tempo limitati, il che
incide pesantemente sul costo finale del rilievo grafico. E possibile comprendere,
così, le ragioni per le quali il rapporto tra i costi del rilievo
stereofotogrammetrico e quelli della corrispondente restituzione grafica
è, mediamente, di uno a dieci. Allorquando le cifre raggiungono l'ordine
del milione, si passa facilmente, almeno nei rilievi urbanistici, dall'ordine
dei milioni a quello di centinaia di milioni e più. Non è
da escludere, a questo punto, che possa mettersi in moto un ingranaggio
viscoso, dal quale traggono vantaggio interessi molto spesso di tipo clientelare,
che costituiscono una notevole remora, talora insuperabile, a che l'Ente
pubblico possa attrezzarsi in proprio, nella misura più confacente.
A tutto questo è da aggiungere la possibilità, piuttosto frequente,
che i tecnici coinvolti nella realizzazione dei piani per la trasformazione
del territorio, siano poco ovvero affatto specializzati e, quindi, impreparati
ad affrontare i problemi con la dovuta competenza ed abilità. La
presa di contatto con il modello fotografico stereometrico pone il progettista
di fronte a precise responsabilità, che invece può permettersi
di ignorare quando «indossando i panni della vittima, è costretto
a lavorare su rilievi schematici e superficiali».
Il bene culturale infine, in quanto tale, deve essere considerato un organismo
vivente e il suo rilievo non può essere statico, ma deve essere ripetuto
nel tempo con intervalli regolari o dipendenti da situazioni particolari.
Se è vero che per tutela del bene culturale non deve intendersi la
sua mummificazione, è necessario tenerlo sotto controllo continuo
in modo da poter curare qualsiasi «male» sulla base di una accurata
«anamnesi», che è possibile redigere solo con una serie
di rilievi rapidi, precisi ed economici .
La Regione Puglia, per l'attuazione della legge regionale 1.6.1977 n.285
(occupazione giovanile), preparò nel novembre 1977 un programma di
catalogazione e valorizzazione dei beni culturali, adeguato nel giugno '78
ed approvato dal CIPE nel dicembre dello stesso anno. Il progetto, della
durata di 12 mesi, prevedeva:
a) Censimento, catalogazione e restauro dei trulli presenti nel comprensorio
dei trulli e delle grotte comprendenti 13 Comuni delle Province di Bari,
Taranto e Brindisi;
b) Censimento, catalogazione ed individuazione di opere di restauro di grotte,
dei beni paleolitici e delle Chiese rupestri nelle zone del Gargano e del
Salento.
I motivi, per cui in detto progetto non si è fatto ricorso alla fotogrammetria,
possono così riassumersi:
- eccessivo costo delle apparecchiature;
- perplessità circa un corso di formazione professionale in fotogrammetria
per tutti i giovani della ex- legge 285 assegnati al progetto;
- rischio di non poterli impegnare tutti nell'operazione di censimento,
catalogo e restauro.
Si è optato per la costituzione di squadre di operatori, comprendenti
in media:
- un architetto;
- uno storico dell'arte;
- due geometri rilevatori;
- un disegnatore;
- un fotografo.
Le squadre, così costituite, avrebbero dovuto «rastrellare»
la Valle d'Itria riportando sulla cartografia IGM, in scala 1:25000, l'indicazione
dei trulli censiti e rilevando gli stessi con la fettuccia metrica.
La soluzione, già di per sé inattuabile (anche con operatori
specializzati) a causa della distribuzione dei trulli sul territorio e della
loro particolare struttura, diventava paradossale in quanto una caratteristica
fondamentale del progetto era l'adattabilità dello stesso al materiale
umano disponibile e non viceversa. Ammesso e non concesso, poi, che si
fosse riusciti a formare le squadre di rilevatori (con ragionieri, maestri
elementari, periti industriali ecc.), si sarebbe dovuto affrontare e «risolvere»
il problema della normativa di rappresentazione del trullo, dovendo il rilievo
essere utilizzato anche per il progetto di restauro, mentre la documentazione
fotografica (non metrica), nella migliore delle ipotesi, serviva ad evidenziare
gli errori di rilievo grafico. I risultati del «progetto trulli»
sono noti: oltre due miliardi spesi in assistenzialismo.
Su richiesta dello scrivente, un gruppo di sei «volontari», appartenenti
allo stesso progetto, sono stati distaccati presso il laboratorio di fotogrammetria
universitario ed hanno redatto un progetto per il censimento e catalogo
dei trulli mediante fotogrammetria, verificandolo poi su una zona campione.
Per tale progetto sono stati utilizzati i risultati di una ricerca CNR volta
alla costituzione di una «banca dati di ambienti urbani ed edifici
di notevole interesse architettonico». Il progetto prevedeva:
- la ripresa aerofotogrammetrica del territorio interessato, con fotogrammi
in scala 1:10000;
- la costituzione di un archivio di immagini aerostereofotogrammetriche
aggiornabile;
- costituzione di almeno una unità mobile, equipaggiata con apparecchiature
stereofotogrammetriche terrestri per qualsiasi distanza di ripresa, composta
da tre operatori con compiti intercambiabili;
- costituzione di una unità centrale, a struttura cellulare autoriproducibile,
per la catalogazione, riproduzione, analisi e restituzione dei fotogrammi;
- censimento dei trulli, mediante analisi stereoscopica dei fotogrammi aerei,
e redazione di una cartografia tematica dei trulli mediante restituzione.
Eseguita in laboratorio, la fase di censimento prevedeva la classificazione
dei trulli e la programmazione delle operazioni di ripresa a breve distanza,
concordata tra i componenti l'unità mobile e quella centrale;
- rilevamento, mediante operazione a tappeto, dei singoli trulli (l'operazione
prevedeva il rilievo architettonico-ambientale completo degli oggetti della
civiltà contadina);
- costituzione dell'archivio stereofotogrammetrico dei trulli;
- apertura al pubblico di una unità self-service per la restituzione
finalizzata.
Il progetto è stato verificato, da parte degli stessi giovani, su
di una zona campione, utilizzando fotogrammi aerei già esistenti
e le attrezzature esistenti presso il laboratorio universitario.
La seconda parte del progetto riguardava il restauro dei trulli, per il
quale era previsto:
- costituzione di una unità-pilota composta da un architetto (o ingegnere
o geometra), un operatore fotogrammetrico e quattro operai;
- smontaggio di un trullo e rilievo fotogrammetrico delle fasi salienti,
in modo da far conoscere la struttura ed il comportamento statico della
stessa;
- ricostruzione del trullo in laboratorio, previa programmazione, e ripresa
stereofotogrammetrica delle fasi salienti;
- individuazione di un trullo da sottoporre a restauro;
- progettazione del restauro su modello o mediante fotogrammetria inversa;
- archiviazione del progetto mediante coppie di fotogrammi stereometrici;
- redazione del progetto esecutivo;
- esecuzione del restauro, da documentarsi stereofotogrammetricamente nelle
sue fasi salienti;
- archiviazione del rilievo stereofotogrammetrico del trullo restaurato
e verifica con il rilievo-progetto;
- redazione di una normativa sul restauro dei trulli.
La realizzazione di sussidi audiovisivi su tutte le operazioni eseguite
dalle unità-pilota avrebbe costituito la base per una scuola professionale,
gestita dalla unità centrale, destinata all'autoriproduzione della
struttura cellulare.
Il Centro di Documentazione
Il progetto prevede per il Centro una struttura cellulare autoriproducibile
controllata da una cellula-madre situata nel capoluogo regionale. A regime,
l'intera struttura comprende:
1) La banca delle immagini. Rappresenta il cuore dell'intero Centro
collegato mediante terminali-video a unità-satellite a carattere
provinciale e comunale, ed è costituito dall'archivio dei fotogrammi
stereometrici diviso per settori, di cui i più importanti sono quelli
relativi a:
- riprese aerofotogrammetriche dell'intero territorio regionale;
- riprese aerofotogrammetriche dei centri storici;
- riprese da breve distanza (da terra e da elicottero) dei centri storici,
per l'analisi ambientale degli edifici;
- ortofotografie dei centri storici;
- monumenti;
- edifici di notevole interesse architettonico;
- trulli;
- castelli;
- torri e masserie fortificate;
- insediamenti rupestri;
- grotte ed aree carsiche;
- scavi archeologici (e beni da essi provenienti);
- beni ambientali, paesaggistici, naturalistici e floristici;
- flora e fauna pugliese;
- beni culturali mobili; attrezzi della civiltà contadina;
- arredo sacro;
- artigianato;
- musei;
- biblioteche .
2) Settore didattico. Con l'ausilio di audiovisivi è destinato
ad illustrare agli utenti il funzionamento del centro e delle apparecchiature
in esso contenute .
3) Catalogo. Costituisce l'accesso del pubblico alla banca delle
immagini, mediante il quale l'utente può richiamare su terminale
video l'Oggetto del proprio studio, prendendo visione dei filmati esistenti,
dei rilievi effettuati, delle notizie storiche e delle ricerche su di esso
effettuate. Presso lo stesso settore l'utente può richiedere copia
dei documenti esistenti e segnalare eventuali deficienze.
4) Settore per la fotointerpretazione. É destinato a consentire
al pubblico l'analisi stereoscopica dei rilievi su copie dei fotogrammi
prestate o acquistate.
5) Settore per la restituzione. É equipaggiato con apparecchiature
universali per la restituzione assistita da calcolatore, da qualsiasi fotogramma
fino al formato 23x23 cm, ed in grado di fornire per via automatica ortofotografie
oppure piante, prospetti, sezioni, assonometrie e prospettive di qualsiasi
oggetto (dall'attrezzo agricolo al centro storico) ed archiviare in simultanea
(e quindi gratuitamente) il relativo disegno numerico. Questo settore comprende
anche le unità destinate al self-service, cioè di quelle unità
dove l'utente può provvedere direttamente alla traduzione delle informazioni
dal linguaggio fotografico a quello grafico, lasciando per via automatica
al Centro il disegno numerico.
6) Settore grafici. É destinato all'archiviazione numerica
della cartografia esistente e di qualsiasi rappresentazione grafica oltre
che alla preparazione delle carte tematiche da pubblicare.
7) Settore fotografico, per la riproduzione ed il trattamento del
materiale fotografico acquisito o prodotto.
8) Settore stampa, per la pubblicazione di monografie o ricerche
effettuate dal Centro.
9) Scuola per la formazione di operatori fotogrammetrici, gestita
dal Centro ed aperta a tutti.
10) Unità mobili di ripresa stereofotogrammetrica, montate
su:
- furgone attrezzato con camera oscura per lo sviluppo e la catalogazione
dei fotogrammi;
- fuoristrada per le riprese in zone prive di vie d'accesso;
- camion dotato di piattaforma aerea semovente, elevabile fino alla quota
minima di 16 m.;
- camper, attrezzato per lo sviluppo e catalogazione;
- laboratorio mobile, attrezzato per consentire il rilievo in loco di attrezzi
montati e smontati (per esempio aratri in via di sparizione e che non è
possibile acquisire);
- elicottero, per il rilievo prospettico di complessi architettonici situati
sulla costa o sulla sommità di rilievi isolati. L'elicottero risulta
particolarmente utile per rapidi spostamenti dell'unità di ripresa
in occasioni particolari, quali interventi abusivi, importanti scoperte
archeologiche, incendi, terremoti e tutti quegli interventi catastrofici
in cui la gravità della situazione fa trascurare la tutela dei Beni
Culturali.
11) Laboratorio mobile, per consentire in loco brevi corsi di aggiornamento
su nuove apparecchiature o nuove metodologie adottate dal Centro.
12) Laboratorio di quartiere, per coordinare in loco i lavori di
manutenzione dei centri storici;
13) Laboratorio di architettura, per lo studio su modelli di qualsiasi
intervento metodologico di restauro e recupero del patrimonio edilizio esistente
.
La mancanza, almeno in Italia, di analoghi Centri di documentazione,
impone un programma di realizzazione per fasi, allo scopo di affrontare
la formazione, del personale interno e dell'utenza, senza traumi e di poter
effettuare le indispensabili verifiche di progetto.
Per quanto riguarda la sede centrale, che dovrà ospitare sia il Centro,
nella versione definitiva, sia la Scuola regionale, destinata alla formazione
ed aggiornamento del personale interno ed alla organizzazione di corsi residenziali
di aggiornamento per tecnici ed operatori addetti alla tutela e valorizzazione
dei beni culturali (architetti ed ingegneri liberi professionisti, tecnici
degli uffici comunali e provinciali, docenti delle scuole di ogni ordine
e grado, tecnici delle Soprintendenze ai beni archeologici, paesaggistici,
architettonici ed ambientali ecc.), è da considerare il complesso
monumentale di S. Scolastica già destinato dalla Università
di Bari a Centro interdipartimentale per la Documentazione e presso cui
esiste già un laboratorio di fotogrammetria dotato di un settore
per la fotointerpretazione, più che sufficiente per la struttura
monocellulare del Centro, e di un equipaggiamento per riprese stereometriche
di edifici monumentali.
Per quanto illustrato sopra, il Centro dovrà dotarsi di una scuola
per la formazione del personale interno e l'aggiornamento degli operatori
esterni, ai fini di attuare, nell'ambito regionale, una chiara normativa
volta alla tutela e valorizzazione dei beni culturali.
La didattica della Scuola sarà di tipo induttivo-sperimentale, in
modo da sfruttare il bagaglio culturale dei partecipanti e lo svolgimento
dei temi strettamente legati alla realtà territoriale.
I corsi teorici saranno svolti con sistemi audiovisivi, in modo da evitare
lezioni collegiali, spesso recepite in condizioni psicologiche sfavorevoli.
Ai docenti e riservato il compito di fornire chiarimenti in merito alle
lezioni videoregistrate e di seguire le esercitazioni pratiche.
In coerenza con quanto suggerito dal CIPA (Comité International de
Photogrammétrie Architecturale) la Scuola assumerà la denominazione
di «Scuola Regionale di Fotogrammetria Architettonica» e svolgerà
corsi, aperti a tutti, destinati alla formazione e aggiornamento di quanti
sono interessati alla valorizzazione dei beni Culturali. I Corsi di formazione,
a carattere propedeutico, sono:
1) Corso per «operatori fotogrammetrici», destinati al
rilievo dei Beni Culturali;
2) Corso per «analisti culturali», destinati alla interpretazione
dei rilievi;
3) Corso per «progettisti», destinato a quanti devono effettuare
interventi progettuali sui Beni Culturali.
L'iscrizione al 1° Corso richiede il possesso della licenza di scuola
media inferiore; con il superamento del 1° Corso ed il possesso del
diploma di scuola media superiore o di istituti professionali è possibile
accedere al 2° Corso; l'iscrizione al 3° è riservato ai
laureati che hanno superato il 2" Corso.