VII. Valorizzazione

Liturgia, catechesi, attività formative

33. La maggior parte dei beni culturali ecclesiastici è stata creata e continua a far riferimento alla liturgia che ne costituisce la ragion d'essere, la destinazione naturale, quello che si può chiamare il &laqno;contesto funzionale». Entro tale contesto i beni culturali ecclesiastici hanno modo di comunicare il loro messaggio e di essere letti nel modo più idoneo. La loro piena valorizzazione, perciò, è costituita dall'uso che se ne fa, per quanto possibile continuo, per il culto. Le altre forme di valorizzazione, per quanto valide e utili, sono secondarie e derivate. Sottratti al loro contesto funzionale originario e collocati al di fuori del loro specifico contesto fisico, i beni culturali ecclesiastici, come i beni culturali in genere, perdono gran parte del loro stesso congenito significato.

I beni culturali ecclesiastici, oltre che per la liturgia e per il culto, sono nati spesso come strumenti di catechesi all'interno della chiesa e hanno svolto e continuano a svolgere una funzione di testimonianza della fede cattolica nell'ambito della tradizione. Perciò, oltreché per la loro prioritaria destinazione al culto, è assai opportuno che i beni culturali ecclesiastici siano utilizzati per iniziative di tipo formativo e che il messaggio di fede di cui sono portatori non sia sottaciuto ma espresso con sobrietà e proprietà teologica.

Nel caso in cui non possano più essere impiegati secondo la loro nativa destinazione, i beni culturali ecclesiastici siano conservati con grande cura, anche per l'elevata funzione alla quale hanno servito. La loro stessa collocazione in collezioni e in musei dovrebbe mettere in risalto la primitiva destinazione, non solo mediante didascalie, ma anche mediante opportune soluzioni museografiche. Con le dovute cautele, poi, almeno in determinate occasioni. dovrebbe esserne consentito l'uso originario.

Concerti e mostre nelle chiese

34. Le chiese sono essenzialmente destinate all'esercizio e alla promozione del culto, della pietà, della religione. Altri usi, in genere, non ne garantiscono adeguatamente il dovuto rispetto, la buona conservazione e il pubblico godimento.

Per quanto riguarda i concerti nelle chiese ci si attenga alle disposizioni vigenti: in ogni caso, prima, durante e dopo la manifestazione, sia garantito un sufficiente controllo del luogo sacro e del suo arredo.

Le mostre di &laqno;arte sacra» e le mostre in genere, di norma, non siano realizzate in chiese aperte al culto, ma in altri ambienti o in chiese non più adibite al culto, perché tali iniziative non appaiano in contrasto con il carattere del luogo. Nelle chiese non parrocchiali aperte al culto possono essere ospitate mostre di &laqno;arte sacra» o di altra natura, purché siano di effettiva utilità pastorale per un'educazione umana in senso cristiano e in una prospettiva culturale-spirituale propedeutica alla fede, previa l'autorizzazione dell'ordinario del luogo e l'osservanza delle norme civili.

L'allestimento e la visita a tali mostre non dovrà disturbare lo svolgimento di eventuali celebrazioni liturgiche.

Mutamento di destinazione

35. L'uso continuato dei beni culturali ecclesiastici in conformità con la destinazione originaria e la loro permanenza nell'ambito della proprietà ecclesiastica costituiscono condizioni favorevoli per la loro tutela e la loro conservazione.

Perciò le chiese non più destinate al servizio liturgico parrocchiale siano di preferenza adibite a funzioni di culto di tipo sussidiario o di comunità particolari.

Altri usi compatibili sono quelli di tipo culturale, come sedi per attività artistiche, biblioteche, archivi e musei.

Il mutamento temporaneo di destinazione è sempre comunque preferibile all'alienazione dell'edificio; qualora questa fosse inevitabile, si dia la preferenza a nuovi proprietari, che ne garantiscano non solo l'integrale conservazione, ma anche l'uso pubblico, almeno temporaneo.

In caso di destinazione diversa da quella originaria, nel rispetto delle norme civili, la suppellettile sia trasferita e conservata, per quanto possibile, a uso di culto.

Ricerca scientifica, rapporti con l'università e la scuola

36. Sta crescendo l'interesse degli studiosi, dei ricercatori e della scuola in genere per il patrimonio culturale in generale e per i beni culturali ecclesiastici in particolare. Si aprono in questo modo nuove possibilità di dialogo tra la chiesa e il mondo della cultura, mentre si offrono nuove opportunità per una più articolata proposta culturale all'interno della stessa comunità cristiana.

Le comunità cristiane sono invitate ad aprirsi con fiducia al crescente interesse per i beni culturali ecclesiastici, favorendo in tutti i modi e con grande disponibilità gli studiosi e i ricercatori in spirito di amicizia e di collaborazione.

Iniziative didattiche e divulgative

37. La valorizzazione del patrimonio dei beni culturali ecclesiastici è oggi facilitata anche dalla diffusione di nuovi strumenti e iniziative di tipo didattico e divulgativo, come visite guidate, sussidi stampati, audiovisivi e informatici, imprese editoriali. Le comunità cristiane si dotino, per quanto possibile, di quei sussidi che consentono un più allargato, agevole e approfondito contatto con i beni culturali ecclesiastici e accolgano con favore le iniziative divulgative, nel rispetto delle esigenze prioritarie della liturgia e della fisionomia specifica dei beni culturali ecclesiastici.

Mostre

38. Anche le mostre costituiscono occasioni e strumenti efficaci di valorizzazione del patrimonio culturale. Le comunità cristiane le promuovano con la consulenza dell'ufficio diocesano e nel rispetto delle norme canoniche e civili.

In linea generale, fatto salvo quanto indicato al punto 33, gli enti ecclesiastici possono collaborare anche alla realizzazione di mostre organizzate da enti pubblici e da privati con il prestito di opere di loro proprietà, a condizione che le esigenze pastorali non ne risultino compromesse, che si tratti di manifestazioni veramente significative e programmate nel pieno rispetto della normativa canonica e civile, che la salvaguardia delle opere sia garantita anche da provvedimenti assicurativi &laqno;da chiodo a chiodo».

Turismo

39. Il fenomeno del turismo di massa, espressione della civiltà del tempo libero. è sovente caratterizzato dalla ricerca di nuove conoscenze e dal desiderio dell'accrescimento culturale che si manifesta, in particolare, nella riscoperta del patrimonio storico-artistico. Questo ambito del fenomeno riguarda direttamente anche le nostre chiese, i monasteri e i beni culturali ecclesiastici in genere; richiede pertanto un'accoglienza generosa e intelligente, l'attenzione a tutelare e conservare i beni culturali a edificazione della comunità cristiana cui appartengono e la preoccupazione di non alterare la loro finalità riducendoli a semplici beni di consumo turistico. Perciò si predispongano iniziative atte a soddisfare le legittime esigenze dei visitatori, redigendo e attuando itinerari iconologici in grado di aiutare una lettura e una fruizione che siano rispettose della specificità dei beni culturali ecclesiastici. Al riguardo si possono disporre sussidi plurilingue, di facile comprensione e didatticamente piacevoli, corredati da notizie e messaggi mirati, e nel contempo preparare, con regolare patentino di qualifica, guide volontarie che fungano da informatori, da accompagnatori e da testimoni.

Per evitare eccessivi affollamenti di visitatori o interferenze di disturbo durante le celebrazioni liturgiche si prevedano adeguate limitazioni, coerenti con le finalità primarie del luogo sacro; siano sospese le visite durante le celebrazioni liturgiche e sia lasciato sempre uno spazio di rispetto attorno alla cappella del santissimo sacramento e ad altri luoghi destinati alla preghiera personale.

É necessario che queste attenzioni e proposte siano valutate e concordate attraverso intese con i competenti organismi delle istituzioni civili, non trascurando soggetti e categorie imprenditoriali responsabilmente coinvolti nel fenomeno del turismo.